Classe '90, di Pietrasanta, Giulio Donati, talento italiano emigrato in Germania. Scuola Inter, "gavetta" tra Lecce, Padova e Grosseto, fino alla chiamata, nell'estate 2013, del Bayer Leverkusen. Donati chiude la parentesi nerazzurra e si prende la ribalta in terra teutonica.

Il destino mette ora, sulla strada del ragazzo, la Roma di Garcia. Notte di Champions a Leverkusen, 90 minuti destinati a scrivere il futuro delle due compagini in campo. Un assaggio, prima del ritorno all'Olimpico. Il Bayer parte due punti avanti, ma Donati alza l'asticella dell'attenzione.

"La Roma ha giocatori bravi. Il doppio confronto sposterà l'ago della bilancia del girone, sarà una sfida molto equilibrata. Dobbiamo rimanere concentrati, compatti, raddoppiare sempre, perchè la Roma sa essere veloce, forte, tecnica".  

Dalla panchina al campo. Un inizio difficile, Donati osserva i compagni da fuori, prima di prendersi la scena contro il Dortmund. Da allora, a destra sempre Donati, in Bundes e in Coppa, di fronte ai marziani di Barcellona.

"Schmidt era stato franco. Mi disse che se avevo l'offerta giusta potevo partire, ma se fossi rimasto gli sarei servito. Io volevo essere titolare con continuità, però non volevo lasciare la Champions. Credevo in me stesso e sono rimasto a Leverkusen".

Sulla sconfitta con il Barcellona "In Spagna eravamo a posto per 80 minuti, vincevamo, poi siamo andati sotto. Mi sembrava di essere alla playstation. Mi ha impressionato Iniesta". 

Un maestro e un amico. Donati ripercorre la sua avventura a Milano, alle spalle di Maicon, e racconta il suo rapporto con Florenzi, oggi padrone della fascia romana.

"Era un privilegio allenarmi con Maicon. Con Florenzi è rimasto un rapporto di amicizia. Ci telefoniamo, lo chiamerò in questi giorni".   

"Qui sono in Champions, non c'è posto migliore per un calciatore", la chiusura è una frecciata all'Italia. Prodotti nostrani in vetrina all'estero, l'annoso problema del comparto calcio riassunto nelle parole di Donati, è già Bayer - Roma.