Dopo aver glissato nelle prime dichiarazioni a caldo, com'era giusto che fosse per porre invece il giusto accento sulla partita appena vinta contro l'Olanda, valsa la vittoria della Trentino Basket Cup, Ettore Messina non ha fatto mancare il proprio parere sul caso più spinoso che il basket italiano si è trovato ad affrontare nella porpria storia recente. Il contatto ben oltre i limiti del regolamento tra Danilo Gallinari e l'olandese Kok, con il giocatore di Sant'Angelo Lodigiano che ha risposto alla provocazione del proprio avversario cercando prima il corpo a colpo e poi sfoderando un pugno che lo ha portato anche ad infortunarsi, ha fatto sì che il numero 8 azzurro nonchè neo-giocatore dei Los Angeles Clippers, facendo anche reagire in malo modo lo stesso commissario tecnico. Il coach catanese ha voluto porre l'accento sul danno che una situazione del genere porterà a lungo termine nei confronti della Nazionale, la quale non potrà contare sul proprio giocatore più rappresentativo, più carismatico, probabilmente più forte in vista dei Campionati Europei che per noi inizieranno a fine agosto a Tel Aviv.
"Un gesto che non mi spiego - esordisce così Messina, come si legge sulla versione online de La Repubblica - . Inaccettabile. Un esempio di giustizia fai da te che mi repelle nella società, figurarsi nello sport. Ha chiesto scusa, era mortificato. Ma io non avevo molta voglia di parlargli. È difficile spiegare a un uomo di 30 anni concetti come lealtà e responsabilità. Influirà di sicuro perché mancherà il suo talento. Però lo sport è pieno di situazioni che si ribaltano grazie a concetti vecchi come umiltà, coesione, voglia di superare i propri limiti". Parole dure, quelle adottate da un Messina che comunque non vuole pensare all'assenza forzata di Gallinari come un handicap verso l'eventuale vittoria dell'Europeo. Visto che lo stesso ct non si dice ossessionato dalla vittoria: "Vincere non è tutto. Basta guardare la nazionale femminile. Non ha preso la medaglia, però ha fatto innamorare i tifosi per come ci ha provato. Ci sono tanti modi di vincere. L'anno scorso, nella partita decisiva con la Croazia siamo stati tremebondi e insicuri. Questo mi ha fatto stare male. Vogliamo lasciare un ricordo diverso. Per gli altri, ma anche per noi stessi".
Nel sottolineare in particolare quanto sia stata fondamentale l'esperienza al fianco di Gregg Popovich nella sua ulteriore crescita come allenatore ("attorno a sé ha creato un'organizzazione che ha una tensione sincera di rispetto per le persone, per il lavoro svolto", dice), Messina - che dopo la fine della nostra avventura agli Europei lascerà il posto a Meo Sacchetti - ha fatto comunque capire che perdere, a qualsiasi livello, non gli è mai piaciuto e non gli piacerà mai: "La sconfitta era la fine di tutto, mi portavo dentro la tempesta a casa, in bagno, al cinema, per strada. Sentivo quelli che sostenevano che è più importante il viaggio. E non capivo, finché lo dicono gli altri e non diventa una tua intima convinzione, ti sembrano solo parole. Da qualche anno qualcosa è cambiato, forse sarà stato per la nascita di mio figlio. Adesso è come se avessi fatto una conquista, ho imparato a godermi il percorso. A San Antonio non c'è l'incubo del risultato, non ho mai visto nessuno perdere con lo spirito di lui e degli Spurs".