E' un'Italia a due facce quella che, nell'esordio del Torneo di Tolosa di ieri pomeriggio, ha superato il Montenegro di Boscia Tanjevic non senza patemi d'animo. La vittoria di misura, con tanto di reazione d'orgoglio nella seconda parte della ripresa, non cancella quanto di pessimo fatto nella prima frazione di gioco, dove gli azzurri hanno subito, fin troppo, l'estrema fisicità del gioco montenegrino. L'impatto, l'assaggio con ciò che presumibilmente aspetta la Nazionale di Ettore Messina in quel di Tel Aviv contro avversarie di modesto rango qualitativo come Israele, Ucraina, Georgia e la stessa Germania, è stato dei peggiori: gli azzurri sono stati ripetutamente violentati dalla smodata aggressività difensiva dei ragazzi slavi, abili nell'impostare la partita ed indirizzarla sui propri binari, quelli della battaglia. 

La sciabola supera il fioretto, lo mette in costante imbarazzo nell'intensità difensiva, nella voglia di lottare a rimbalzo, nelle piccole cose. Le conseguenze che ne scaturiscono sono molteplici, dal body language che consente al Montenegro di scappare nel punteggio, alla facilità con la quale questi ultimi vanno in lunetta ampliando il bottino di margine, alle percentuali di tiro, frutto di una fiducia e di un entusiasmo che sembrava soffiare tutto alle spalle della squadra dell'ex tecnico azzurro. 

“Il Montenegro è senza dubbio la squadra migliore che abbiamo affrontato finora per stazza e talento. Noi abbiamo avuto un impatto difficile faticando a prendere le misure ad una squadra ben organizzata da coach Tanjevic" l'analisi di Messina di uno scialbo primo tempo, fin troppo brutto per essere vero. Dopo aver alzato la voce, il tecnico catanese è passato alla carota, ai modi gentili: pochi dettami durante una sospensione, i dettagli da curare, la voglia di sporcarsi le mani, di far emergere l'animo battagliero piuttosto che quello del fine dicitore. 

Dopo qualche minuto di impasse totale, con il Montenegro che ha iniziato a sbagliare svariate conclusioni da oltre l'arco che hanno sgonfiato la mongolfiera slava, la reazione italiana. "Poi abbiamo avuto una bella reazione ritrovando la nostra identità; muovendo la palla in attacco cambiando lato e buttandoci su ogni pallone in difesa ma con intelligenza. Una vittoria come questa non può che farci credere ancora di più in noi stessi e nel nostro lavoro”. Non a caso, come nelle gare precedenti a questa, la scossa arriva dai gregari, dalla panchina, da chi è conscio che a questa Nazionale serve la legna per accendere il fuoco. Filloy, Aradori, Abass, Burns e Biligha indicano la strada per la rimonta: la difesa sale di ritmo e di colpi, un paio di palle recuperate generano quel pizzico di euforia alle quali fanno seguito i canestri di Burns ed Aradori.

Il finale, invece, è per palati fini: Belinelli sale in cattedra, com'è giusto che sia: la guardia di San Giovanni in Persiceto segna a raffica da oltre l'arco dei tre punti, ne infila tre quasi consecutive - intervallate dalla tripla di Datome - che valgono il sesto successo consecutivo dell'estate azzurra. Un'estate tutt'altro che brillante dal punto di vista del gioco, soprattutto a causa di quelle pause - oramai sempre meno fisiologiche, ma strutturali - che sembrano condizionare gran parte delle sfide dell'Italbasket. Curare questo male, prima che sia troppo tardi. La condizione fisica c'entra il giusto, quella mentale, di applicazione, di dedizione, molto di più.