Sabato sera l'Italia ha fallito l'accesso al torneo di pallacanestro delle olimpiadi di Rio De Janeiro 2016. Nel momento più atteso del'anno, dopo la cocente eliminazione all'overtime dei quarti di finale di Eurobasket 2015 in Francia, arrivata a cospetto della Lituania, il movimento italiano non coglie probabilmente l'occasione più grande mai avuta da questa generazione. Un torneo intero ospitato in casa, tra le mura del PalaAlpitour di Torino, per ottenere la qualificazione a cinque cerchi che manca dal 2004. La finale contro la Croazia, già battuta appena quattro giorni prima nel girone, sembrava alla portata della truppa di Messina. Ed invece, complice un innalzamento di qualità nel gioco degli avversari, ancora una volta qualcosa si è rotto, a livello di gruppo e di singoli, nel giocattolo azzurro. Se dalla distanza letali sono stati Bogdanovic e Simon, rispettivamente 26 e 21 punti con un clamoroso 6/10 dall'arco del play dell'Olimpia, nel pitturato la firma sulla partita è stata quella combinata di Darko Planinic e Dario Saric.

25 minuti in campo per il primo, parte integrante della (cortissima) rotazione di Aza Petrovic, quasi tutti giocati accanto proprio a Saric, utilizzato per ben 39 minuti in una partita da 45 totali. Nessun italiano si avvicina nemmeno al minutaggio del lungo da Sebenico, se si escludono i 38 sull'orologio di Marco Belinelli.

Ma, mentre la guardia mascherata è arrivata alla fine dell'overtime in – apparente – mancanza di lucidità, Saric è stato decisivo proprio a cavallo tra il quarto quarto e l'overtime. Quattro errori su quattro tentativi da due punti, tutti tiri presi dalla media, il conto dei primi tre quarti di gioco. In compenso, alla sirena di fine secondo quarto il croato poteva già vantare una doppia cifra di rimbalzi (10, di cui due offensivi) ed una tripla importantissima per ricacciare indietro l'Italia dopo la bomba di Hackett del 31-30. Dopo un breve riposo nel terzo parziale, Saric ha scatenato tutto il suo potenziale nel quarto quarto: due giochi da tre punti per allungare sul +8, insinuandosi a sfruttare le marcature incerte dei rimbalzisti italiani, naturale conseguenza della difesa con cambio sistematico del pick 'n' roll che ha visto spesso Gentile o Hackett doversi destreggiare in tagliafuori su avversari nettamente più piazzati. Ma non solo: il futuro centro dei 76ers ha colpito anche dalla lunetta (importante il 7/8 finale) quando gli azzurri hanno cercato di spezzargli il ritmo nell'overtime (2/2), in cui si è reso anche protagonista con il rimbalzo offensivo che ha regalato l'extra possesso e la tripla del 75-70 a Simon e della cruciale palla rubata a Gentile che ha difatto deciso partita e qualificazione. A fine match saranno 18 punti con 13 rimbalzi (4 offensivi) e due palle recuperate per un clamoroso 24 di valutazione i dati nel suo tabellino personale. Nonostante a tratti abbia cercato anche la soluzione a due lunghi con Melli e Cusin per limitare le scorribande degli avversari, Messina ha pagato a caro prezzo in termini di rimbalzi la politica di cambi difensivi, pensata per limitare la pericolosità dall'arco, finita però col caricare gli azzurri di falli, condizionandone intensità e rotazioni: sia Bargnani che Gallinari che Datome hanno ricevuto fischi avversi in situazioni di lotta sotto ai tabelloni. Offensivamente, spesso l'Italia ha tenuto molto ferma la palla a spicchi, permettendo alla Croazia di trovare rimbalzi agevoli e di ripartire velocemente dopo il tagliafuori: unico spauracchio nel pitturato un sorprendente Nicolò Melli, autore di cinque rimbalzi in attacco, tra cui quello in formato tap-in che ha garantito l'overtime sul 70-70. Per il resto, i lunghi di casa nostra hanno fatto tanta fatica a trovare le chiavi che avrebbero fornito extra-possessi importanti in una gara ricca di errori al tiro soprattutto in fase iniziale.

Simile anche l'approccio di Darko Planinic, schierato da Petrovic con lo stesso compito del compagno di reparto, quello di frugare nella “spazzatura” della partita e nelle pieghe, nelle piccole distrazioni della difesa azzurra. Il ventiseienne da Mostar ha dimostrato la maturità che tutti gli chiedevano oltremare: ha lavorato duro per tutta la partita, muovendosi alla ricerca della posizione migliore in attacco ed in difesa, e nonostante la durissima stoppata subita da Cusin nel primo parziale, ha saputo essere decisivo infilando ben quattro canestri dal campo consecutivi a cavallo dell'intervallo lungo, di cui un gioco da tre punti con contatto di Gigi Datome ed un cruciale rimbalzo offensivo trasformato in due punti per il +5 a 1.21 dalla penultima sirena. Come Saric, Planinic ha saputo far male a rimbalzo d'attacco (4 su 5 totali) e sfruttare il metro arbitrale tendenzialmente rigido per procurarsi diversi viaggi in lunetta (3/6) in particolare contro Datome e Gallinari. Specialmente nel quarto quarto, il lungo in forza al Saski Baskonia ha partecipato attivamente alla crisi italiana gravando appunto sulla situazione falli che ha finito col compromettere l'overtime, lasciando Marco Belinelli solo al comando. Anche questo ha contribuito ad affossare definitivamente le speranze azzurre al supplementare.