Partita a scacchi. O se volete parata e ribattuta. Che sia di pedine o di fioretto, è la classica scaramuccia di mercato. Marotta toglie Isla, fino a ieri a un passo dal vestire nerazzurro, dalla lista cedibili, rivestendolo di bianconero. L'Inter vira su Van der Wiel, constatando la ferrea posizione di De Laurentiis su Zuniga. I prediletti di Mazzarri sono proprio loro, Mauricio e Camilo, ma per ora non si fa nulla. Il blocco Udinese, l'obbligo di acquistare in toto il giocatore, le incertezze della vecchia signora, che non ha ancora in mano l'esterno partenopeo e non vorrebbe regalare a una diretta concorrente un giocatore ritrovato, hanno portato l'affare a incepparsi sul più bello. Situazione di stallo. La Juve riflette, parla e l'Inter risponde. Con i fatti. Si sonda il suddetto Van der Wiel, oggetto misterioso a Parigi. Arrivato in pompa magna da Amsterdam, non ha del tutto rispettato le attese. Spesso relegato in panchina da Maxwell e Jallet. Giovane e di talento, il prospetto giusto per la nuova Inter. Lui più di Kolarov e Zuniga per ora. Con un occhio a Janmaat, esterno destro in forza al Feyenoord.

 

Molti dubbi anche sul fronte Ranocchia. L'Inter vorrebbe monetizzare cedendo il calciatore. Offerte dall'estero non mancano, vedi Zenit, ma l'ex Bari vuol rimanere in Italia. La Juve ha chiuso il capitolo difesa assicurandosi Ogbonna, possibile quindi un discorso coi cugini rossoneri, magari con l'inserimento nell'affare di Nocerino, mediano tutta grinta gradito al tecnico di San Vincenzo. Il protrarsi di questa incertezza sta costando però caro ai nerazzurri, che stanno perdendo il sostituto di Ranocchia, quel Dragovic fermato da tempo. Il ragazzo ha atteso l'Inter per diversi giorni, ma ora i vertici del Basilea sembrano stanchi di questa empasse e stanno procedendo alla cessione del centrale classe '91 alla Dinamo Kiev. Senza la sicurezza di avere Dragovic, si complica anche la possibile partenza di Ranocchia.

 

Sul fronte societario, passi avanti nella trattativa Moratti-Thohir. Il Presidente par deciso a cedere la maggioranza al magnate indonesiano. Il 75% circa, nonostante alcune remore di alcuni membri della famiglia Moratti. Resterà come presidente operativo l'attuale patron dell'Inter, in un ruolo tutt'altro che di facciata. La volontà è di esportare il marchio Inter, crescere le entrate, conquistare il mondo diffondendo il verbo della società nerazzurra. Operazione di marketing, destinata a decollare partendo dalla costruzione di un nuovo stadio o dalla rivalorizzazione di San Siro. Soldi freschi, tanti, necessari a ricostruire e programmare. Nessuna spesa folle. Concretezza e idee. Un progetto giovane e intelligente.

 

Dal ritiro arrivano intanto le parole di Milito. Il principe ha ripreso a correre e ad allenarsi. Colpito da Mazzarri “Si lavora tanto, ma credo sia importante per stare bene in futuro. L'Inter ha tutto per far bene. Parliamo di un buon allenatore. Speriamo ci porti in alto. Non ci sono problemi per il rinnovo”, e dall'affetto dei tifosi “Sono molto contento per il fatto che siano con noi anche qui. Sono sempre tantissimi e mi dimostrano tanto affetto che io cercherò di ripagare sul campo. Sto svolgendo un buon lavoro, sono sulla buona strada.” Un elogio ai nuovi arrivati. Belfodil e Icardi, il dopo Milito. L'eredità pesante, sulle spalle di due ragazzi alle prese con una realtà ingombrante, con la prima vera prova di maturità “Sono contento siano arrivati due ragazzi che hanno un futuro davanti. Non bisogna dar loro troppe responsabilità, ma faranno bene.” La saggezza dell'uomo del Bernal. Anche quest'anno, durante la crescita dell'Inter di Kovacic, bisognerà passare a chiedere aiuto a Diego Milito. Campione a parole e sul prato di San Siro.