La Spagna che tutti noi conoscevamo si è fatta attendere ma alla fine è venuta fuori, battendo la Grecia al termine di una partita tirata e decisa da un grande inizio di quarto periodo che ha permesso agli iberici di dare la spallata decisiva alla partita. E pensare che a questo quarto di finale le due formazioni arrivavano in maniera completamente diversa: la Grecia veniva da un percorso netto di sei vittorie ottenute con grandi prestazioni di squadra (i primi sei marcatori ellenici tutti racchiusi dai 7 agli 11 punti di media, a dimostrazione dell'ottima distribuzione del gioco) e avendo mostrato un gioco di grande altruismo e precisione. Le Furie Rosse giungevano invece all'appuntamento da sfavoriti, con più bassi che alti e con il gioco spumeggiante a cui eravamo abituati visto solo a tratti.

La partita è stata caratterizzata da un sostanziale equilibrio per i primi tre quarti, con un recupero della squadra di Katsikaris nel terzo periodo. Si è decisa solo nell'ultimo quarto, con una serie di canestri di Mirotic e soprattutto di Reyes, preziosissimo come sempre uscendo dalla panchina. La differenza tra le due squadre l'ha fatta la maggior aggressività degli spagnoli, più decisi a rimbalzo e primi su ogni pallone, con un gran lavoro sull'uomo più atteso, Vasilis Spanoulis, limitato a soli 10 punti (4//14 dal campo) da un ottimo lavoro del duo madrileno Llull-Rodriguez.

La Grecia si dimostra eterna incompiuta e per un certo verso ripercorre il cammino del mondiale spagnolo, dove chiuse la prima fase da imbattuta per poi soccombere al cospetto della Serbia agli ottavi; incappa così nella quarta sconfitta contro gli iberici in una manifestazione importante dopo le due semifinali continentali (2007 e 2009) e la finale del mondiale nipponico del 2006.  Quello che oggi è mancato ai greci per vincere la partita è stata una maggiore fame di vittoria e forse gli avversari fin troppo soft affrontati fin qui non hanno aiutato, facendo risultare ancora più traumatico l'impatto contro una corazzata come quella spagnola.
E' mancato Spanoulis, il leader maximo che nei momenti decisivi ha sbagliato quei tiri su cui ha costruito un'intera carriera; nota di merito a Calathes che è stato l'ultimo a mollare e che con un paio di canestri nell'ultimo minuto ha provato a riaprire la partita. Solida prova anche per Antetokounmpo e Koufos.

La Spagna che abbiamo visto stasera è stata la più bella di tutto l'europeo e, seppur privata di un pezzo da novanta come Rudy Fernandez (problemi alla schiena per lui), ha dimostrato di aver più voglia di conquistare la seminifinale. Uomo partita sempre lui, il catalano che a 35 anni sembra l'indiziato numero 1 alla conquista del titolo di Mvp di questi europei: per lui un'altra prova stratosferica con 27 punti conditi da 9 rimbalzi e 3 assist. Senza nulla togliere a Gasol, l'uomo in più di questa Spagna è stato tuttavia Nikola Mirotic che, partito per la spedizione continentale come l'uomo della rinascita, fin qui aveva faticato non poco ad imporsi; stasera invece ha dimostrato di essere uno dei lunghi più forti d'Europa e ha chiuso la partita con 18 punti (8/8 ai liberi per lui) e una difesa stratosferica su Printezis. Buona prestazione anche per Rodriguez che, oltre a dover sudare le proverbiali sette camicie in difesa su Spanoulis prima e Zisis poi, è risultato il terzo marcatore spagnolo (10 punti per lui).

Ora la Spagna affronterà la Francia in un match-rivincita che porta alla memoria ricordi dolci (finale EuroBasket 2011 e quarti di finale del torneo olimpico di Londra) e amari (semifinale Eurobasket 2013 e quarti di finale del mondiale dello scorso anno): lo spettacolo è assicurato.