Si è chiusa domenica sera la stagione dei Miami Heat, dopo 96 partite giocate in stagione. 82 in regular season e 14 nella post season. Di queste ultime, 7 vinte e 7 perse. L'ultima, proprio quella di domenica, si annovera tra le seconde. L'89-116 che i Toronto Raptors hanno rifilato agli Heat ha posto fine alla serie, arrivata a gara-7, tra le due squadre e, soprattutto, ai sogni di Dwyane Wade di raggiungere l'amico fraterno LeBron James in finale di Conference.
Il tempo è quindi quello dei bilanci. La squadra di Erik Spoelstra quest'anno ha raggiunto il massimo possibile ed immaginabile, vincendo 48 partite nella stagione regolare e perdendo a gara-7 al secondo turno dei playoff, dopo che il primo è stato vinto sempre a gara-7. Il tutto senza Chris Bosh, assente ormai da 3 mesi e mezzo, a causa di alcuni coavuli nel sangue che non gli hanno permesso di giocare. Il tutto con un roster sempre martoriato dagli infortuni, che ha visto alla fine veder partire in quintetto come “centro” il rookie Justise Winslow. Non proprio il massimo.
“Abbiamo combattuto con i denti e con le unghie. Abbiamo fatto il massimo,” ha detto capitan Wade al termine della partita di Toronto. E, come già detto, non gli si può assolutamente dar torto. Questa squadra, costruita con giustissimo criterio da parte del solito impeccabile Pat Riley, è stata tutto fuorché fortunata, se si pensa anche all'infortunio di Hassan Whiteside durante la serie contro i Raptors.
“Nonostante tutto però, dobbiamo guardare avanti. Quest'organizzazione non è una che si fa trascinare dalle cose,” ha proseguito Wade. E ha, ancora, ragione. Anche perché, a guardare bene la situazione in casa Heat, non è proprio delle più rosee: Deng, Johnson, Whiteside, Haslem, Stoudemire, Green, Tyler Johnson e lo stesso Wade saranno free agent da luglio e, proprio per questo, Riley sarà costretto a delle decisioni piuttosto difficili. Senza contare che ci sarebbe sempre il problema Bosh, arrivato al secondo anno del suo quinquennale, che a 32 potrebbe non giocare più a causa proprio di quel problema di coavuli.
Cosa fare quindi? Sicuramente “flash” troverà un accordo con la franchigia; ma gli altri, a parte probabilmente Tyler Johnson ed Haslem, non sono poi così scontati. È chiaro però che fra tutti la priorità si chiama Hassan Whiteside. Il centro è stato fondamentale, soprattutto vista l'assenza di CB1, ed è stato anche il terzo classificato nella corsa a miglior difensore dell'anno. Non proprio sciocchezzuole. Tuttavia il suo infortunio potrebbe costringerlo ad un'operazione e questo, ovviamente, potrebbe causare instabilità in un ragazzo che, dell'equilibrio, non ne ha mai fatto il suo punto di forza.
Guardando agli altri, soltanto Joe Johnson ha espresso apertamente il desiderio di rimanere. Arrivato durante la stagione regolare dai Brooklyn Nets, Iso-Jo vorrebbe chiudere la carriera proprio in Florida. Tutti gli altri, invece, rimangono un mistero.
Dulcis in fundo, il play titolare rimane Goran Dragic. Lo sloveno ha avuto parecchi alti e bassi nel corso della stagione, sebbene nelle due serie di playoff sia stato eccezionale. Il suo rapporto con Wade non è però dei migliori e questo sicuramente non lo fa ben vedere agli occhi interni ed esterni alla squadra.
Insomma, la condizione dei Miami Heat non è particolarmente felice. Le scelte da fare sono tante e, in un'estate tanto calda come quella che si appresta ad arrivare, le cose si complicheranno non poco.