Quando ti ritrovi ad affrontare la Nazionale più forte in circolazione - almeno per quanto riguarda il continente europeo - e la sconfiggi all'apparenza senza grossi problemi, sfoderando la tua miglior prestazione in assoluto sia in attacco che in difesa, non puoi non sentirti invincibile e credi che nessuno potrà mai fermarti. Specialmente al termine di tre settimane in cui davvero nessuno, numeri alla mano, è riuscito a fare un punto in più di te. E soprattutto se tra le tue fila gioca quel giocatore dal quale ti aspettavi qualità, talento, canestri importanti ma che partita dopo partita ha tirato fuori quella leadership che da un ragazzo appena diventato maggiorenne quasi non ti aspetti. Ed ecco che Luka Doncic si ritrova ad affrontare quella che è senza dubbio la prova più importante di una carriera ancora breve ma già ricca di soddisfazioni e di emozioni, oltre che con una buona manciata di trofei già messi in bacheca. Luka Doncic si prepara, dopo aver giocato due Final Four di Eurolega e altrettante finali per lo scudetto spagnolo, ad affrontare la sua prima finale di un campionato europeo, alla sua prima vera partecipazione.
Lo fa da leader sul piano mediatico, forse prima ancora che si quello tecnico. Fa decisamente più rumore, ma davvero tanto scalpore e rende anche tutto un po' più eroico vedere un ragazzo nato il 28 febbraio di 18 anni fa mettersi alla guida di una Nazionale dalla valida tradizione cestistica in ambito internazionale, senza però raggiungere mai risultati di spessore. La prima medaglia della storia della Slovenia in una competizione internazionale, dopo che finora il miglior risultato raggiunto era stato un quarto posto otto anni fa, è merito anche e soprattutto del talento messo dal giocatore del Real Madrid a disposizione dei suoi compagni e di coach Kokoskov, il quale si gode elementi del calibro di Dragic, Prepelic, Blazic, Randolph e, ovviamente, Luka Doncic. E allora perchè non sognare di completare questo cammino meraviglioso, con la conquista di una medaglia d'oro che avrebbe un sapore ancor più dolce, considerando cosa sarà capace di fare il fenomeno classe 1999 nel proseguio della sua carriera che, in un certo senso, è appena cominciata?
Il sogno di Doncic e di un'intera nazione potrebbe essere interrotto da un altro vero e proprio fenomeno della pallacanestro in salsa europea. Uno di quelli che ha festeggiato e celebrato tanto quanto ha fatto un anno fa il suo rivale diretto di giornata. Bogdan Bogdanovic ha una missione da compiere, cioè riuscire a dare continuità se non a migliorare quanto fatto negli ultimi tre anni da una Serbia alla quale manca ancora l'acuto più alto dai giorni successivi alla scissione con le altre nazioni balcaniche. Medaglia d'argento ai Mondiali del 2014, medaglia d'argento alle ultime Olimpiadi, medaglia di legno decisamente più amara e pesante da digerire agli ultimi Europei, quelli in cui fu una strepitosa Lituania a stoppare la corsa degli uomini allenati da Sasha Djordjevic. E proprio il giocatore del Fenerbahce, che circa tre mesi e mezzo fa alzò al cielo la prima Eurolega della sua carriera, vuole completare una sontuosa doppietta a livello continentale: campione d'Europa sia con il proprio club che con la propria Nazionale.
Per Bogdanovic sarà una partita particolare, perchè sarà soprattutto l'ultima per lui sul parquet del Sinan Erdem Dome di Istanbul, quella che negli ultimi due anni è stato la sua casa, nonchè il palazzetto in cui ha conquistato la prima Eurolega della sua carriera. Per il numero 7 della Serbia è ormai arrivato il momento di traslocare, per affrontare la prima avventura in NBA con la canotta dei Sacramento Kings e per provare a dimostrare che un talento sconfinato e un'intelligenza cestistica fuori dal comune possono bastare per sfondare in quel basket fatto soprattutto di astuzia e di grande prestanza fisica. Ma prima ancora di pensare a un'avventura che inizierà ufficialmente tra un mese, Bogdanovic dovrà regalare un altro saggio della propria classe con la canotta della propria Nazionale. A provare a fermarlo sarà quel ragazzo che in NBA vuole andarci tra un anno, nonostante gli americani non lo piazzino nemmeno tra i primi 5 nelle previsioni del prossimo Draft. E anche lui, a proposito di classe e talento, vuole regalare un sogno al proprio Paese.