L'Europeo dell'Italia termina con un'altra sconfitta. L'effimera vittoria contro la Spagna, dopo le 5 affermazioni consecutive della fase iniziale del torneo, aveva illuso sulle reali possibilità di un gruppo che si è sfaldato, atleticamente, mentalmente e tatticamente, nelle sfide più importanti. 
 
L'Italia, dopo aver perso nel quarto periodo le sfide con Lituania e Ucraina, stavolta non entra proprio in campo, subendo la supremazia fisica e atletica, oltre che mentale della Serbia sin dalla palla a due. Non c'è mai partita. Krstic banchetta sotto le plance, le triple di Bogdanovic e Micic scavano un solco di 16 punti a fine primo quarto che, di fatto, chiude la gara dopo solo 10 minuti. Uno stoico Datome, nonostante i mille acciacchi, prova a tenere in piedi la squadra azzurra, mentre Pianigiani perde l'ennesimo confronto con un tecnico di primissimo livello e Belinelli prosegue nel tiro al bersagio con i ferri dei canestri. L'ex tecnico di Siena non trova le misure (Vitali da 4 è un abominio) per contrastare il santone Ivkovic, e non vogliamo sentir parlare di stanchezza per le troppe gare: Serbia e Italia hanno giocato lo stesso numero di incontri, avevano le stesse importanti assenze e se gli Azzurri sono arrivati col fiato cortissimo la colpa è di chi ne ha curata la preparazione.
Belinelli, dopo lo sconcertante 2/19 contro l'Ucraina, chiude con 3/13. Dal leader della squadra, da un giocatore che quando lasciò l'Italia disse di non poter più sopportare di giocare a un livello così basso, sarebbe lecito attendersi qualcosina di più. Le 4 triple di Datome, vero leader di questa Nazionale, qualche lampo di Gentile e le sfuriate di Cinciarini, l'unico a giocare con la giusta cattiveria agonistica, non scalfiscono la Serbia, che controlla agevolmente la gara replicando con secchi parziali a tutti i tentativi di disperata rimonta degli avversari. 
 
A testa bassa, considerato il livello di questo Europeo e le possibilità gettate al vento (soprattutto contro l'Ucraina) torniamo a casa sapendo che il prossimo Mondiale meritiamo di guardarlo da spettatori. Attenderemo con ansia che i vertici federali tirino le somme di questa spedizione, partita con un incoraggiante "Speriamo ci sottovalutino" di Petrucci. Proprio a Petrucci e alle sue arti diplomatiche dovremo ora appellarci per ottenere una poco gratificante wild card. Non sarà la prima volta, speriamo davvero sia l'ultima, ma abbiamo il sospetto che l'utilizzo di questa carta di riserva sia stato approntato da tanto tempo. In questo tipo di "programmazione" il basket italiano non ha rivali. 
 
Tra poco comincerà il campionato, sempre più ai margini del mondo, con formazioni che in Europa non sono più in grado di competere. Proprio come la nostra Nazionale.