È stato un viaggio lungo questo Eurobasket 2017, un bellissimo viaggio ricco di emozioni, molte sorprese e tanta, tantissima pallacanestro a livelli empirici, che ha splendidamente intrattenuto il pubblico europeo e mondiale, amante di questo sport stupendo. Tante partite, alcune da consegnare direttamente alla storia di questa gloriosa manifestazione, che, nonostante l'assenza di qualsivoglia qualificazione per olimpiadi o mondiali, non ha perso minimamente il suo prestigio. Tantissimi pronostici smentiti da squadre che non sono state capaci di rispettare le aspettative e da altre che invece si sono dimostrate molto più valide di quanto ci si potesse aspettare alla vigilia. Compagini come la Finlandia, la Russia e la stessa Lettonia sono state capaci di regalarci partite dall'alto contenuto spettacolare e hanno portato avanti un percorso che pochi si sarebbero aspettati, non tanto per il potenziale tecnico dei rispettivi roster, ma per altri motivi legati ad inesperienza o scarsa solidità mostrata nelle edizioni immediatamente precedenti. Per contro, vi sono altre nazionali che, nonostante fossero date come favorite o quantomeno contendenti per un posto sul podio europeo, non hanno saputo soddisfare le aspettative riposte su di loro dal proprio pubblico e dai media. Due esempi di questo sono sicuramente Francia e Croazia, due squadre tanto attese, quanto deludenti soprattutto affacciandosi alla fase ad eliminazione diretta, dove sono state malamente escluse dalla corsa alle medaglie da Russia e Germania. Senza dimenticare squadre come la stessa Spagna, inevitabilmente ritenuta come una delle favorite alla vittoria finale, che, nonostante non sia riuscita a qualificarsi per la finalissima, ha, come da anni a questa parte, svolto un cammino di tutto rispetto che potrebbe anche coronarsi con la medaglia di bronzo, in palio oggi contro la Russia.
Una dicotomia tra sorpresa e conferma, tra outsider e realtà affermata che si ripresenta anche nell'attesissima finale di questa sera (ore 20:30), una stupenda underdog che ha scalato la montagna a suon di prestazioni memorabili e una delle realtà più solide e affermate della pallacanestro europea e mondiale a sfidarsi per il trono di regina del vecchio continente. Una nazionale slovena composta da un sapiente mix di giovani e veterani, una squadra che di vittoria in vittoria ha acquisito sempre più consapevolezza dei propri mezzi e ha letteralmente sbaragliato la concorrenza, mietendo vittime anche illustri come la Roja spagnola in semifinale, letteralmente annichilita sotto i colpi di Dragic e compagni. Una squadra che vede nel dinamico duo di guardie titolari i suoi leader tecnici e di personalità. Un Goran Dragic in missione, arrivato alla sua ultima competizione con la maglia della nazionale, ed intenzionato a regalare, come suo congedo personale, uno storico oro europeo al suo paese. Al suo fianco il giovane Luka Doncic, appena diciottenne, ma con una capacità di lettura del gioco e una sicurezza nei propri mezzi da veterano consumato, che sta letteralmente incantando a suon di giocate tutto il mondo cestistico, che ha gli occhi puntati su questo probabilissimo futuro dominatore di questo sport. Attorno a questa bizzarra coppia vi è una squadra completa, solida, capace sia di soffrire che di esaltarsi offrendo una pallacanestro da cineteca: un europeo straordinario giocato finora da Gasper Vidmar, capace di accettare e spesso vincere la sfida contro la moltitudine di lunghi che le altre squadre gli hanno contrapposto, alcuni tra i migliori dell'intera competizione, come quello di Klemen Prepelic, giocatore dalla personalità prorompente e letale da dietro l'arco dei tre punti e di Anthony Randolph, duplice minaccia per gli avversari sia nel pitturato che dalla distanza, capace anche di accendere il pubblico amico con giocate spettacolari. In generale una squadra splendidamente allenata da Igor Kokoskov e in cui tutti i suoi componenti sono sempre stati capaci di farsi trovare pronti, ponendo il loro mattoncino per la realizzazione di un percorso che, comunque finisca questa finale, rappresenterà un risultato storico per lo sport sloveno.
Contrapposta la squadra più solida e organizzata dell'intero torneo, una macchina di pallacanestro che, esclusa un unica battuta di arresto nella prima fase a gironi, ha superato agilmente ogni avversario si ponesse tra lei e l'obiettivo tanto agognato da un gruppo, che, dopo un argento mondiale e olimpico, vuole a tutti i costi imporsi come regina del basket europeo, dopo esserlo stata, almeno ufficiosamente nelle ultime due competizioni mondiali, che l'ha vista arrendersi solo in finale contro Team USA. Una Serbia che tuttavia, alla vigilia della manifestazione, non era data esattamente come favorita assoluta del torneo, avendo subito nel corso dell'estate una vera e propria epidemia di infortuni che l'hanno privata di fenomeni del calibro di Teodosic, Jokic, Bjelica, Kalinic e Radulica, veri e propri pilastri dei recenti successi serbi. Nonostante questa diaspora la squadra è stata capace di rendere questa apparente incolmabile lacuna, come una motivazione per compattarsi ed affidarsi ancor di più ad un sistema di gioco, difensivo ed offensivo che, splendidamente interpretato dai vari componenti del roster, ha pagato dividendi, rendendo i balcanici una vera schiacciasassi. Poco hanno potuto una modesta Ungheria, la nostra encomiabile Italbasket e una superba nazionale Russa contro le furie serbe capitanate dal duo Bogdan Bogdanovic e Boban Marjanovic, che rappresentano una leadership in campo con pochi eguali, perfettamente supportata da Macvan, Lucic, Kuzmic, Jovic e tutti gli altri componenti di un roster che, dopo anni di esperienza, sotto la sapiente guida di Sasha Djordjevic, ha sviluppato automatismi da orologio svizzero, perfettamente conosciuti e messi in pratica da chiunque scenda in campo.
Talento ed entusiasmo, contro esperienza ed organizzazione, una splendida finale dal sapore slavo che vedrà le due migliori compagini del torneo sfidarsi per il premio più ambito, un oro che consegnerebbe ambe le due squadre nella storia della palla a spicchi. Una battaglia memorabile che incoronerà la regina d'Europa.