La resa dei conti è finalmente arrivata, dopo circa otto mesi di partite, di emozioni e di grandi ribaltoni, finalmente ci siamo. Scocca l'ora della finalissima della Turkish Airlines EuroLeague, e di fronte ci saranno con ogni probabilità le due squadre che meno ci si aspettava di trovare all'atto conclusivo della prima tappa della nuova era della massima competizione continentale di pallacanestro. Da una parte l'Olympiacos, una formazione tutto cuore, che con tanta grinta e che con l'estro spaventoso di Vassilis Spanoulis ha sovvertito i pronostici che lo dava come underdog nella sfida da mille e una notte contro il CSKA Mosca. Dall'altra parte il Fenerbahce, che con una partita praticamente perfetta sui due lati del campo ha annullato il Real Madrid che aveva dominato la regular season prima di cadere sotto i colpi di Bogdanovic e compagni. Una finale che, per quanto sorprendente e praticamente inaspettata alla vigilia, si prospetta comunque bellissima e carica di tensione. Da una parte c'è una squadra che sul parquet della Sinan Erdem Dome di Istanbul ci ha già vinto, cinque anni fa, la prima di due Eurolega consecutive. Dall'altra parte c'è una squadra che di fatto gioca in casa, e non soltanto perchè si gioca proprio nella capitale turca, ma proprio perchè già in semifinale si è vista l'ondata gialloblu.

(così l'ultimo Olympiacos-Fenerbahce di regular season)

L'Olympiacos è con ogni probabilità la più grande sorpresa - e che bella sorpresa, aggiungeremmo - di questa Final Four di Istanbul. La compagine di coach Sfairopoulos, dopo una regular season all'insegna della regolarità dei risultati e dopo un playoff in cui l'esperienza a certi livelli e un tasso tecnico di un certo spessore ha fatto sì che gli ellenici riuscissero ad avere la meglio sull'Anadolu Efes Istanbul - toh, un'altra formazione turca - in quattro partite. Ora, gli uomini allenati da coach Sfairopoulos sono pronti per scalare l'ultimo gradino verso la gloria, verso il terzo alloro continentale negli ultimi cinque anni. E proprio la presenza di Vassilis Spanoulis, Georgios Printezis e altri piccoli tasselli che hanno fatto la storia del club del Pireo fanno sì che ci sia una sorta di continuità tra la formazione che trionfò all'ultimo secondo contro il CSKA Mosca in una notte di maggio del 2012 e quella che ora torna a giocarsi il titolo della Turkish Airlines EuroLeague. La semifinale giocata due giorni fa ha fatto capire che il ciclo dell'Olympiacos e di una stella di prima grandezza come lo stesso Spanoulis non è ancora finito.

Obradovic e Sfairopoulos: a voi la gloria
Obradovic e Sfairopoulos: a voi la gloria

Il Fenerbahce, dal canto suo, ha dato fin dall'inizio della fase a eliminazione diretta l'impressione di essere una squadra in missione. Gli uomini allenati da un vecchio drago della pallacanestro come Obradovic hanno indossato elmetto e armatura, hanno imbracciato le loro armi e non hanno fatto passare un filo d'erba sulla strada che hanno percorso per tornare, paradossalmente ma non troppo, a casa. Da Berlino a Istanbul, dalla dolorosa e bruciante sconfitta nella finalissima di un anno fa contro il CSKA Mosca, in cui sembrava che il titolo fosse davvero a portata di mano. E proprio l'aver messo nel mirino quella finale, e magari quella rivincita contro i moscoviti che invece non avverrà, ha dato una carica supplementare alla formazione che di fatto giocherà in casa questa finale di Turkish Airlines EuroLeague. E il fatto di essere squadra in missione è emerso una volta di più nella semifinale disputata venerdì, quando il Real Madrid è stato annichilito fin dal primo possesso da Bogdanovic e compagni: attacco rapido con una bellissima circolazione di palla e tante soluzioni offensive di qualità, difesa quasi opprimente per la maggior parte del tempo, con i blancos che hanno dovuto ricorrere al talento di Carroll e al neo-MVP Sergio Llull per mantenere la partita aperta, senza però riuscire a farsi realmente sotto.

Ora dunque scocca l'ora della finale, giunge il momento di incoronare la nuova regina della Turkish Airlines EuroLeague. Da una parte l'esperienza e il talento sconfinato di Spanoulis e Printezis, l'energia di Birch e Young, l'imprevedibilità di Green. Dall'altra parte il genio di Bogdanovic, la forza bruta di Udoh, il cervello di Sloukas e le uscite dalla panchina di Datome. Quaranta minuti - salvo recupero - di grande tensione, di grande elettricità ma in cui difficilmente si escluderanno grandi giocate e momenti di altissimo spettacolo. Largo, dunque, a chi saprà gestire meglio l'energia nervosa e a chi troverà il modo migliore per far breccia nella difesa avversaria, in un clima che si prevede incandescente prima della grande festa con la coppa al centro del campo. Per il giusto epilogo di una grande stagione del basket europeo ai suoi massimi livelli.