A Wimbledon, mercoledì dedicato ai quarti di finale del settore maschile. Roger Federer abbandona il centrale per la prima volta nel torneo, relegato sul campo n.1 attende il sudafricano Kevin Anderson. Nella parte alta del tabellone, Federer sembra avere vita facile, complice la prematura dipartita dei principali avversari. Molti vedono lo svizzero già all'atto conclusivo, ma occorre superare due turni per completare l'opera. Il match odierno può sciogliere eventuali interrogativi sul reale stato di forma dell'eterno ragazzo di Basilea, fin qui abile a chiudere rapidamente senza concedere appigli. Quattro vittorie in tre set, tre match senza offrire alcuna palla break. Deve ancora perdere la battuta Federer, cinico, attento. Nel secondo e nel terzo parziale con Mannarino - fermata di ottavi - piccoli segnali negativi, prontamente spazzati via dalla classe del campionissimo. 

Kevin Anderson è avversario di altra pasta. Il sudafricano, all'apparizione n.11 a Wimbledon, è giocatore d'esperienza, in ottima condizione, con un bagaglio che trova massima espressione su superficie veloce. Non a caso, nel 2018 vanta il titolo a New York e due finali, a Chennai ed Acapulco. Per la prima volta in carriera si trova ai quarti a Wimbledon - tre volte al quarto turno in precedenza - sogna lo sgambetto a Federer per firmare un'impresa. Un cammino di livello, affermazioni rapide con Gombos e Kohlschreiber, due W al quarto con Seppi e Monfils - partita diluita in due giorni. 

Federer, una sola sconfitta sull'erba nella corrente stagione - KO con Coric ad Halle - parte con i favori del pronostico, in virtù di un passato perfetto con Anderson. Il computo complessivo dice 5-0 Roger, i due non si affrontano dal 2015. Quello di oggi è il primo stop sul verde. Anderson può trarre punti diretti dal servizio, passa da una giornata perfetta pallina alla mano la sua chance. Di contro, Federer ha una varietà di colpi in grado di inibire la potenza del sudafricano, ha diverse frecce all'arco per indirizzare verso il suo angolo la contesa. Esito scritto o ribaltone all'orizzonte?

 

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Johnathan Scaffardi
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