Un ricordo, un'emozione indelebile, di quelle che segnano la gioventù di un giovane cestista formatosi guardando in televisione le imprese dei Basile e dei Galanda, del talento sconfinato di Pozzecco e del cuore dei vari Chiacig, Soragna, Bulleri. Una Nazionale unica per attaccamento alla maglia, l'ultima, in ordine prettamente cronologico, che fece sorridere l'Italia della palla a spicchi nel lontanissimo 2004. E' inevitabile che l'augurio, alla vigilia degli Europei di Francia di questo Settembre, è che la squadra di Pianigiani che volerà prima a Berlino, poi si spera a Lilla, ricalchi i fasti della squadra di undici anni fa.

Una partita storica, per mille e più motivi, che proveremo a racchiudere in poche frasi. La Lituania è bestia assai difficile da affrontare, per talento, per fisicità, per completezza di un roster che conta giocatori del calibro di Jasikevicius, Stombergas, Siskauskas e Macijauskas. Insomma, l'era d'oro della nazionale lituana si presentò all'edizione ateniese dei giochi Olimpici con tutte le intenzioni bellicose del caso e l'inizio di gara confermò la voglia di puntare all'oro (andato poi alla fenomenale Argentina di Scola e Ginobili, ma questa è un'altra storia).

Macijauskas inizia la gara bombardando dall'arco da tre punti, mandando la Lituania avanti persino di dieci, prima che il cuore degli azzurri inizi a lavorare laddove nessuno poteva auspicarsi: le triple di Galanda, le penetrazioni di Bulleri e Pozzecco, l'animo battagliero, di una Italia che seppur pregna di talento, di certo non spiccava per individualità, ma in quanto a sudore e sputar sangue sul parquet non era seconda a nessuna. Lo spirito di sacrificio che contraddistingue da sempre tutti i successi a tinte verdi bianco e rosse è il leit motiv del pareggio e del sorpasso ai lituani, inermi davanti alle triple del Poz, indemoniato come forse soltanto nella parentesi varesina nella sua carriera, ad un ringiovanito Galanda e ad un indomito Chiacig.

L'Olimpiade azzurra, che partì con il successo clamoroso quanto inatteso sugli Stati Uniti d'America, proseguì però verso la corsa alla medaglia con una caratteristica principale che segnò la manifestazione a cinque Cerchi: l'ignoranza cestistica delle sue triple consacrarono Gianluca Basile come una delle guardie più mortifere della competizione. Al 6/10 stratosferico di Macijauskas da tre seguirono le conclusioni di Stombergas e Jasikevicius, che riportarono sotto i nordici a cavallo di metà terzo quarto ed inizio di quarto periodo.

Dopo il sorpasso, però, ancora una volta l'Italia mise in mostra la voglia di non mollare mai, con Basile che rispose alla bionda guardia avversaria con un clamoroso 7/11 dalla distanza, che unito al 4/5 di Galanda e ad un chirurgico Matteo Soragna sancì la vittoria azzurra. L'emozione del roster italiano sul parquet del palazzetto di Oaka non fu affatto scalfito dalla sconfitta contro l'Albiceleste in finale. Quella contro la Lituania è una delle pagine più gloriose di questo sport, fatta di tanto talento, ma soprattutto di valori e di umiltà che dovrebbe fare da esempio per l'avvenire.