Al termine di una rassegna da percorso netto, la Slovenia è campione d'Europa. Un risultato straordinario per una nazionale che mai prima di ieri aveva conquistato un posto sul podio nella massima rassegna continentale. A cambiare la storia ci hanno pensato invece i ragazzi di coach Igor Kokoskov, che ha plasmato una squadra spettacolare sulle migliori caratteristiche di Goran Dragic e Luka Doncic, conducendola fino alla finale di EuroBasket 2017, un thriller ben congegnato contro l'indomita Serbia di Sasha Djordjevic, piegata solo negli ultimi minuti del quarto quarto, quando - ironia della sorte - le due stelle slovene sono state costrette a rimanere in panchina a guardare.
E' stata una finale palpitante ed entusiasmante, in linea con un Europeo che non ha lesinato sorprese. Male la Francia, fuori causa relativamente presto Lituania e Grecia, Spagna stoppata in semifinale, sono rimaste Slovenia e Serbia a giocarsi la medaglia d'oro nel catino ribollente di tifo della Sinan Erdem di Istanbul. Una sfida inedita ad altissimi livelli, che ha vissuto degli strappi di Goran Dragic, del furore agonistico di Luka Doncic, della tranquillità serba, della pulizia e della leadership silenziosa di Bogdan Bogdanovic, fino agli ultimi minuti, quelli "del destino", secondo azzeccata definizione di Flavio Tranquillo. Kokoskov contro Djordjevic è stato ieri il confronto brutale tra una squadra che doveva correre e un'altra che non poteva permettersi di farlo, tra una compagine pronta ad accelerare in qualsiasi momento grazie ai suoi due uomini più rappresentativi, e un'altra costretta ad eseguire a metà campo per le caratteristiche dei giocatori a disposizione (fuori causa anche Jovic, per un problema alla caviglia). Da un lato Dragic e Doncic, dall'altra Bogdanovic, Macvan, Kuzmic e Marjanovic, tanto per insistere sulle differenze offensive delle due finaliste. Dopo un inizio in cui la Serbia sembrava poter prendere le misure alla Slovenia, la nazionale di Kokoskov ha cambiato letteralmente marcia. Aggrappatasi prima a Edo Muric (titolare per Randolph) e Gasper Vidmar, la Slovenia ha spaccato in due la partita nel secondo quarto, quando un clamoroso Goran Dragic ha buttato sul parquet della Sinan Erdem Arena tutti i cavalli del suo incredibile motore. Una condizione atletica stratosferica, quella della point guard dei Miami Heat, che ha sgasato a piacimento, riuscendo a chiudere di tecnica e forza nei pressi del ferro, anche contro i lunghi avversari. Coast to coast, penetrazioni alla massima velocità, palleggi arresto e tiro, tutto il repertorio del miglior Dragic si è visto nel secondo quarto, quando Goran ha messo a referto venti punti, divenendo un rebus insolubile per la difesa serba.
Non sono mancate le triple del Dragone, assolutamente scatenato e imprendibile, coadiuvate dall'uomo della provvidenza Klemen Prepelic e dal predestinato Luka Doncic, giocatore ovunque. Per una volta al di sotto dei suoi standard realizzativi, il diciottenne del Real Madrid ha incantato con una schiacciata poderosa portata a termine dopo uno slalom gigante effettuato a tutta velocità, per non parlare degli assist per i tiratori, tra cui un Anthony Randolph assolutamente chirurgico. La Serbia ha barcollato, ha chiuso il primo tempo a nove lunghezza di distanza, ma non è andata al tappeto. Anzi, è tornata sotto nel terzo periodo, quando Bogdan Bogdanovic ha definitivamente preso in mano la squadra di Djordjevic, dimostrando di poter giocare persino da playmaker, lui che è un tiratore fuori dal comune. Sotto la spinta sotto controllo del loro numero sette, i serbi hanno ritrovato la parità, non tanto grazie a un Marjanovic ben contenuto da Vidmar, ma grazie al contributo del tarantolato Milan Macvan, cui si sono aggiunti Marko Guduric e Stefan Bircevic. L'infortunio alla caviglia di Doncic - out dalla seconda metà del terzo quarto in poi - ha costretto la Slovenia ad almeno un paio di passaggi a vuoto in attacco, in contumacia Dragic, prima a riposare in panchina, puoi fuori causa nel finale per crampi, dopo aver consegnato l'ultima accelerazione utile ai suoi. Il finale è stato dunque un giallo ben confezionato, con la Serbia pronta al definitivo sorpasso, ma letteralmente respinto dal muro avversario, formato da Vidmer e Randolph, con Klemen Prepelic e Aleksej Nikolic a non far rimpiangere il duo titolare. Il primo ha continuato a segnare dall'arco senza paura (nonostante due airball consecutivi), il secondo ha gestito la situazione con la calma del veterano, quella che è invece mancata alla Serbia negli ultimi quattro minuti. Micic e Lucic si sono persi sul più bello, trafitti dalle triple di Prepelic, dall'energia di Cancar e Blazic, che hanno completato una vittoria costruita da Dragic, ma in realtà partita da molto più lontano, dal 31 agosto scorso, quando la Slovenia ha iniziato EuroBasket a Helsinki con una vittoria, senza poi più conoscere il sapore della sconfitta, fino all'oro di Istanbul.