Se il buongiorno si vede dal mattino, il viaggio israeliano dell'Italia di Ettore Messina ad EuroBasket 2017 potrebbe regalarci molte più soddisfazioni di quanto ci si potesse aspettare. Soltanto i più ottimisti, e forse nemmeno loro, avrebbero auspicato un esordio così da parte degli azzurri, soprattutto all'indomani dei continui alti e bassi visti nei tornei di preparazione estivi. Ed invece, nel momento migliore Marco Belinelli, Gigi Datome e compagni dimostrano maturità e personalità, di squadra prima ancora che individuale, sciorinando un basket a tratti celestiale nelle due metà campo. La difesa vince i campionati, e ieri sera ha consentito all'Italia di uscire indenne dallo Yad-Eliyahu, in quello che era un battesimo di fuoco per i nostri, già chiamati ad una sorta di dentro-fuori contro una diretta concorrente per la qualificazione e per un posizionamento tra i migliori. 

Ed invece dagli albori al tramonto della gara non c'è stata partita. Fin dalle prime battute, con Belinelli sugli scudi in attacco a lanciare il primo allungo azzurro, gli israeliani hanno faticato oltremodo nel trovare le chiavi di lettura giuste per scardinare la difesa italiana. Raramente, sia in sede di preparazione che nel recente passato, si è visto così tanto spirito di sacrificio, così tanta applicazione ed abnegazione nell'eseguire anche i minimi dettagli; gli sforzi hanno pagato immediatamente dazio: il solo Casspi è riuscito a tenere a galla i suoi seppur per pochi minuti, sbattendosi a destra ed a manca nell'intento di trascinare pubblico e compagni. L'Italia è stata impeccabile nella gestione dei ritmi della contesa, sempre bassi e quasi mai alzati da Hackett e Filloy: tolta la prima arma all'attacco israelita, ne è scaturita una gara di facile risoluzione, perché l'intensità difensiva azzurra ha provocato tantissimi tiri forzati, costantemente controllati a rimbalzo da uno stratosferico e onnipresente Nicolò Melli e da un Paul Biligha che al netto delle lacune tecniche ha dimostrato che voglia e  grinta spesso sono fattori tutt'altro che di secondaria importanza. La naturale conseguenza di questo atteggiamento difensivo è stato l'entusiasmo che, cresciuto man mano nel corso della gara, ha permesso all'Italia di tirare in attacco con più del 45% da tre punti, una percentuale irreale che fotografa al meglio la serata perfetta degli azzurri. 

Ciò nonostante, in un primo tempo assolutamente perfetto da parte dei ragazzi di Messina, va registrato un breve e fisiologico passaggio a vuoto che ha rischiato a cavallo tra metà secondo quarto e fine primo tempo di compromettere quanto di buono seminato: qualche banale persa di troppo ed un paio di scelte affrettate sono costate un 10-0 di parziale che ha rimesso in vita, soltanto in apparenza, Israele. Nel momento peggiore l'Italia ha dimostrato però maturità e personalità, forse da grande squadra: la difesa non ha smesso di seguire i dettami impartiti, l'attacco è stato trascinato da un Belinelli in formato bombardiere. Il più quattro all'intervallo ha in parte mascherato il dominio azzurro, confermato poco dopo la pausa lunga: Datome, autore dei primi otto punti dell'Italia nella ripresa, ha messo la zampata decisiva sull'allungo italiano, ma ancora una volta è stato spalle a canestro che gli azzurri hanno costruito le basi della vittoria finale. 

Con il passare dei minuti la differenza tra lucidità e frustrazione ha acuito il margine tra le due squadre. L'Italia ha mantenuto saldo il controllo della contesa fino alla sirena finale, implementando con Filloy il bottino fino al +21 finale. Israele ha tirato subito dopo l'inizio dell'ultima frazione i propri remi in barca, facendo storcere e non poco il naso ai presenti nell'Arena dello Yad-Eliyahu. Il tempio della pallacanestro israeliana, uno dei più imponenti d'Europa intera, si inchina alla prestazione perfetta dell'ItalBasket, che riesce in una sera a fugare i dubbi sulle proprie potenzialità e, nonostante le assenze e le polemiche dei giorni scorsi, inizia al meglio il proprio cammino nella kermesse continentale. 

Fondamentale iniziare l'avventura con le marce alte e con una iniezione di fiducia non indifferente, soprattutto perché con il giorno di riposo - oggi - alle porte, l'importante era non doversi trovare a rimuginare su errori ed una eventuale sconfitta. Adesso, invece, l'entusiasmo dovrà trascinare gli azzurri verso la gara di sabato contro Ucraina, banco di prova e di maturità per testare l'umiltà ed il fare operaio di questa Nazionale. Partire con due vittorie in altrettante partite significherebbe staccare il pass per Istanbul anzitempo e soprattutto poter iniziare a guardare al discorso posizionamento finale nel girone con maggiore fiducia. Come direbbe il Principe Totò, scusate se sono poche.