Accettare la sconfitta, la prima di questo viaggio italiano a Tel Aviv, metabolizzarla il prima possibile traendo beneficio dai tantissimi aspetti positivi visti in campo contro la Lituania, acquisire ulteriore consapevolezza e fiducia nei propri mezzi dopo quanto visto contro Kuzminskas e compagni. Questo il diktat lanciato da Ettore Messina alla sua Italia nel ventre della Yad-Eliyahu Arena al termine della sfida che ha visto la sua Italia chinare il capo per la prima volta nel punteggio ai lituani. Alla vigilia la sfida ai nordici doveva rappresentare un primo, enorme, banco di prova e di maturità per gli azzurri, che al minuto quaranta nonostante il -5 possono ritenersi più che soddisfatti dello sforzo profuso. 

Una sconfitta positiva, un paradosso che spesso si incontra in un percorso di crescita, che come quello azzurro va verso naturale compimento. Al di là dei limiti oggettivi di una rosa tutt'altro che di primo livello in termini tecnici, l'aspetto migliore visto ed ammirato al crepuscolo del girone B che si sta giocando in Israele è l'abnegazione e la determinazione con la quale gli italiani stanno scendendo in campo, consci sì dei propri margini, ma umili a tal punto da accettarli e da provare a nasconderli con spirito di sacrificio e coesione di squadra. Ecco, squadra. La parola chiave che spesso è mancata all'ItalBasket negli ultimi anni, ciò che caratterizza e trasmette forza alla truppa Messina in versione 2017. 

Difficile alla vigilia non guardare con diffidenza alla gara contro la Lituania, il cui roster è decisamente migliore sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo, inteso come centimetri e stazza, due aspetti che nell'arco della contesa hanno inciso e non poco. L'avvio azzurro è tuttavia splendido, per applicazione e cinismo. Perfetti Datome e Belinelli, altrettanto lo è Melli: l'Italia confeziona un parziale di 11-2 che obbliga Adomaitis a parlarci sopra immediatamente e frustrare sul nascere l'entusiasmo italiano. Anche tatticamente, in difesa, le scelte italiane sembrano essere impeccabili, con l'intensità selvaggia che taglia i rifornimenti in post basso per Valanciunas. I lituani devono chiedere a Kuzminskas l'aiuto necessario per sbloccarsi e le tre triple dell'ala dei Knicks arrivano in tal senso a spegnere il fuoco azzurro e ribaltare immediatamente l'inerzia della contesa. 

L'Italia fatica a rimbalzo, ma resta lucida ed efficace in attacco, nonostante qualche tiro sbagliato di troppo. Dalla parte opposta, invece, il pick&roll con Valanciunas e Gudaitis inizia a far male alla difesa italiana, incapace nel trovare le giuste soluzioni non solo per arginare il tagliante a canestro, ma anche nelle rotazioni perimetrali che ne scaturiscono. La conseguenza è una pioggia di triple che, nel secondo quarto, contribuiscono a spaccare in due la contesa, a far tremare le gambe degli azzurri fino al -13. E' il primo momento di estrema difficoltà di questo Europeo dell'Italia, che lo assorbe e lo affronta da grande squadra, di testa. Datome non perde un colpo e, nonostante l'asfissiante marcatura su Belinelli (chiuderà a 12 con 1/3 da tre), arrampicandosi tra le pieghe della gara gli azzurri restano in partita, lanciando un messaggio forte e chiaro di presenza di spirito ai rivali. 

La gara, tuttavia, sembra essere saldamente in mano alla Lituania, padrona del gioco e delle sue potenzialità. Adomaitis trova uno stratosferico Juskevicius dalla panchina, il quale si unisce a Kalnietis - perfetto per lucidità e scelte di tiro come mai in maglia milanese - ed allo strapotere fisico di Valanciunas sotto le plance per tenere a bada i tentativi di rimonta italici. L'infortunio di Melli complica ancor di più le cose per Messina, costretto spesso a giocare con Baldi Rossi da quattro in compagnia di Cusin e Biligha. La scelta non paga i dividendi sperati e la mossa ultima per provare a rientrare in partita è quella che risulta quasi vincente: Datome si sposta nello spot di ala forte, il tecnico catanese abbassa il quintetto andando a caccia di smodata intensità ed aggressività difensiva, armi che mandano in tilt l'attacco lituano e consentono all'Italia di tornare in partita. L'Italia non va sotto a rimbalzo, lotta e si batte come un leone contro l'imponente stazza dei lituani, che complice forse un pizzico di stanchezza e di mancanza di lucidità nel finale soffrono tremendamente l'irruenza di Filloy e soci. 

La vittoria non è mai in discussione, ma l'Italia dimostra forse definitivamente di essere cresciuta e di aver accettato i suoi limiti, combattendoli e superandoli con sacrificio e forza di volontà. Alla sirena conclusiva la delusione per la sconfitta è papabile, il rammarico per qualche inezia ancora da sistemare è palese, ma contestualmente il sentimento generale è quello di enorme soddisfazione per aver dato enorme filo da torcere ad una delle corazzate di questa manifestazione. Una sconfitta che, al netto dei limiti, farà sicuramente accrescere la consapevolezza di questa squadra di poter recitare un ruolo all'interno di questo Europeo, quello di mina vagante che, con abnegazione, applicazione ed umiltà, nessuno vorrebbe incontrare sul suo cammino. L'Italia c'è. Adesso è il momento di raccogliere i frutti di questa crescita contro Germania e Georgia.