Sono passati solo alcuni giorni dalla partita che vide Russia e Serbia affrontarsi alla Fenerbahce Arena di Istanbul nella fase a gironi, una partita fisica, dal punteggio non elevatissimo che vide i sovietici spuntarla nel quarto quarto per sole tre lunghezze di vantaggio che li proiettarono, temporaneamente in testa al girone, che tuttavia, per una serie di vicissitudini, si concluse con la stessa Serbia in testa. Partita, quella del 2 settembre, da prendere decisamente con le pinze, in poco tempo la manifestazione ha portato dietro di se tante partite e con esse, le squadre che ne fanno parte hanno delineato sempre più marcatamente il proprio percorso, le proprie ambizioni e le proprie caratteristiche tecniche e fisiche, su cui hanno costruito i progressivi successi. Russia e Serbia non fanno certamente eccezione. Soprattutto le due partite della fase ad eliminazione diretta, hanno evidenziato le caratteristiche peculiari di queste due formazioni, entrambi reduci da una prima fase notevole, che se possono essere paragonabili quanto a quantitativo di talento e caratteristiche fisiche, presentano innumerevoli differenze nell’interpretazione del gioco e della partita.

Da un lato vi è una squadra organizzata e compatta, quella serba, che ha perfettamente chiaro quali sono i suoi punti di forza e quali quelli di debolezza. Ha sempre pronti dei piani partita ben studiati sa Sasha Djordjevic e il suo staff, interpretati pedissequamente e con molta concentrazione ed attenzione da una squadra che ormai, dopo anni di convivenza in ambito nazionale, si conosce a menadito ed ha sviluppato automatismi spesso da orologio svizzero. Una precisione e una solidità perfettamente rappresentata dalle due partite vinte, in maniera piuttosto netta, contro l’Ungheria e la nostra Italbasket, che poco hanno potuto contro una squadra di questa caratura tecnica e fisica, straordinaria nel limitare al minimo le proprie debolezze, dovute principalmente all’interminabile lista assenti, oltre che i punti di forza degli avversari. Una squadra fisicamente devastante, che sa sfruttare perfettamente i centimetri e la stazza dei suoi lunghi Boban Marjanovic e Onjen Kuzmic, dotati anche di mani educate e ottima tecnica individuale che li rendono grandi tiratori di liberi, aspetto sempre più decisivo in questo Eurobasket. 

Un gruppo che fonda i suoi successi sui punti nel pitturato, ma che non disdegna un, comunque limitato e controllato, utilizzo del tiro da tre punti, cercato tramite un movimento di palla certosino che vede negli stessi lunghi il punto focale di alto-bassi, ribaltamenti di lato e scarichi in cerca del tiro ad alta percentuale. Non priva di talento puro, nonostante le pesantissime assenze, tra cui quella di Milos Teodosic, la nazionale Serba che vede in Bogdan Bogdanovic e, in misura minore Vladimir Lucic, gli unici membri in squadra con la licenza di rompere gli schemi e mettersi in proprio per creare vantaggi per una conclusione personale o uno scarico ai tiratori. Una squadra forte, quadrata e maledettamente efficiente quella balcanica, che alla meticolosità in attacco aggiunge un sistema difensivo di primissimo livello, capace letteralmente di annichilire l’avversario e di portarlo a conclusioni che non vuole, per caratteristiche, prendersi.

Contrapposta vi è una squadra da scoprire ogni sera, un gruppo a tratti efficientissimo e impressionante per continuità e varietà di soluzioni, ma che ha presentato, nel proprio percorso sbavature che sarebbero potute costare caro alla nazionale allenata da Sergey Bazarevich. Un quadro generale dei russi ci è fornito in maniera quasi fotografica dalle partite di ottavo e quarto di finale, vinte rispettivamente contro Croazia e Grecia: una prima partita solida, concentrata, che ha visto la Russia, da un certo punto in poi, allungare le mani sulla partita per non lasciarla più andare, con una sensazione di controllo offensivo e difensivo che ha demolito le certezze croate, che hanno dovuto inevitabilmente abdicare contro una squadra, a conti fatti, superiore. La partita contro la Grecia invece, soprattutto nel primo tempo, ha visto i sovietici in totale catalessi offensiva, ma soprattutto difensiva. Trafitti immancabilmente in contropiede, disattenti sulla difesa del pick and roll ellenico e incapace di fornire uno strappo deciso alla partita nemmeno nella metà campo offensiva, con un Alexej Shved particolarmente impreciso e sostanzialmente fuori partita per due quarti abbondanti. Una sfida conclusa con una vittoria grazie ad un secondo tempo giocato in maniera molto più solida, ma che ha visto anche una Grecia non capace di chiudere i giochi anche in una situazione di sostanziale dominio, soprattutto con orripilanti percentuali ai liberi.

Due partite che ci hanno mostrato inconfutabilmente cosa la Russia può e deve essere, in termini di efficacia offensiva e attenzione difensiva, e ciò che può, ma non deve assolutamente essere, se vuole battere una delle compagini più solide e continue dell’intera rassegna. Servirà il miglior Shved, quello visto contro la Croazia, capace di accumulare tanti punti e assist, alternando giocate di genio e talento puro ad un approcio più riflessivo e di lettura del gioco, servirà il miglior Timofey Mozgov, impegnato in un duello alternato con Marjanovic e Kuzmic tutt’altro che semplice, oltre che la necessaria prontezza di spirito degli alti componenti di questa squadra, quali Fridzon, Kurbanov, Kulagin e Khvostov, rivelatisi a turno tutti decisivi in un cammino, quello russo, finora davvero ottimo e inaspettato.

Una sfida che vede genio e sregolatezza, contro precisione ed organizzazione, una partita interessantissima, con interpreti appartenenti all’empireo del basket europeo e due sistemi di gioco che, al massimo delle loro possibilità, hanno regalato solo vittorie a queste due squadre che vogliono giocarsi, questa sera alle ore 20:30 (ora italiana), il tanto agognato posto in finale, risultato che sarebbe storico per entrambe le nazioni. La Slovenia è lì ad attendere quale tra Russia e Serbia sarà la sua avversaria per l’oro ad Eurobasket 2017, che vinca la squadra migliore.