"Abbiamo meritato di uscire. Non è un grosso problema, altre squadre sono uscite in questa fase. Adesso dobbiamo pensare alla Bundesliga e alla Coppa di Germania. Se c'è una cosa che si è vista oggi è che non meritavamo di proseguire il cammino in Champions League questa stagione".
Bisogna saper perdere. E Jurgen Klopp lo sa fare. Chiamatelo pazzo, istrionico, psicopatico, ma il tedesco impartisce lezioni, in campo come fuori, ammettendo una sacrosanta sconfitta. Sembra facile, ammettere colpe ed errori, ma non sempre vi si riesce nella maniera e con la classe con la quale il 47 enne di Stoccarda l'ha fatto ieri sera davanti alle telecamere di tutto il Mondo.
"Negli ultimi anni le squadre che ci hanno battuto, hanno poi vinto la coppa. La Juventus era troppo forte per noi stasera. E' una squadra completa che difende bene e con passione e che sa essere incredibilmente pericolosa nelle ripartenze. Senza infortuni, può arrivare fino in fondo o molto vicino. Ma c'è anche da dire che gli abbiamo reso la vita facile".
Sconfitta meritata, dunque, per stessa ammissione dell'allenatore dei temibilissimi ragazzi della Ruhr che nel doppio confronto contro la Juventus raramente hanno messo paura alla retroguardia bianconera.
"Se non tiri in porta, hai sicuramente dei problemi a segnare. Abbiamo fatto bene alcune cose stasera, ma quando ci avvicinavamo nelle zone per creare pericoli, non ricordo movimenti giusti. E' più colpa nostra che merito della difesa della Juve. Ci abbiamo provato ma questo non è un grande complimento. Di sicuro la partita si è messa subito male, ma poi abbiamo tirato due volte in porta nei restanti 87 minuti".
Una lezione di stile davanti ai maestri del Calcio che spesso si nascondono dietro facciate di ipocrisia, errori arbitrali e falsi pretesti campati in aria pur di non rimetterci la propria reputazione. Klopp ce la mette ancora una volta, incurante e consapevole delle difficoltà, immense, di una squadra che qualche anno fa era la più temuta, o quasi, dalla Sicilia all'Islanda. Corpo, ma soprattutto testa ai problemi del Borussia Dortmund, che sembrano affollare la mente di questi giovani ragazzi più di qualsiasi altra cosa. Che li imbrigliano, li imbavagliano, li fanno sembrare lenti e macchinosi, svuotati nelle certezze di quelli che erano un tempo: belli da vedere, fisicamente devastanti, tecnicamente sopraffini ed eccelsi, nel possesso come nella finalizzazione.
Questo era il passato, il presente e soprattutto il futuro di Klopp e del Borussia di oggi si chiama Bundesliga e Coppa di Germania. Klopp non china il capo ma va avanti a testa alta, fiero della creatura che ha costruito e sta portando avanti.