Il gol di Senad Lulic al 71' della finale di Coppa Italia ha cancellato, come un improvviso colpo di spugna, un campionato più che deludente. Via una seconda metà di stagione da retrocessione, via una serie impressionante di brutti risultati, via un Petkovic troppo succube delle decisioni societarie, via l'incapacità da parte di Lotito e Tare di far fare il salto di qualità ad una squadra che viaggiava stabilmente ai vertici della classifica e che, in maniera forse frettolosa, era stata indicata come l'anti-Juve. La Lazio aveva gettato dalla finestra una prima metà di stagione da protagonista, scivolando inesorabilmente dalla prima alla settima posizione della classifica, facendosi risucchiare, una dopo l'altra da tutte le rivali e terminando un punto sotto gli odiati rivali concittadini della Roma. Il gol di Lulic ha ridato il sorriso al popolo laziale, è stata una botta d’entusiasmo incredibile, ma tutto questo non deve essere uno specchio per le allodole, non un traguardo sul quale cullarsi. La Lazio, in questi anni è sembrato più che chiaro, è questa. Una squadra che può ambire anche al gradino più basso del podio, ma che in media negli ultimi anni ha sempre chiuso fra la settima e l'ottava posizione della graduatoria. Ci sono stati degli exploit estemporanei che non hanno però trovato seguito nelle intenzioni di una società che vive sull'orlo della sufficienza.
In questi giorni Lotito è impegnato ad alzare la voce sulla Supercoppa Italiana che il club capitolino dovrà giocare contro la Juve. Si cerca un accordo su data e luogo della gara, che sia all'estero (c'è in ballo il famoso accordo con la Cina) e se in Italia, possibilmente, non a Torino. A riguardo il presidente della Lega Beretta si è espresso così nei giorni scorsi: “Stiamo cercando di trovare una soluzione che contemperi le esigenze di tutti dal punto di vista delle date, della collocazione e ovviamente anche degli introiti. Lavori in corso diciamo, ma in tempi ragionevoli”.
Sul fronte mercato la società sta sondando il terreno per trovare un vice-Klose, che nelle ultime settimane era stato accostato addirittura al Barcellona. È arrivato in queste ore Brayan Perea, attaccante classe '93, ma quattro restano le piste calde in casa Lazio: Altidore, attaccante della nazionale USA; Eder, punta dello Sporting Braga; Bacca, seconda punta colombiana e compagno di nazionale di Radamel Falcao e infine Matavz che nella scorsa edizione dell'Europa League segnò tre reti al Napoli con la maglia del PSV. Dopo i nomi fatti nel mercato invernale e mai veramente cercati, la Lazio deve per forza trovare un'alternativa valida al tedesco e che soprattutto sia in grado di sostituire degnamente Klose qualora – come accaduto quest'anno – il panzer germanico sia costretto a saltare numerose partite per infortunio. Non è stato un caso, fra l'altro, che proprio l'infortunio dell’ex Bayern (35 anni, ricordiamolo) sia coinciso con il periodo di crisi nera dei biancocelesti.
Lotito dovrà intervenire sul mercato e non solo in zona d'attacco. Anche la difesa, dopo la partenza di Diakitè e quella probabile di Ciani, ha bisogno di una bella riverniciata. Biava non è più un ragazzino, e Cavanda, stando alle ultimissime indiscrezioni potrebbe appellarsi all'articolo 17 per liberarsi dalla Lazio. Un nome che è rimbalzato a più riprese è quello di Granqvist, guarda caso del Genoa di Preziosi, unica squadra in Italia con la quale Lotito riesca a fare affari.
Chiudiamo con le manovre a centrocampo. La priorità assoluta è quella di riscattare Antonio Candreva dall'Udinese. Già, il centrocampista, autore di una stagione straordinaria, che gli ha permesso di ritrovare la Nazionale di Prandelli, è uno dai quali la Lazio deve necessariamente ripartire. Si tratta con la società friulana: nell'operazione potrebbe essere inserito uno scambio con Libor Kozak, capocannoniere dell'ultima Europa League con 9 centri.
Tutto questo è solo un primo lavoro di scrematura, perchè da qui a fine agosto la Lazio dovrà dare seguito al successo di Coppa Italia, per non dare l'ennesima dimostrazione di un risultato bellissimo ma frutto della casualità degli eventi. Continuità è la parola d'ordine.