Milan-Ajax non è una sfida come le altre, non può essere una sfida come le altre. 11 Champions League in campo, o Coppe dei Campioni che dir si voglia. La storia del calcio è passata da qui, da Milano, da Amsterdam, da San Siro, dall'Amsterdam Arena, ma anche dal Santiago Bernabeu.
28 maggio 1969, Madrid, come detto, stadio Santiago Bernabeu. Finale di Coppa dei Campioni, Milan contro Ajax. Nel loro cammino, i rossoneri hanno eliminato Malmoe e Celtic (guarda un po'), mentre i lancieri Norimberga, Fenerbache e Benfica. Era il Milan del Paron, Nereo Rocco, del Golden Boy Gianni Rivera, Trapattoni, Lodetti, Sormani, Prati. C'era attesa per la sfida tra fenomeni, Rivera contro Crujiff.
Quella finale finì in trionfo per i rossoneri, 4-1, e seconda Coppa dei Campioni in bacheca, dopo quella del 1963, sempre sotto la guida di Rocco. Pierino Prati a Madrid segnò una splendida tripletta, completò il tabellino Angelo Sormani, l'italobrasiliano. Ora, chiedete a Pierino Prati se Milan-Ajax è una partita come le altre.
Oppure chiedetelo a Pippo Inzaghi, l'eterno Pippo Inzaghi, autentico Re di Coppe. 23 aprile 2003, stadio San Siro. Va in scena Milan-Ajax, gara di ritorno dei quarti di finale della Champions League 2002/2003. All'andata, all'Amsterdam Arena, fu uno scialbo zero a zero. No, questa non può essere Milan-Ajax. Al ritorno, una notte che i rossoneri ricorderanno tra le più entusiasmanti di sempre. Il Milan è in emergenza, Gattuso squalificato, Seedorf, Pirlo e Serginho infortunati. Ancelotti schiera Brocchi, Rui Costa, Kaladze ed Ambrosini a centrocampo; Maldini, Nesta, Costacurta e Simic in difesa, Shevchenko e Pippo Inzaghi davanti.
L'Ajax si presenta a San Siro con Ibra e Litmanen davanti, a centrocampo i temibilissimi Snejider e Pienaar. Al vantaggio di Inzaghi, risponde Litmanen. Al nuovo vantaggio rossonero di Shevchenko, risponde Pienaar a dodici minuti dal termine. San Siro è ammutolito, il risultato qualifica gli olandesi. Ancelotti si gioca tutti i cambi, fuori Simic, Rui Costa e Kaladze, dentro Redondo, Rivaldo e Tomasson. In un misto di sconforto ed incredulità, i rossoneri si buttano all'attacco, mentre in tribuna c'è chi già abbandona lo stadio. Mai, questa è Milan-Ajax. Lo stadio trema e prega. Tre minuti di recupero decretati dall'arbitro Mejuto Gonzalez. Maldini prova il lancio lungo, Ambrosini fa da torre per Pippo Inzaghi, che anticipa l'uscita di Lobont con un pallonetto, prima che la palla entri in rete, il piedino di Tomasson aggiusta la sfera per il 3-2. San Siro passa dalla paura alla gioia. Qualcosa doveva succedere, era Milan-Ajax. Il Milan superò l'Inter in semifinale e vinse quell'edizione della Champions League. Ora, chiedete a Pippo Inzaghi, se Milan-Ajax è una partita qualunque.
Tanti, tantissimi giocatori hanno vestito sia la maglia rossonera che quella dei lancieri, ultimi in ordine di tempo Bojan Krkic e Urby Emanuelson. Ma come dimenticare Marco Van Basten, il cigno di Utrecht, all'Ajax dal 1981 al 1987, per poi passare al Milan, dal 1987 al 1995. Vinse tutto, compresi tre Palloni d'oro. Lui l'Ajax lo ha anche allenato, e sogna di sedersi sulla panchina rossonera. Clarence Seedorf, una Champions vinta con gli olandesi contro il Milan, e poi altre due proprio con i rossoneri, Frankie Rijkaard, Zlatan Ibrahimovic. Per loro, Milan-Ajax non sarà mai una sfida come tutte le altre.
L'ultima sfida a san Siro, 8 dicembre 2010, fu vinta dagli ospiti, contro un Milan già qualificato. Andarono in rete De Zeeuw e Alderweireld. Mercoledì sera andrà in scena un altro capitolo della storia infinita tra due grandi nobili del calcio mondiale, e la sfida è di nuovo importante, chi vince passa agli ottavi di finale. Ecco perchè, Milan-Ajax non sarà mai una sfida qualsiasi.