Inutile girarci attorno. Col senno di poi, tanti sono in grado di dire che gli Spartans non sono mai stati una squadra da titolo, ma quasi nessuno immaginava un'uscita di scena del genere. La sconfitta contro Syracuse, arrivata peraltro dopo un primo tempo quasi "controllato", pesa come un macigno, soprattutto sulle spalle di Tom Izzo. Il coach infatti non riesce a superare indenne la prima settimana di Madness da ben tre anni consecutivi. Ma se gli anni scorsi Michigan State non aveva le possibilità effettive di ambire al titolo, quest'anno i presupposti c'erano tutti. Il risultato, però, è stato diverso.
La zona degli Orange è risultata un rebus impossibile da risolvere per l'attacco di Michigan State, che nel secondo tempo è letteralmente naufragato. Non che abbia fatto scintille nei primi 20 minuti, ma la gestione della palla e una buona attitudine ai punti da seconda occasione avevano fatto sperare i tifosi in un risultato ben diverso. Quando però Tyus Battle ha segnato il canestro del +3 a meno di un minuto dal termine, forse anche i più fiducioso hanno iniziato a vacillare.
Syracuse clears it out for Tyus Battle and he delivers. Another clutch basket. Like I said before, one of the best isolation players in college basketball. pic.twitter.com/YlQn3kvas9
— Joey Raniero (@joey_raniero) 18 marzo 2018
La sconfitta è presto spiegata dai dati: 17/66 dal campo (25.8%) e 8/37 da tre punti (21.6%). Il tentativo di attaccare la zona con il tiro dall'arco non ha avuto grandi effetti, usando un eufemismo. Chiaramente una parte di questi errori può essere spiegata con un briciolo di sfortuna ed una giornata storta, ma la maggior parte vanno imputati all'inefficienza offensiva. Izzo non è mai riuscito a dare ai suoi la giusta impronta di gioco per superare la ragnatela creata da coach Boeheim, con Langford e Winston fermi sulle guardie a passarsi il pallone, sperando di far accadere qualcosa. Bridges si è trovato quasi sempre a concludere le azioni in angolo, con risultati pessimi (3/12 da tre punti), fra cui due errori decisivi nell'ultimo minuto che avrebbero pareggiato il match. Jackson Jr. si è nascosto alla perfezione vicino a canestro, risultando praticamente inutile vista la copertura degli avversari. Gli Spartans non hanno mai sfruttato il lungo che era fisso in lunetta, utile per creare spazio da tre punti, ma anche una linea di passaggio verso Jackson Jr.. La conseguenza viene da sé: attacco sterile, mai pericoloso, concluso con qualche tripla improbabile senza ritmo. Alcune volte puoi segnare, ma col tempo finisci per schiantarti contro il ferro.
Quello che sorprende di più è che Izzo non sia riuscito a trovare una contromisura per 40 minuti complessivi. Insomma, non era certo una sorpresa che gli Orange difendessero a zona, ma sul campo i giocatori in verde non avevano assolutamente idea di cosa fare con la palla. Questo, se vogliamo, è il risultato di una squadra che non ha trovato una vera identità, nonostante potesse vantare di un talento unico fra i titolari. La vittoria contro Bucknell è arrivata per un soffio ed era bastata a tranquillizzare l'ambiente, ma gli scheletri nell'armadio sono presto usciti.
Poco da dire sulla difesa proposta dagli Spartans. Syracuse ha portato avanti il suo piano partita: pochissimi tiri da fuori (soltanto 8) e tanta pressione dentro l'area, fino a sfidare il colosso delle stoppate Jackson Jr.. Tante volte non sono riusciti a concludere, ma spesso hanno portato a casa tiri liberi (31 in totale), restando e facendo restare gli avversari su un punteggio molto basso. Per quanto riguarda il futuro, Izzo si è preso tutte le colpe del caso difendendo i suoi ragazzi ma ha anche confermato che non mollerà la panchina e cercherà di rifarsi nelle prossime stagioni. Pochissimi dubbi sul futuro di Bridges e Jackson Jr., che sembrano proiettati verso l'NBA, dove (per loro fortuna) la difesa a zona non va molto di moda. Gli uomini migliori quindi se ne vanno e con loro anche una delle migliori possibilità di vincere il terzo titolo della storia del college.