Dopo il successo di Angelique Kerber su Serena Williams, è tempo oggi di finale maschile, calcano il campo Centrale di Wimbledon Novak Djokovic e Kevin Anderson - la partita è in programma non prima delle 15. Un epilogo non preventivabile all'alba del torneo, due protagonisti chiamati a coronare un cammino fin qui ai limiti della perfezione. Partiamo, per storia e recente passato, dal serbo. Nole torna in una finale slam dopo l'atto ultimo conseguito all'US Open nel 2016, non solleva un torneo di primaria importanza dal Roland Garros della medesima annata. Una stagione in difetto, poi la graduale risalita. Pillole di ritorno sulla terra, al Queen's una versione di livello - finale con Cilic. La firma in calce alla sua ascesa nella semifinale con Rafa Nadal, n.1 del mondo e riferimento ai Championships dopo l'uscita ai quarti di Roger Federer. Due giorni di tennis, complice la sospensione di giovedì, cinque set in equilibrio. 10-8 Djokovic, sigillo di qualità. Quattordicesima apparizione per il serbo, tre volte campione - 2011/2014/2015 - e pronto a bussare alla top ten - in caso di successo, Nole diventa n.10 del mondo. 

Oltre la rete Kevin Anderson. Il sudafricano, nell'ultima porzione di carriera, sta giocando il suo miglior tennis. Una maturazione tardiva ma efficace, fioccano risultati un po' ovunque. Anderson riesce a ritagliarsi con costanza uno spazio tra i grandi, pur avendo un bagaglio più limitato rispetto all'élite del circuito, vedi Nadal o lo stesso Djokovic. Nel 2017, la finale all'US Open, ora la corsa londinese, la seconda occasione per nobilitare la sua vita tennistica con uno slam. Due i punti salienti nel suo percorso. Si parte ovviamente dalla rimonta da 0-2 con Roger Federer. Match point svizzero nel corso del terzo, poi un Anderson pressoché intoccabile ad acuire le lacune del più grande. In semifinale, maratona con Isner, anche qui partita di sacrificio, di interrogativi. Dal vantaggio americano all'apoteosi sudafricana, l'abbraccio a fine partita a sancire il miracolo sportivo. 

Si affrontano due giocatori di opposti principi. Djokovic è un ribattitore straordinario, costringe il rivale di turno a faticare più del dovuto per chiudere il punto, ti pilota all'errore. Anderson, di contro, punta sull'uno-due, pesca molto dal servizio, cerca di evitare faticose rincorse su e giù per il campo. Interessante vedere l'impatto del suo gioco sul muro serbo. I precedenti dicono Djokovic e anche in modo netto. 5-1, i due però non si sfidano dal 2015, anno del secondo duello a Wimbledon. Due tie-break favorevoli a Anderson, preludio al riscatto di Nole - W al quinto. In precedenza, nel 2011, 3-0 Djoko. La versione attuale di Anderson è superiore, ma l'ex n.1 conserva comunque i favori del pronostico. 

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Johnathan Scaffardi
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