Sotto di cinque punti a una manciata di minuti dalla sirena finale del quarto quarto, l'incubo stava per materializzarsi alla Mercedes-Benz Arena di Berlino. L'Islanda, designata a inizio manifestazione come la cenerentola degli Europei di basket edizione 2015, sembrava a un passo da un successo clamoroso contro una delle nazionali più blasonate del continente. Con Gallinari mai in partita per problemi di falli (out nei primi minuti del quarto periodo), è stato Alessandro Gentile a caricarsi l'Italia sulle spalle e a svegliarla da un incubo che si stava facendo fin troppo reale. Il giovane numero cinque azzurro si è preso responsabilità tecniche ed emotive da vero leader, rispondendo implicitamente a chi lo aveva criticato per il match d'esordio contro la Turchia, gara nella quale tutta la nazionale aveva faticato più del dovuto.

Un paio di canestri di forza, attaccando il ferro, oltre alla solita classe nel tiro da fuori, hanno tirato su l'Italia dalla fossa che si stava scavando da sola, compromettendo in meno di ventiquattro ore il suo cammino europeo. La scelta di Pianigiani di lasciar fuori Andrea Bargnani nei minuti decisivi ha lasciato il proscenio a Gentile e Belinelli, unici giocatori in quel momento capaci di fare la differenza per gli azzurri. Tre tiri liberi da fallo subito del Beli e la presenza fisica e tecnica del giocatore dell'Olimpia hanno fatto tirare un sospiro di sollievo all'intera Italia del basket, in attesa dell'incontro di martedì contro le Furie Rosse, tornate spaziali dopo lo sgambetto subito dalla Serbia al debutto. Ma se il finale di match contro l'Islanda ci restituisce una nazionale ancora viva, non si possono dimenticare le sofferenze generate da altri 37 minuti di pallacanestro timorosa e per certi versi illogica. Contro avversari che hanno estremizzato il concetto di quintetto piccolo (il loro centro era a tutti gli effetti un esterno), gli uomini di Pianigiani hanno fatto fatica sia in attacco che in difesa. Ma mentre i problemi nella propria metà campo erano ampiamente pronosticabili, il disastro avvenuto offensivamente è in buona misura inspiegabile. Invece di cercare di sfruttare il gioco interno, sovrastando gli islandesi almeno dal punto di vista fisico, l'Italbasket si è affidata spesso a situazioni estemporanee, prendendo tiri forzati in isolamento o dopo qualche pick and roll che ha fatto il solletico ai cambi difensivi dei vichinghi.

Ecco perchè rimane incomprensibile il motivo per cui il c.t abbia lasciato così a lungo a sedere Andrea Bargnani, soprattutto in assenza di Danilo Gallinari. Già nel primo tempo il Mago aveva mostrato una buona attitudine nella difesa del ferro, a sottolineare come il suo vero tallone d'achille sia la lettura del pick and roll avversario (oltre che la marcatura in post). Il romano avrebbe fatto comodo dunque anche nel quarto quarto, quando invece gli è stato preferito il buon Nicolò Melli, più affidabile in difesa, ma meno incisivo in attacco. In un tale contesto tecnico, con Cinciarini rimasto ancora alle porte di Berlino, Datome k.o. per problemi muscolari, è stato decisivo l'impatto di Pietro Aradori, spesso confusionario e disordinato, ma ieri capace di dare la scossa giusta ai suoi compagni di squadra quando più contava. Del resto le scelte di Pianigiani sembrano chiare: si parte con Cusin da centro tattico, per poi passare a Bargnani o a Melli a seconda delle circostanze, mentre da numero quattro si alternano i vari Datome, Gallinari, Gentile (e ieri anche Polonara per qualche possesso).

Rimane da risolvere il rebus relativo alla lentezza dell'inizio delle azioni d'attacco azzurre. Daniel Hackett ha per il momento dato prova di maggiore solidità del titolare Cinciarini, ma la sensazione è che manchi enormemente un playmaker vecchio stampo, che sappia davvero valorizzare il talento diffuso del gruppo. Anche Marco Belinelli è stato provato nel ruolo ma, per quanto giochi con una certa abilità il pick and roll, non è uomo cui affidare la palla per molti possessi consecutivi. Contro la Turchia questo tipo di limiti offensivi erano stati mascherati dai 33 punti di Gallinari, prima di riemergere ieri contro l'Islanda. Pianigiani può però almeno esultare per la reazione dei suoi, bravi ad uscire da un baratro psicologico difficile da scalare, e per le giocate da campioni di alcuni dei componenti del suo roster.

Difensivamente gli azzurri hanno sofferto come da facile pronostico contro i piccoli islandesi, capaci di mixare con sapienza insospettabile raffiche di tiri da tre e penetrazioni al ferro. Pallson e Stefansson hanno inizialmente fatto ammattire Gallinari e compagni, che però con il passare dei minuti sono riusciti  a prendere le misure ai loro avversari, accettando la logica del cambio sistematico e dell'intensità della marcatura nell'uno contro uno. Martedì l'Italia è attesa dalla corazzata spagnola e, al di là del risultato finale, sarà interessante vedere se gli azzurri si saranno liberati di tutta la tensione di questi primi due giorni berlinesi, una volta scacciati i fantasmi della partita di ieri contro l'Islanda.