La sesta semifinale di Champions League consecutiva del Real Madrid è firmata Cristiano Ronaldo. L'asso portoghese ha messo la sua griffe d'autore su quella remontada tanto invocata dall'ambiente merengue e concretizzatasi con tre colpi da centravanti vero di CR7. Gol da rapinatore d'area, stacco di testa imperioso su corner e punizione velenosa (anche se resta gravissimo l'errore della coppia Naldo-Guilavogui in barriera) per ribaltare il risultato dell'andata e spedire il Wolfsburg all'inferno.
La stampa spagnola celebra oggi Ronaldo come vero e proprio eroe, dopo che in realtà il tre volte Pallone d'Oro era stato a lungo criticato in questa stagione per non essere riuscito a incidere nei momenti chiave delle partite. Stavolta non ci sono appunti da fare, ma solo un'apoteosi da commentare, che rende pià salda la panchina di Zidane, cui va il merito di aver trasmesso tranquillità e convinzione alla squadra subito dopo la disfatta in terra tedesca. Il Real si ritrova così a metà aprile in corsa sue due fronti, risultato inatteso solo poche settimane fa. A quattro punti dalla vetta in Liga e in semifinale europea, dove c'è già il Manchester City dell'ex Pellegrini, avversario gradito dalle parti di Chamartin. La remontada ai danni dei tedeschi è cominciata un minuto dopo il triplice fischio di Rocchi a Wolfsburg. Neanche il tempo di riflettere su una prestazione imbarazzante che tutti, da allenatore a giocatori, passando per la stampa amica, hanno richiamato le grandi imprese del Real anni '80, con la famosa frase "novanta minuti al Bernabeu possono essere molto lunghi" subito riesumata e tornata d'attualità. Al resto ci ha pensato Cristiano Ronaldo, che in sessanta secondi ha raddrizzato l'eliminatoria per la Casa Blanca, con un doppio gancio micidiale che ha messo alle corde il Wolfsburg senza tuttavia mandarlo definitivamente al tappeto. Gli uomini di Hecking, ben presto orfani di Julian Draxler, hanno infatti retto fino alla beffarda punizione del portoghese, sfiorando anche il gol che probabilmente li avrebbe mandati in semifinale.
Ma l'aria del Bernabeu sferzato dalla pioggia era quella delle grandi occasioni, con il pubblico ad accogliere la squadra sul pullman ben prima del calcio d'inizio, a testimonianza di un'unita di intenti che raramente si è colta negli ultimi mesi. Zidane non si è inventato niente di particolare, non ha sperimentato formazioni ultra-offensive nè ha cambiato l'undici dell'andata, eccezion fatta per Carvajal al posto di Danilo. Alla fine ha avuto ragione lui, che ha rischiato tantissimo riproponendo Casemiro davanti alla difesa e Toni Kroos da mezz'ala, anche perchè il tedesco ha dimostrato ancora una volta di trovarsi a disagio lontano dal centro del gioco. Il recupero in extremis di Karim Benzema è risultato determinante: il francese è uomo imprescindibile per le geometrie offensive del Real, grazie alla sua capacità di scambiarsi di posizione con Ronaldo e di promuovere triangolazioni strette al limite dell'area. Gareth Bale ha offerto invece una prestazione appena sufficiente, ma sull'out destro è stato Dani Carvajal a mettere a ferro e fuoco la difesa tedesca, con Ricardo Rodriguez in enorme difficoltà. Da quella parte i merengues hanno costruito le azioni più pericolose, spinti da un Luka Modric principesco per quantità e qualità, mentre per una volta il duo Pepe- Sergio Ramos è rimasto concentrato, lasciando a Keylor Navas il compito di svolgere l'ordinaria amministrazione. E' dunque un Real "normalizzato" quello che si presenta alle semifinali di Champions, spogliato della qualità imprevedibile di Isco e James Rodriguez, che si affida alla velocità dei suoi esterni e alle capacità realizzative di Ronaldo, ieri fuoriclasse prima per atteggiamento e voglia di vincere e solo poi per i tre gol messi a segno nella notte più importante della cavalcata europea del Madrid.