“Ne gioco almeno un'altra.” Non avevamo dubbi Capitano. Una leggenda non se ne va così. Anche tu travolto dal marasma di infortuni in serie di una stagione maledetta. Anche tu che parevi un cyborg. E che infortunio. Rottura del tendine d'Achille. A 40 anni. Eppure anche in quel terribile attimo, hai dimostrato Capitano di essere diverso. Hai alzato il dito verso la panchina, chiedendo immediatamente il cambio. Hai pensato alla squadra costretta a restare in dieci e poi al tuo dolore. Sei mesi sono lunghi, ma tornerai e per più di una partita. Lo spirito di sacrificio, la capacità di essere grande uomo prima di grande atleta, fa sì che non sorgano dubbi su questo. Le bandiere non si ammainano così. Lasciano solo dopo il giusto tripudio. Ieri non era solo l'Inter a essere triste, era il mondo del calcio, di cui tu, Capitano, sei un patrimonio. Un esempio. Tutti vorremmo essere Javier Zanetti, perché sappiamo di non essere Javier Zanetti.

Dichiarazioni in ogni dove. Ti ha chiamato Josè con cui ha conquistato il Mondo e che proprio poco tempo fa aveva parlato di te, dicendo quanto sia difficile accostarti a Balotelli (“se mettete Mario e Javier nella stessa frase non riesco a rispondere..), ti ha citato Totti, che con nessun altro vuole scambiare il gagliardetto prima di Inter-Roma, lui che di Roma è il re e la storia, come tu di Milano. Poi da Torino. Buffon e Marchisio. L'odiata Juventus. Anche loro riconoscono la tua grandezza. Ti aspettano, magari insieme al Principe, anche lui ai box e in attesa di rientro. “Capitano ci rivediamo in campo.” Firmato Diego Milito.

Ringrazio i nostri tifosi, i miei colleghi e quelli che mi sono stati vicini. Fa parte del nostro mestiere, dopo l'operazione penso alla riabilitazione per tornare a giocare. Nella mia testa c'è questa convinzione. Subito mi sono accorto che era qualcosa di grave e che poteva essere il tendine. Questo è il primo infortunio grave. Con tutta serenità cercherò di guarire e stare meglio. Dopo una carriera del genere almeno una partita vorrei farla davanti ai miei tifosi e mi auguro che sia più di una.” Una reazione da leader, come le parole per lo staff medico, nell'occhio del ciclone quest'anno e per i compagni. “Abbiamo uno staff medico e atletico che è tra i migliori e quando tornerò lo farò per giocare. Ma adesso bisogna stare vicino a questi ragazzi in un finale di stagione difficile. Siamo contati numericamente e io sarò un tifoso in più e sono sicuro che tutti daranno il massimo per la qualificazione in Europa League.”

Infine un pensiero alla vita da calciatore, ai ricordi più belli: “Qual'è la partita che ricordo con più affetto? La finale a Parigi, un gol importante, da lì è nata anche la simbiosi con i tifosi interisti.” Quel 3-0 firmato Zanetti, ma anche Ronaldo. Due fuoriclasse, estremamente diversi, ma entrambi fenomeni (Gigi Simoni).

Non occorre invece soffermarsi sui cori da stadio provenienti dalla curva rossonera, durante il posticipo domenicale contro il Catania. Insulti non degni di menzione, da parte di persone, sì non tifosi, un tifoso non lo farebbe mai, che con lo sport vero hanno poco a che fare.

Non resta che l'augurio finale. Anzi un saluto, un arrivederci. A presto Capitano.