La Slovenia, battendo in finale la Serbia, si è aggiudicata l'Europeo 2017, il primo della sua storia. Un successo sorprendente considerando le previsioni della vigilia che vedevano questa selezione partire quarta in una fantomatica griglia, nella quale erano posizionate nelle prime tre posizioni Spagna, Lituania e Serbia. Una vittoria giunta grazie ai due maggiori interpreti del basket sloveno, ovvero Luka Doncic ed appunto Goran Dragic. Tutta la Slovenia, per questo Europeo, puntava soprattutto sull'esplosione definitiva del baby-prodigio del Real Madrid, Luka Doncic, con il capitano a svolgere un ruolo da comprimario. In realtà il torneo ha raccontato tutta un'altra storia, con il play dei Miami Heat a fare da guida non solo per la squadra, ma bensì per un'intera nazione. Il capitano sloveno è stato l'autentico trascinatore dei suoi, un faro costante che non ha mai smesso di emettere luce dall'alto della propria esperienza. Un salto di qualità inaspettato ma che ha ragioni ben profonde.

La maturità raggiunta dal giocatore sloveno parte dall'ultima stagione disputata in NBA con la maglia dei Miami Heat. Un'annata particolare, che è diventata nel corso del tempo straordinaria e spettacolare. Da qui Dragic ha raggiunto la consapevolezza che non vi è bisogno di avere obbligatoriamente in squadra i giocatori più forti per vincere determinate partite, ma è sufficiente la compattezza di gruppo e la voglia di non mollare mai, soprattutto nelle condizioni di maggiore difficoltà. Goran, da questo punto di vista, ha potuto raccontare ai suoi come sia riuscito in pochissimi mesi, con l'ausilio dei propri compagni, ad uscire da una situazione complicatissima, come era quella in cui erano i Miami Heat a metà della scorsa stagione (11-30), riuscendola poi a trasformare in una estremamente positiva, anche se poi la franchigia della Florida ha chiuso l'Eastern Conference al 9° posto. Un'esperienza che gli è servita non solo da un punto di vista mentale, ma anche tecnico.

Infatti Dragic ha sfruttato tutti gli insegnamenti impartitigli da Spoelstra durante la stagione per metterli in pratica all'Europeo. Un torneo che ha rappresentato per Goran un'evoluzione e nello stesso tempo una rivoluzione costante, sia del proprio gioco che del proprio modo di stare in campo e nello spogliatoio. Da comprimario, il capitano sloveno si è trasformato in un giocatore voglioso di comandare le operazioni di gioco issandosi a trascinatore del gruppo. Un cambiamento radicale rispetto al Dragic visto ai tempi dei Phoenix Suns. Il n.3 della Slovenia, a differenza del passato, non ha avuto paura di assumersi tutte le responsabilità, aiutando in questo modo anche il principale co-protagonista, ovvero Luka Doncic, che ha potuto mettersi in mostra senza il peso della pressione di dover dimostrare sempre qualcosa. Dragic ha avuto l'intelligenza di sopperire e nello stesso tempo sostenere il giocatore del Real Madrid nei momenti più complicati di questo torneo. Proprio grazie a questo connubio la Slovenia è riuscita poi ad arrivare in fondo ed alzare il trofeo.

La preoccupazione principale di Kokoskov era quella di saper far coesistere due giocatori abili nel play-making (possesso di palla), ovvero Dragic e Doncic. In realtà le due point-guard slovene si sono trovate fin da subito a proprio agio, facilitando così il compito anche ai compagni di squadra. In merito a quest'ultimo punto bisogna ancora una volta sottolineare l'importanza della crescita di Dragic. In passato il play dei Miami Heat si sarebbe limitato a fornire buone prestazioni agevolando le conclusioni dei propri compagni grazie alle sue doti di regista. Stavolta invece Dragic ha deciso di prendersi il proscenio, guidando tutte le operazioni d'attacco e finalizzandole con grande cinismo e talento. Una differenza sostanziale, che ha permesso alla point-guard slovena di inanellare punti su punti. Un gioco favorito anche dal lavoro dei compagni, che hanno aperto il campo sia per le conclusioni dal perimetro, che per le penetrazioni nel pitturato.

Un mix che si è dimostrato letale per qualsiasi selezione, che infatti non è mai riuscita a trovare le dovute contromisure. L'abilità nel creare dal palleggio ha permesso a Dragic di alternare costantemente le proprie scelte offensive, impedendo così agli avversari di leggere in anticipo le sue mosse. Non solo, perchè la forza del play sloveno è stata anche quella di saper attaccare indifferentemente a destra e sinistra non dando così mai prevedibilità alle sue azioni. Se la qualità e la classe di Dragic in fase offensiva erano risapute, non si può dire lo stesso per quella difensiva. Qui la point-guard dei Miami Heat ha compiuto un notevole salto in avanti. Non premiato da una grandissima fisicità, il capitano sloveno si è ugualmente dimostrato un autentico baluardo. L'intelligenza, ma soprattutto l'esperienza, del giocatore sloveno gli ha permesso di sopperire alla differenza di stazza fisica con una maggiore aggressività e determinazione. Due qualità che gli sono sempre state imputate, in particolar modo dai Miami Heat, che in questo senso si sono affidati a Spoelstra, il quale in poco tempo è riuscito a migliorare anche la mancante fase difensiva del giocatore sloveno.

Ad oggi Dragic è ormai un giocatore completo, capace di far tutto. L'ex ormai capitano sloveno ha raggiunto uno stato di forma fisica, tecnica e mentale perfetto. Ciò l'ha aiutato nel realizzare quest'impresa, partita il 31/8 con la sfida inaugurale contro la Polonia. In quell'occasione Dragic già fa parlare di sè grazie ai 30 punti realizzati, accompagnati da una percentuale nel tiro dal campo spaventosa (61.1%, 11/18).

Due giorni dopo, contro la Finlandia, Dragic si ripete: 29 punti, con 6/11 dal campo, 4 rimbalzi, 5 assist e due palle recuperate. Una prestazione che risulta decisiva per la vittoria finale (81-78).

Contro la Grecia invece Dragic si limita a soli 20 punti, con 7/14 dal campo, 3 rimbalzi e 4 assist. In questa sfida fondamentale l'apporto di Doncic, che con 22 punti permette alla Slovenia di asfaltare gli ellenici. Punteggio finale 78-72.

Alla quarta giornata arriva l'Islanda, che viene nettamente sconfitta dalla Slovenia. Dragic contribuisce con 21 punti, frutto del 4/6 dal campo ed il 2/4 da oltre l'arco. A ciò si aggiungono 4 rimbalzi e 5 assist.

L'ultima sfida del raggruppamento vede la Slovenia affrontare l'ostica Francia, asfaltata col punteggio di 95-78. Dragic è ancora top-scorer dei suoi con 22 punti, frutto del 3/6 dal campo ed il 2/4 dalla linea dei tre punti. In questa sfida però il capitano sloveno si esalta negli assist, ben 8, oltre ai 4 rimbalzi.

Agli ottavi da prima classificata la Slovenia affronta l'Ucraina ed ovviamente la partita non può che essere a senso unico. In questo caso però Dragic stecca, in quanto realizza appena 5 punti tirando con un pessimo 2/10 dal campo. Il capitano sloveno viene adeguatamente sostituito da Doncic, che trascina i suoi ai quarti realizzando 14 punti.

Si entra quindi nelle Final Eight e qui la Slovenia incontra le prime difficoltà, ad attenderla c'è la Lettonia di Porzingis, che si arrende solamente nel finale col punteggio di 103-97. Al centro lettone, Dragic risponde inanellando 26 punti, con 7/10 dal campo. Non solo perchè la point-guard slovena si fa valere anche a rimbalzo (6), così come negli assist (8).

Si arriva alla semifinale, che è in realtà una finale anticipata: Slovenia - Spagna. Con enorme sorpresa la selezione slovena liquida la pratica iberica con estrema facilità, grazie soprattutto ai 15 punti, 6 rimbalzi e 5 assist di Goran Dragic.

A questo punto la Slovenia capisce di poter puntare al bersaglio grosso, ma tra la nazionale slovena ed il trofeo c'è l'ostica Serbia di Bogdan Bogdanovic. La partita si dimostra una sfida a due tra la point-guard balcanica e Dragic, con il play dei Miami Heat che ne esce vincitore grazie alla prestazione più spettacolare di una finale di un Europeo. 35 punti con 9/15 dal campo, 7 rimbalzi e 3 assist in 28 minuti d'impiego. Titolo e trofeo di MVP come conseguenza logica ed immediata.

Doveva essere l'Europeo della consacrazione dei vari Porzingis, Markkanen, Doncic ed invece è stato l'Europeo del veterano Goran Dragic, che lascia la Nazionale dopo averla portata sul tetto d'Europa. La missione è stata compiuta. Ora l'ex capitano sloveno può concentrarsi sulla sua avventura in NBA, con la certezza che in questo Europeo rimarrà indelebile il segno del Dragone.