Tre episodi delle Finals italiane in archivio e la serie conclusiva che decreterà la nuova squadra campione d'Italia, ha già emesso i primi verdetti, con il fattore campo fin qui rispettato. I motivi chiave della serie, tuttavia, si potrebbero riassumere in una sola parola: energia. Infatti, la Grissin Bon Reggio Emilia è in vantaggio 2-1 proprio grazie ad una maggiore energia che sta mettendo sul parquet in ogni partita. Nonostante l'infinita sequenza di infortuni e la non più giovanissima età dei due condottieri lituani Kaukenas e Lavrinovic, i ragazzi di coach Menetti stanno giocando con un livello di intensità pazzesco, riuscendo così ad imbrigliare la potenza atletica della Dinamo Sassari.
Questa energia è quella che permette a Kaukenas e compagni di arrivare prima sulle palle vaganti o impedire facili appoggi al ferro ad atleti del calibro di Jerome Dyson ed Edgar Sosa, grazie ad una difesa sempre attentissima, con aiuti puntuali ed intimidazione a centro area, sfruttando i centimetri di Cervi e Lavrinovic oltre al dinamismo di Chikoko. In attacco, la squadra gira alla perfezione, guidata sapientemente proprio dal playmaker della nazionale Cinciarini. Il 29enne di Cattolica sta mettendo su numeri davvero notevoli: in questa serie finale viaggia a 10 punti e la bellezza di 9.7 assist a partita. Ma più che il numero di assist, comunque impressionante, ciò che colpisce veramente è la sua gestione del ritmo della partita, fondamentale contro una squadra come Sassari, che predilige ritmi alti.
Altra nota estremamente positiva, sopratutto in ottica Europei, è il rendimento di Achille Polonara. La giovane ala (ricordiamo che è del novembre 1991) è, ad oggi, il candidato numero uno al premio di MVP delle Finali. Diventato una garanzia nella metà campo offensiva, è salito di livello anche in fase difensiva. Il suo grande atletismo gli permette di arrivare facilmente al ferro o segnare preziosi punti in campo aperto. Un fattore a rimbalzo difensivo, è ora estremamente efficace anche a rimbalzo offensivo dove, grazie al suo gioco perimetrale ed atletismo, riesce spesso ad arrivare in corsa per catturare il rimbalzo. Ha migliorato notevolmente anche un altro aspetto fondamentale per essere un “4” perimetrale, ovvero il tiro da dietro l'arco dei 6,75. Ora, grazie ad una meccanica decisamente più fluida ed una gran fiducia nei propri mezzi, è diventato un tiratore temibile.
In sostanza, la Grissin Bon Reggio Emilia sta giocando da vera squadra in missione. Sono una squadra estremamente bilanciata, con diversi leader ma nessuna prima donna ed il giusto mix di esperienza e gioventù. Il tutto orchestrato alla grande dal condottiero Max Menetti che, nonostante la cattiva sorte, è riuscito a trovare la quadratura del cerchio gestendo in modo eccellente le rotazioni e dando un'identità ben precisa alla squadra, ma lasciando, comunque, molta discrezionalità ai leader Cinciarini, Kaukenas e Lavrinovic.
E SASSARI? - Forse è proprio questa “anima” di squadra che, invece, manca al Banco di Sardegna Sassari. La squadra di coach Meo Sacchetti è, infatti, decisamente talentuosa ed atletica, però troppo spesso sembra in balia dell'ego dei singoli. Non a caso, le migliori partite di Sassari (tra cui la fantastica serie contro Milano) sono arrivate quando i singoli decidevano di mettersi a servizio della squadra. Tutte le vittorie dei sardi sono nate da una difesa da vera squadra: v'era sempre qualcuno pronto ad aiutare il compagno, i raddoppi arrivavano puntuali e le rotazioni difensive erano perfette, segno di grande spirito di sacrificio e coesione del gruppo. In più, nella metà campo offensiva, la palla viaggiava, non ristagnava nelle mani dei singoli che, anzi, prendevano decisioni rapide e corrette.
Il tiro da tre punti veniva utilizzato in modo perfetto, veniva creato facendo circolare rapidamente il pallone e cosi si riuscivano a punire gli aiuti difensivi. In queste prime tre partite di finale, invece, Sassari sembra essere tornata quella dei continui alti e bassi in stagione regolare. La palla resta troppo ferma nelle mani dei singoli, gli attacchi sono sterili, ci sono troppi palleggi e pochi ribaltamenti. L'ovvia conseguenza è la scarsa qualità dei tiri, sia da dentro l'area che da fuori. La difesa si è disunita, nonostante il maggiore atletismo non riescono a tenere alto il livello d'intensità, concedendo tiri facili a Reggio. Vediamo come il concetto di “energia” è dominante in questa serie: nella metà campo difensiva, l'energia sta consentendo a Reggio Emilia di chiudere l'area e concedere solo tiri a bassa percentuale a Sassari, mentre in attacco, utilizzando una frase cara a Mike D'Antoni, la palla, circolando rapida e con passaggi corretti, “trova energia” e, con ogni probabilità, finirà la sua vorticosa circolazione nel canestro.
Con la vittoria in gara 3 la musica potrebbe cambiare, però la sensazione è che Reggio sia ancora la favorita. Questo perché la vittoria dei sardi è arrivata grazie al talento dei singoli, in particolare di Logan e Dyson, e non grazie ad un esaltante gioco di squadra. Il problema, per Sassari, è che, alla lunga, chi gioca di squadra vincerà sempre. Certo, se Sassari dovesse tornare a giocare come ha fatto nella serie contro Milano, allora per Reggio Emilia potrebbero essere guai seri vista anche la differente tenuta atletica delle due squadre. Sicuramente la serie non è finita e se ne vedranno ancora delle belle.