La prima settimana è in archivio, mentre la seconda, quella della fase ad eliminazione diretta, più bella da vedere, emozionante e decisiva, è alle porte. Il Mondiale di basket che si sta disputando in Spagna è al giro di boa, con le solite protagoniste, qualche sorpresa e la riscoperta di un basket d’annata. Già, la fetta del Mondiale che è andato in scena da Granada a Gran Canaria, passando per Siviglia e Bilbao, ha fatto sì che la maggior parte delle squadre si affidasse, o meglio ri-affidasse, ad un amico oramai dimenticato : il post basso. Nell’epoca del 4 e del 5 atipico, ala grande e centro per chi non avesse dimestichezza con i numeri del basket moderno, che escono fuori la linea dei tre punti per aprire campo e spaziature, il ritorno al gioco in area è quantomeno una sorpresa, o un buon amarcord. Ovviamente, ogni squadra completa in tutti i suoi uomini e che voglia arrivare fino in fondo, ha il suo quantitativo di tiri dal perimetro distribuito nel settore degli esterni. Il sentore del cambiamento e del ritorno al passato si era avuto con le convocazioni della Spagna, seguite a ruota dal roster Usa, che anche causa di defezioni e rinunce, ha preferito un quintetto più fisico e statuario rispetto alla mobilità delle guardie o dei lunghi che sono rimaste a casa. Oltre ai fratelli Gasol (21 di media per Pau) per la Spagna, Faried (14) ed Anthony Davis (16) per gli Usa, anche le altre squadre provano a cavalcare gli uomini del pitturato : come la sorprendente Francia ha Diaw e Lauvergne, ci sono il Brasile di Nenè, Splitter e Varejao, il Messico di Gustavo Ayon (16), l’Australia di Baynes (17.5), l’Argentina di Scola (quasi 22 di media) e la Turchia di Asik e la Lituania delle due torri Motiejunas e Valanciunas. Per non parlare delle sorprese di questo Mondiale : Dieng (18 a sera) per il Senegal, senza dimenticare l’apporto fondamentale di Ndiaye, e Moreira per l’Angola, che anche se non è servito ai fini della qualificazione, nell’ultima gara del girone ne ha messi a referto 38, si proprio 38, e tutti da due : quasi un’impresa nel basket dei giorni d’oggi.
Passiamo dai singoli alle squadre. Spagna ed Usa erano le grandi favorite della vigilia, e non hanno tradito le attese : i padroni di casa hanno dominato il proprio girone con 5 vittorie in altrettante partite e 126 punti di differenza canestri (25 di media a sera). Gli Usa hanno avuto qualche problemino in più, soprattutto quando hanno fronteggiato squadre che difendessero nel vero senso della parola, Turchia ed Ucraina. A difesa schierata, e contro la zona turca, gli uomini di coach K hanno dimostrato di fare fatica, non avendo giochi di squadra ma privilegiando iniziative personali e soluzioni per lo spettacolo. Talento e potenziale restano impressionanti, ma resta però il dubbio che, quando i giochi si faranno più duri, lo spettacolo e le forzature non potranno essere cosi decisivi nell’attacco americano.
Piacevoli conferme vengono dalla zona Europea : dalla Francia, che nonostante l’assenza di Parker, ha confermato un potenziale notevole, con la ciliegina sulla torta del solito, poetico, Boris Diaw; la Grecia, vincitrice del proprio girone di appartenenza, apparentemente senza problemi, ha dimostrato per l’ennesima volta che il basket greco è sinonimo di certezza, in quanto a qualità, quantità (intesa come cattiveria agonistica) ed esperienza della propria rosa; la Lituania, nonostante il processo di ringiovanimento della propria rosa, ha saputo sfruttare al meglio l’esplosione e le caratteristiche fisiche delle sue torri, di cui sopra; infine la Slovenia, forse la più atipica tra le citate, a causa della mancanza di lunghi di ruolo e per il suo aggrapparsi alle continue iniziative dei fratelli Dragic. Nell’ottica conferme vanno inserite, senza alcun dubbio, Brasile ed Argentina, protagoniste di un ottimo girone di qualificazione e che si scontreranno negli ottavi. Ad entrambe, però, come per Slovenia e Lituania, in un’ipotetica lotta per le semifinali, manca qualcosa. Un leader sul perimetro, qualcuno che si prenda le responsabilità quando il reparto lunghi non è efficiente potrebbe essere un handicap; sia Leandrinho Barbosa che Marcelinho per i brasiliani, come Campazzo per l’albiceleste, fanno il possibile, ma a volte non basta, come in occasione delle sconfitte contro Spagna e Grecia.
Capitolo a parte merita l’Australia. I boomers sono encomiabili. Nonostante la sconfitta contro Angola, hanno dato filo da torcere sia alla Lituania, battendola, che alla Slovenia. Baynes e Ingles stanno giocando a livelli impensabili soltanto dieci giorni fa, trascinando la squadra verso un ottavo contro la Turchia tutt’altro che chiuso. Di sicuro il futuro è dalla loro parte, con Exum e Simmons in rampa di lancio. Questa squadra, con Mills e Bogut, avrebbe sicuramente lottato per un posto tra le prime quattro. In ottica semifinali, forse, l’assenza della guardia degli Spurs potrà essere decisiva.
Le sorprese della prima fase sono senza dubbio Nuova Zelanda, Repubblica Dominicana, Messico e Senegal. Le prime due hanno preso il posto delle Europee Ucraina e Finlandia, alle quali è mancata l’esperienza necessaria per vincere gli scontri diretti. L’entusiasmo e le doti atletiche dei dominicani, ed il coraggio mai domo dei neo zelandesi hanno prevalso sulla giovane età dei due roster europei. Il Messico ha avuto la meglio della sorprendente Angola, superata facilmente nello scontro diretto che ha deciso la qualificazione; Hernandez e Cruz hanno spalleggiato al meglio Gustavo Ayon. Infine il Senegal, la sorpresa tra le sorprese : il cuore africano oltre l’ostacolo rappresentato da Arroyo e il suo Porto Rico. Le vittorie decisive, nello scontro diretto e soprattutto la gemma della vittoria sulla Croazia, hanno regalato un sogno ai senegalesi : un ottavo di finale contro la Spagna. Con Dieng che ha confermato ed ultimato il suo processo di crescita, diventando l’uomo simbolo della squadra più simpatica del Mondiale.
Dopo le conferme e le sorprese, da riportare anche le squadre che, per un motivo o per un altro, hanno deluso : Croazia, Turchia e Serbia non hanno mai convinto più di tanto. Partiamo dalla Turchia di Ataman. Paradossalmente, la migliore partita disputata dai vice campioni del Mondo, è stata quella proibitiva contro gli Usa. Nelle altre quattro gare, sia nella sconfitta contro l’Ucraina che nelle tre vittorie, non ha mai dimostrato di avere le idee chiare in attacco come in difesa. Simile il discorso per la Croazia di Jasmin Repesa, arrivata seconda dietro la Grecia e davanti all’Argentina. Da una squadra dal potenziale come quella croata, con Tomic, Bogdanovic, Saric, Ukic, ci si aspettava molto di più. La distanza dalla Grecia, nello scontro diretto come nelle altre gare è sembrata troppa. Come troppe ed eccessive sono state la fatica fatta per superare l’Argentina, e le difficoltà viste nell’affrontare una difesa come quella senegalese, volitiva ed atletica, ma non esattamente di primo livello. La Serbia di Djordjevic, invece, è sembrata dietro anni luce rispetto alle altre forze del girone : Spagna, Brasile e Francia. La qualificazione agli ottavi è arrivata grazie alla presenza di Iran ed Egitto, ma la difficoltà per metà gara contro Haddadi e compagni, non proprio irresistibile, fa pensare che qualcosa nel roster dell’ex Milano, non funziona. Nonostante le difficoltà, l’ottavo con la Grecia sarà sicuramente una battaglia fino all’ultimo pallone.
Da domani si volta pagina. Errori e vittorie verranno cancellate e dovranno essere messe in soffitta. Si passa ad una concezione della partita completamente diversa : win or go home. Dove una palla persa conta più di ogni altra cosa, dove la leggerezza della testa di alcune squadre può fare la differenza o, al contrario, la pressione può gravare sulle spalle delle squadre favorite sulla carta. E’ anche questa la bellezza di uno sport mai banale, che non smette mai di regalare emozioni. La prima settimana ce ne ha date tante, ce ne aspettiamo tante altre.