Non può certo essere soddisfatto coach Ettore Messina della prestazione della sua Italia contro la Finlandia, battuta sì a Cagliari nella prima uscita in terra sarda, ma in maniera tutt'altro che brillante. Fa buon viso a cattivo gioco il tecnico catanese, che al termine della contesa attraverso le pagine del sito ufficiale della Federazione ha così commentato quanto accaduto sul parquet sardo provando a vedere il bicchiere mezzo pieno: "E' stata una partita per noi molto utile, una gara fisica e con momenti di buon gioco come testimoniano i 25 assist. Abbiamo capito la direzione che dobbiamo prendere per migliorare la nostra difesa a metà campo".

Già, la difesa a metà campo, dilemma e problema oramai atavico per gli azzurri di Messina ma non solo. Fin dai tempi di Pianigiani il nocciolo duro del roster italiano ha avuto diverse difficoltà spalle a canestro, subendo praticamente sempre la fisicità degli avversari di turno, oltre che le iniziative dei singoli interpreti che a rotazione hanno messo in costante soggezione la retroguardia italica. Non sembra aver cambiato registro la versione estiva del 2017 della banda guidata, soltanto virtualmente, da Datome e Gallinari. I leader emotivi e carismatici, oltre che tecnici, dell'Italia sono chiaramente Belinelli - stratosferico a metà secondo quarto quando ha scavato da solo il break - ed un Nicolò Melli sempre più protagonista in positivo, le cui iniziative tuttavia non riescono a mascherare le lacune strutturali che questa squadra mostra di volta in volta.

Anche ieri sera, infatti, a Cagliari, la difesa italiana si è presa svariate pause, le cui colpe sono fin troppo facilmente attribuibili ad una condizione atletica tutt'altro che ottimale, ma che non possono in nessun modo essere giustificate da questo aspetto. L'applicazione e l'intensità, viste a tratti, hanno fatto la differenza nel computo finale del punteggio, ma hanno rimarcato e sottolineato ancor di più l'enorme fatica che gli azzurri hanno fatto ad interruttore spento. Se in questa fase di preparazione sembra tuttavia fisiologico, ciò che non fa dormire sonni tranquilli al vice allenatore degli Spurs è l'imprescindibilità in questo senso di alcuni elementi, apparsi nel proprio habitat naturale quando si è trattato di dover alzare foga ed intensità: Filloy e Pascolo i più reattivi, sempre più in rampa di lancio verso la convocazione, presenti a sé stessi oltre che alle necessità di una squadra che ancora una volta dimostra che l'umiltà e la garra dovrebbero essere armi molto più utilizzate rispetto al talento individuale, il quale latita. 

In chiusura, la speranza è quella che i carichi di preparazione possano togliere pesantezza e scarsa lucidità dalle gambe e dalla testa dei protagonisti italici e che, una volta in condizione ottimale, le pause ed i cali di concentrazione possano essere ridotti all'osso, conditio necessaria per avere qualche speranza in più sia in Israele, dove il percorso sarà tutt'altro che agevole, che successivamente in Turchia.