L’Europeo femminile si è chiuso ormai da un mese ma la prova delle nostre ragazze rimane e rimarrà nella mente degli appassionati della palla a spicchi. Noi di Vavel Italia abbiamo avuto l’onore e soprattutto il piacere di intervistare Elisa Penna, una delle protagoniste dell’Italbasket. Andiamo a scoprire cosa ci ha raccontato.
Prima di tutto grazie ancora di averci dedicato un po’ del tuo tempo. Iniziamo partendo proprio dall’Europeo in Repubblica Ceca. Tralasciando quel "fallo" fischiato a Cecilia Zandalasini vorrei sapere come valuti questa esperienza, sia a livello personale e sia a livello di squadra. Soprattutto com'è stato per voi giovani integrarsi con giocatrici del calibro di Sottana, Macchi, Ress e Masciadri. Inoltre avete fatto avvicinare un sacco di persone al basket femminile. Questo vostro risultato può far bene al nostro movimento? Se sì, come?
L'esperienza vissuta con la nazionale questa estate, partendo dal raduno fino all'Europeo, e' stata unica, la portero' con me per sempre.
Credo che a livello personale mi abbia fatto crescere molto, soprattutto da un punto di vista mentale. Per riuscire a competere a quel livello ho capito che la testa deve essere sempre connessa su ciò che si sta facendo in campo, non si puo’ avere un calo mentale nemmeno un secondo, perchè se capita, l'avversario sa come "punirti". Per quanto riguarda questa esperienza a livello di squadra, non posso che essere felice ed onorata di aver avuto la possibilità di fare parte di questo gruppo di persone straordinarie. Sia in campo che fuori, si respirava davvero un'aria tranquilla, perchè tra giocatrici e staff si stava bene, c'era armonia, ed eravamo compatti sempre, sia nei momenti belli, che in quelli di difficoltà. Noi giovani non abbiamo avuto problemi ad integrarci. Come detto prima, eravamo, e siamo, una squadra. Siamo un tutt'uno, indipendentemente dall'età, o dall'esperienza. Anzi, personalmente ho ricevuto molti suggerimenti, e mi ha fatto molto piacere, perchè so di avere ancora moltissimo da imparare. Avere in squadra delle compagne che hanno buone parole da dirti per aiutarti quando sbagli, non capita spesso, e per questo ne sono davvero grata. Questa squadra ha dimostrato di avere un cuore pazzesco in campo, per la maglia azzurra, e l'una per l'altra, e credo che ciò che ha fatto avvicinare moltissimi alla pallacanestro femminile sia stata proprio la passione che abbiamo mostrato di avere in campo. Sono convinta che il nostro movimento beneficera' di questo risultato, perche' credo che questa nazionale, insieme con le nazionali giovanili che stanno ottenendo ottimi risultati negli ultimi anni, abbia dimostrato che il basket femminile vale tanto, ha un grande futuro, e merita di avere più visibilità".
Ora sei in America e studi alla Wake Forest University, famosa per Tim Duncan e non solo. Credo che sia il sogno di ogni ragazzo/a studiare in un college americano e soprattutto, per noi cestisti, avere una borsa di studio per giocare a basket.. Come ti trovi? All'inizio è stato difficile? Com'è l'alternanza studio-basket in America, più rigida dell'Italia? E domanda classica: cosa ti manca più dell'Italia?
Proprio come hai detto tu, sto vivendo anche io un sogno. Ho sempre avuto nei miei pensieri un pallino per gli Stati Uniti e per una possibile esperienza americana. Poi si sono presentate alcune proposte di varie università, e non volevo farmele sfuggire. E' stata una decisione sulla quale ho riflettuto molto, ma alla fine sentivo dentro di me che sarebbe stata la scelta piu giusta per poter studiare e allo stesso tempo giocare a basket.
Ammetto che forse è stato un salto nel vuoto, perchè non ero molto familiare con il mondo collegiale (me ne avevano parlato delle mie amiche che frequentano anche loro il college in America - Antonia Peresson, Francesca Tagliapietra, Martina Mosetti), ma posso dire di aver fatto bene a rischiare. Ora che vado verso l'inizio della mia terza stagione con Wake Forest, e un passo sempre pu vicino alla laurea (in Psicologia), non posso che essere felice e grata per l'esperienza che sto vivendo. Certo, l'inizio e' stato tutt'altro che facile. Avevo grandi difficoltà con l'inglese, e quindi anche ad interagire e a relazionarmi con gli altri, ma sono stata fortunata ed ho incontrato persone fantastiche che mi hanno aiutata molto durante i primi mesi, hanno capito le mie difficoltà e mi sono venute incontro. Ora va tutto molto meglio, riesco a seguire le lezioni tranquillamente, riesco a parlare con molta più facilità, e quindi riesco anche a crearmi più amicizie. Anche in campo, ormai, e' molto più semplice comunicare con le mie compagne di squadra.
La cosa che davvero mi piace, è che qui la scuola è importante tanto quanto fare sport. Anzi, prima viene la parte accademica, e poi quella cestistica. Se si vuole giocare, bisogna andare bene a scuola, e tenere una certa media di voti. Sicuramente bisogna imparare a gestire il tempo tra allenamenti, lezioni, e studio, ma tutti gli atleti sono efficientemente supportati a livello accademico. Per esempio, ci vengono messe a disposizione sessioni di studio con tutor per ogni classe in cui sentiamo di aver bisogno di un aiuto maggiore. Cio' che più mi manca dell'Italia e' senza dubbio la mia famiglia. Poi anche tante altre cose, come la mia citta', Bergamo, e le affascinanti montagne che la circondano, le mura di Citta' Alta, le squisitezze che cucina mia mamma, il tempo che posso spendere assieme ai miei amici, la pizza e il gelato, e tutte quelle piccole differenze culturali che mi fanno sentire la nostalgia di casa e mi capire quanto è bello il nostro Paese e le tradizioni che lo caratterizzano.
Ultima domanda: finita l'esperienza al College, hai già pensato cosa farai "da grande"?
Il futuro e' incerto. Ho sogni nel cassetto, e moltissime idee che mi frullano per la testa. L'unica cosa certa è che voglio lavorare duramente, sia in campo che fuori, per poter un giorno trasformare i miei sogni in realtà.