Gli Indiana Pacers si sono uniti a New York, Houston e Sacramento nella ricerca di un allenatore: ieri, infatti, Larry Bird ha annunciato che non verrà rinnovato il contratto a Frank Vogel.
Dopo cinque anni quindi, nei quali ha sempre raggiunto i playoff (ad eccezione dell'anno senza George), Vogel non siederà più sulla panchina dei Pacers.
“È un problema di punti, voi lo sapete, io amo segnare dei punti e questa squadra ne segna troppo pochi”, ha detto ieri Bird. È chiaro dunque che il president of basketball operations vede la sua squadra con troppe poche idee in attacco, cosa che, con la moderna pallacanestro, c'entra effettivamente molto poco. Per dare un'idea precisa di quanto poca renda Indiana offensivamente, il suo Offensive Net Rating la colloca alla posizione 23 tra tutte le squadre. Troppo poco per una franchigia che mira sicuramente a qualcosa di più di un semplice primo turno di playoff.
C'è da dire però che, andando a guardare l'altro lato della medaglia, la squadra difensivamente è una delle migliori della Lega. Guardando il Defensive Net Rating, con 103.51 punti subiti per 100 possessi, i Pacers si piazzano terzi, alle spalle dei soli San Antonio Spurs ed Atlanta Hawks. Non proprio malaccio come risultato.
Tale risultato è sicuramente merito della grande attenzione che coach Voegel pone sulla metà campo difensiva, oltre che anche per la presenza di Dan Burke, coordinatore della difesa proprio dei Pacers.
È evidente dunque che il “problema” dell'ormai ex capo allenatore di Indianapolis fosse l'impostazione di un attacco efficiente, che sapesse muovere la palla. Tuttavia, è altrettanto evidente come il lavoro di Voegel sia stato brillante nel saper rendere al massimo i propri giocatori nell'arco del quinquennio.
Partendo da Lance Stephenson e finendo con Roy Hibbert, Voegel è stato in grado di trarre il massimo da questi giocatori che poi, andati via dall'Indiana per scelte personali o tecniche, non hanno affatto confermato quanto di buono fatto vedere sotto la guida proprio di Voegel. Basti pensare che Stephenson, andatosene per scelta propria, ha cambiato tre squadre in due anni, Hornets, Clippers e Grizzlies, e soltanto nell'ultima ha mostrato qualche giocata degna di nota. Il centro invece, andato via per volontà di Bird, ai Lakers è stato protagonista della peggior stagione di sempre dei gialloviola. Non proprio il massimo se si considera che i due erano stati fondamentali negli anni in cui i Pacers sono stati i principali rivali dei Miami Heat di LeBron James, che per due volte in fila hanno raggiunto le finali di Conference.
Proprio di quella squadra, tra l'altro, non è praticamente rimasto più nessuno: soltanto Hill, George e Mahinmi sono rimasti, il resto del roster è totalmente nuovo. E ciò nonostante, la squadra si è conquistata i palyoff e ha mostrato un'identità di gioco che molti altri roster non hanno. In più, ancora una volta, Voegel è riuscito a tirare fuori il meglio dai propri giocatori, facendo diventare, ad esempio, Mahinmi un ottimo centro, abilissimo nei pick-and-roll.
Insomma, la decisione di Bird è sicuramente comprensibile e difficilmente si può dire di non essere d'accordo. I problemi in attacco ci sono, però forse l'ex giocatore dei Celtics sarebbe potuto intervenire diversamente, assumendo, ad esempio, un assistente allenatore che curasse l'attacco, e che potesse, in qualche modo, migliore un head coach giovane e dalla mentalità molto aperta come Voegel. A 42 anni, quest'ultimo è infatti ancora in grado di imparare tanto e di aggiungere al proprio bagaglio tecnico quelle nozioni che gli permetterebbero di migliorare la propria visione dell'attacco. Ed inoltre si sarebbe data continuità ad una squadra che, dal punto di visto dei giocatori, ne ha avuta molto poco.
Per concludere, adesso però ai Pacers serve un nuovo allenatore. E nonostante la concorrenza di Rockets, Knicks e Kings, il posto di Indianapolis rimane probabilmente quello più appetibile. Certo, se poi anche Paul George dovesse andar via dall'Indiana, a quel punto le carte si mescolerebbero definitivamente...