Stati Uniti – Argentina è il rematch della semifinale olimpica di Atene 2004. In quell'occasione gli argentini eliminarono Team USA, relegandoli alla finale del terzo e quarto posto, persa poi anche quella. Da allora sono passati 12 anni, c'è stato il Reedem Team e la “generacion dorada” è arrivata al capolinea. Oggi, la sfida tra le due nazionali vale la semifinale alle Olimpiadi di Rio e per gli Stati Uniti, privi delle maggiori stelle, su tutte LeBron James e Steph Curry, è l'occasione per vincere la terza medaglia d'oro di fila.

Ma per Team USA è un compito tutt'altro che facile perché il roster americano arriva da tre partite vinte di misura contro Australia, Francia e Serbia, e l'Argentina è invece in un momento di enorme fiducia. Tanto che fin dalla palla a due, l'albiceleste è bravissima a sfruttare le lacune difensive americane e a portarsi avanti anche fino al +10, complice anche tanti brutti attacchi di Team USA. La squadra allenata da Krzyzewski si accontenta sempre di tiri da 3, senza però trovare il bersaglio. I primi 7 punti sono tutti segnati da Kevin Durant, e, fino al 9-19, è lui l'unico riferimento a stelle e a strisce. Giunti però alla doppia cifra di svantaggio, gli Stati Uniti cambiano volto; in difesa, cominciano a cambiare su tutti i blocchi, rendendo impossibile qualsiasi azione agli avversari, mentre in attacco, si fanno più frequenti le penetrazioni. Il cambiamento delle modalità di attacco degli USA favorisce DeMarcus Cousins, entrato al posto di Jordan, che mette subito a referto 4 punti che, uniti ai 13 di Durant e al canestro di George, portano avanti per la prima volta gli Stati Uniti. Da qui in avanti, i giocatori NBA non si guardano più indietro: Durant, ancora Cousins e George, Irving e Butler definiscono ulteriormente il vantaggio americano. Alla fine del primo quarto dunque, dopo un inizio di marca argentina, il tabellone dice 25-21 in favore degli Stati Uniti.

Il secondo quarto si apre tendenzialmente come s'è chiuso il primo: due punti per Cousins, tripla di KD e rubata di Butler. Dopo due minuti del secondo quarto, il punteggio dice +15 in favore degli USA, arrivato dopo un parziale di 27 punti a 3. Il segnale che la futura squadra di Gregg Popovich vuole mandare è evidente: dopo tre partite giochicchiate, la qualità della squadra non è assolutamente da sottovalutare. Il primo tempo si chiude così con gli Stati Uniti avanti di 20 punti, con l'Argentina ormai incapace di rifarsi sotto.

Nel secondo tempo, il protagonista è ancora Durant: segna due tripla fila, rispondendo da gran campione a quella segnata nel mezzo delle due da Ginobili. Team USA va avanti praticamente col pilota automatico, e sebbene l'Argentina provi in qualche modo a rientrare in partita, gli americani rispondono agevolmente colpo dopo colpo. Nel finale di quarto, l'albiceleste prova a tornare in partita, raggiungendo addirittura il -16 e palla in mano ma Campazzo e compagnia non riescono a sfruttare l'ultimo possesso.

Gli ultimi 12 minuti di gara seguono più o meno lo stesso copione: fino a metà quarto, l'Argentina cerca in tutti i modi di riaprire la gara ma gli avversari non ne vogliono proprio sapere. L'ultimo disperato tentativo però scatena i tifosi argentini presenti alla Carioca Arena, dando vita ad uno spettacolo unico. Tutto il palazzetto incita gli ultimi 5 minuti della “generaccion dorada” e persino la panchina statunitense, soprattutto Anthony e Irving, rimane stupita e abbagliata dalla festa sugli spalti.

Tornando al basket giocato, al suono della sirena gli Stati Uniti vincono il quarto di finale 105 – 78, con 27 punti di Kevin Durant, 17 di Paul George e 15 di Demarcus Cousins. Per Team USA in semifinale ci sarà la Spagna, che nella serata di ieri ha vinto contro la Francia.