Da Berlino a Lille. Dalla porta di Brandeburgo al confine francese con il Belgio, gli azzurri del basket capovolgono i destini del loro europeo con una vittoria fondamentale contro i padroni di casa della Germania. Dopo la sconfitta choc all'esordio contro la Turchia, il successo balbettante contro l'Islanda, l'infortunio di capitan Datome, la nazionale italiana ha cambiato passo nelle due cruciali sfide contro Spagna e Germania, abbattute con armi diverse da un gruppo di ragazzi che sta imparando a superare limiti e barriere che alla vigilia parevano invalicabili.

Se contro la squadra di Sergio Scariolo era stata una eccezionale prova balistica, e in generale tecnico-tattica, a condurre al successo, contro i tedeschi l'intensità e la voglia di vincere hanno sopperito a un fisiologico calo in termini di percentuali dal campo, rimanendo sempre in scia a un avversario ostico, prima di affiancarlo e sorpassarlo tra ultimo quarto e overtime. In un match in cui Belinelli ha pagato lo sforzo profuso contro le Furie Rosse, e Gallinari si è gestito in attesa del rush finale, è stata l'applicazione mentale a fare la differenza. Sotto anche di dieci punti a pochi minuti dalla sirena conclusiva della Mercedes Benz Arena, gli azzurri hanno fatto ricorso all'intensità, alla voglia di vincere e di stupire per strappare il pass per la seconda fase degli Europei di basket edizione 2015. Il solito Danilo Gallinari da 25 punti si è preso la squadra sulle spalle negli ultimi sei minuti: canestro per il pareggio a tre secondi dal gong e supplementare giocato da centro nominale causa uscita per falli di Bargnani hanno dato agli azzurri l'ultima spinta per completare la rimonta, abbattendo la formazione tedesca, in vantaggio per la maggior parte dei 45 minuti disputati a Berlino.

Dopo l'exploit contro la Spagna, gli uomini di Simone Pianigiani hanno dovuto fronteggiare difficoltà diverse nel match di ieri pomeriggio contro i padroni di casa. La velocità e l'estro di Schroder, rese ancor più temibili dal pick and roll centrale giocato spesso con Dirk Nowitzki, hanno messo a nudo i veri problemi difensivi dell'Italbasket, in grossa difficoltà contro playmaker rapidi e sguscianti che puntano il ferro con decisione e nelle contromisure da adottare nel pick and roll giocato con il lungo di riferimento, Ilyasova o Erden con la Turchia, Nowitzki con la Germania. Schroder ha fatto ammattire i marcatori azzurri, un po' come accaduto all'esordio con Muhammed (o Dixon, nella versione originaria), a causa dell'assenza di un uomo in grado di replicarne il passo per più possessi consecutivi. Hackett e Cinciarini hanno provato a limitare la furia del giocatore degli Atlanta Hawks (in cui è riserva di Jeff Teague), senza riuscire tuttavia mai a trovare la chiave per ingabbiarlo. Ancora una volta un gioco essenziale, di matrice spiccatamente europea, aveva messo all'angolo gli azzurri, nonostante un Bargnani più che positivo anche nella metà campo difensiva. Ed è stato proprio il Mago una delle note liete della serata di ieri: ottimo nella marcatura su un Nowitzki pigro e falloso per le abitudini della stella tedesca, Andrea ha dato alla squadra il senso della sua presenza sotto canestro, mentre in attacco non si è fatto mancare i quindici punti di ordinanza che ha in faretra incontro dopo incontro.

Un primo tempo show di Alessandro Gentile ha contribuito a tenere a galla gli azzurri, inizialmente orfani delle triple di Belinelli e dell'incisività di Gallinari. Ma Pianigiani ha ricevuto risposte importanti dalla sua panchina: Aradori è stato ancora una volta decisivo con rimbalzi offensivi e giocate d'intensità, Hackett ha messo sul parquet la consueta energia, condita da una buona dose di razionalità, mentre il titolare Cinciarini è apparso finalmente meno timido al tiro, contribuendo con un paio di tiri in sospensione alla rimonta italiana. A decidere la partita sono stati però ancora una volta Belinelli e Gallinari: il primo non si è di certo smontato dopo un primo tempo complesso stampando tre triple decisive per le sorti dell'ItalBasket, mentre il secondo ha atteso il momento clou della gara per salire di colpi. Difesa, canestri da sotto e il tiro della parità a tre secondi dalla fine dei regolamentari hanno dimostrato come Danilo risponda sempre presente nei momenti che contano, da vero leader tecnico di una nazionale che si rispetti. 

Non è stata un'Italia perfetta quella che ha steso i tedeschi per sfinimento. Ben lontana dai picchi di gioco toccati contro la Spagna, la nazionale ha mostrato una faccia sinora sconosciuta, quella dell'orgoglio e del cuore che vanno oltre la tecnica, la tattica e il talento, quasi a volersi togliere da dosso quell'etichetta di squadra italiana più forte di sempre, che ne glorificava le doti offensive rimarcandone però i limiti caratteriali. Per continuare nel cammino appena intrapreso occorrerà tornare ad essere più brillanti e decisi in attacco, oltre che bassi sulle gambe in difesa, ma intanto il primo ostacolo continentale è stato superato da un gruppo che sembra possedere ancora margini di miglioramento, soprattutto come compattezza di squadra e capacità di giocare insieme. Ma per guardare al futuro c'è ancora tempo, lo stesso che serve per volare da Berlino a Lille, nel cuore dell'Europa di questo settembre cestistico.