Tradizione di portieri. Senza scomodare l'uomo ragno, Walter Zenga, o Gianluca Pagliuca, restando quindi ai tempi più recenti, da Toldo a Julio Cesar, fino ad Handanovic, la porta dell'Inter non è mai stata in pericolo. Custodita da gatti volanti e guantoni sicuri. Julio Cesar, arrivò semisconosciuto dal Brasile, parcheggiato a Verona, sponda Chievo, dopo sporadiche panchine balzò sul prato di San Siro, per non spostarsi più. Divenne eroe, simbolo del Triplete mourinhiano, leggenda per certi versi. Chiedete a un nerazzurro della semifinale del Camp Nou e ricorderà quel volo memorabile a cancellare Messi. Partì da lì la scalata verso la gloria. Poi le emozioni del derby. Quel rigore parato a Ronaldinho, in nove contro undici, che portò Josè a esultare come non mai. Fu l'apoteosi dell'interismo. Quel gruppo granitico, intoccabile, al di sopra di tutto. Il fair play finanziario non risparmia però nemmeno le leggende. E allora tra le lacrime, sue e dell'ambiente che lo ha adorato, via in estate, in Inghilterra, al Qpr, ora retrocesso (interessante lo scenario che lo vedrebbe adesso in orbita Roma).

A Milano approda dal Friuli il freddo Samir Handanovic. Ottimo portiere, ma i dubbi di un'eredità pesante non mancano. Il cambio di scenario dalla tranquilla Udine alla focosa Milano non aiuta. E il portiere si sa è ruolo delicato. La paura, i timori, tutto svanisce in fretta. Il silenzioso sloveno si prende squadra e pubblico. Si issa a salvatore di un Inter spesso in difficoltà. I suoi miracoli garantiscono punti e prestigio. L'Europa lo ammira, il mondo lo guarda. Dalla Spagna si accorgono di lui. A Barcellona, dove occorre trovare l'erede di Victor Valdes, puntano gli occhi sull'estremo difensore nerazzurro. Ora unanimemente riconosciuto tra i tre migliori del panorama calcistico internazionale. L'assegno e il fax sono pronti per giungere a Milano. 30 milioni si dice, forse qualcosa di più. L'Inter aspetta e riflette. Samir è la base del futuro, come ha detto Stramaccioni. Un pilastro della sua nuova creatura. Ma c'è la necessità di far cassa. Guarin, un altro che potrebbe portare soldi freschi, e che ultimamente ha dimostrato di non essersi ambientato benissimo, per ora non ha acquirenti seri, quindi resta Handanovic. Il viaggio di Ausilio, al Nou Camp, per assistere a Barcellona-Bayern Monaco, dimostra che la società non è indifferente. Anche perché tra i catalani non mancano le contropartite che stuzzicano l'appetito nerazzurro. Sanchez e Montoya sono nomi arcinoti, Bartra l'idea last-minute. Il giovane della cantera, centrale difensivo, potrebbe rinverdire la retroguardia di Strama, garantendo qualità e quantità, insieme a Ranocchia e Juan, per oltre un decennio.

Ma perché privarsi di Handanovic, se è così decisivo? La risposta è semplice. Perché il futuro è già in casa. Si chiama Francesco Bardi. Un fenomeno. Attualmente in prestito al Novara. Già padrone dell'Under 21 di Mangia. L'Inter punta fortemente su di lui. Ha rifiutato ogni ipotesi di comproprietà. Nell'ultima di Serie B, ha impressionato, parando due rigori nel rocambolesco 3-3 col Padova e Pea, suo ex allenatore nelle giovanili dell'Inter, ha così commentato: “Me lo ricordavo così, proprio così forte..”. Ovviamente le altre società non stanno a guardare. Richieste arrivano sempre più frequenti. Si è parlato di inserimento del ragazzo nell'affare Icardi, ma la Samp vorrebbe parte del calciatore e allora tutto si è arenato. I nerazzurri paiono propensi a un prestito secco, sì da permettere al giocatore di farsi le ossa, giocando con continuità, prima di prendersi definitivamente l'Inter. Intanto sarà blindato, magari con un rinnovo a lunga scadenza e stipendio adeguato. Per l'immediato futuro, qualora dovesse partire Handanovic, occhio a Marchetti e Agazzi, visti gli ottimi rapporti col Cagliari, con cui è già aperto un tavolo di mercato riguardante Nainggolan e Ibarbo. Un ritorno di J.Cesar, che dopo la retrocessione in Premier, potrebbe liberarsi a zero, appare invece fantamercato.

A meno che non si scelga di anticipare il domani.