Come può una squadra che ha tirato con il 36.1% dal campo (25 dall'arco) riuscire a sfangarla contro una Croazia in cui Bogdanovic (26 punti e 9/23 al tiro) e Saric (doppia doppia da 10+11) hanno fatto letteralmente il diavolo a quattro? Semplice: quella squadra ha Ettore Messina in panchina.
Quando ad allenarti c'è lui, puoi scordarti una pallacanestro esteticamente 'bella': i successi si costruiscono prima di tutto nella propria metà campo. E, da questo punto di vista, tutti i membri del roster dell'Italia che ha conquistato le semifinali del preolimpico di Torino, sono indubbiamente alla stessa pagina, come dimostrano le percentuali 'sporcate' della squadra di Asa Petrovic: 36.1% dal campo, 27.3 da tre, appena due punti da seconde opportunità (molto bene gli azzurri a rimbalzo difensivo), tante soluzioni sbagliate dal mid-range (e appena 20 punti nel pitturato), 6 punti (vs 12) in contropiede.
Una difesa, anzi, una fase difensiva, che ha proseguito sulla falsariga di quanto fatto vedere contro la Tunisia (che, in un terzo quarto da 22-2, aveva trovato il primo canestro solo a 2:08 dall'ultimo intervallo). L'applicazione degli azzurri, in tal senso, è totale: ieri si sono esaltati, in particolare, Hackett (che ha cambiato su chiunque aggiungendo anche 2 recuperi) e Melli ma si potrebbe parlare anche della presenza di Gallinari a rimbalzo (8, dopo i 9 di lunedì), di un Belinelli che si sta arraggiando alla grande grazie ai numerosi tricks imparati al di là dell'Atlantico, di un Bargnani meno in difficoltà del previsto quando viene coinvolto passivamente nel pick 'n roll centrale avversario, di un Gentile che, al netto di qualche problema di troppo al tiro, non si risparmia mai (anche ieri 4 rimbalzi, 1 recupero e 1 stoppata).
In attesa di conoscere l'avversario delle semifinali di venerdì (Messico o Grecia), quindi, la strada intrapresa è certamente quella giusta, anche se non è tutto oro quel che luccica. Perché alla dedizione, all'impegno e all'applicazione nella propria metà campo, fanno da contraltare l'imprecisione e le percentuali rivedibili fatte registrare quando si va dall'altra parte. L'Italia fa una fatica immane a trovare la via del canestro, alternando possessi troppo frettolosi ad altri estremamente lunchi e cervellotici. E se il numero di palle perse (6, contro le 13 avversarie) è contenuto, si è ormai peso il conto dei tiri forzati (e sbagliati) susseguenti a una circolazione di palla tutt'altro che ottimale e all'abuso di un finto pick 'n roll che coinvolga Gallinari e Bargnani come bloccanti.
In assenza di fluidità, quindi, ci si è dovuti affidare all'estemporaneità di Hackett (12 punti, uno più pesante dell'altro) alle felici forzature di Belinelli (top scorer a quota 19, dopo gli 11 contro la Tunisia), alla qualità del piazzato dalla media del 'Mago'. Il tutto mentre Datome continua a litigare con i ferri del PalaIsozaki (2/8 dopo lo 0/4 di lunedì) e con un Gallinari quanto mai conservativo (anche se sono stati suoi i 4 punti della staffa contro i croati) in previsione delle due partite che conteranno davvero.
Del resto, la squadra ha già dimostrato quale sia la sua anima in questo preciso momento storico: pochi fronzoli e tanta concretezza, per l'estetica e il bel gioco ci sarà tempo. Perché Rio è lì ad un passo. Conta arrivarci, non il come. Anche se, poi, l'esaltazione del pubblico per un paio di possessi difensivi nell'ultimo e decisivo quarto ha dimostrato come la difesa, più dell'attacco, possa vendere i biglietti e vincere le partite. E, magari, portarti all'Olimpiade.