L'ennesimo capolavoro della carriera di Roger Federer si è compiuto oggi, sul campo centrale di Wimbledon, con lo svizzero tornato a trionfare ai Championships a cinque anni di distanza dall'ultima volta (2012, battuto in quattro set Andy Murray). Il successo su Marin Cilic rappresenta solo l'ultimo record di una storia inimitabile, che ora parla di otto titoli sull'erba di Londra, diciannove nel computo complessivo delle prove dello Slam.
Come già accaduto dopo il trionfo in Australia, le parole della premiazione paiono lasciare un Federer dubbioso sul proprio futuro. "Spero di tornare a difendere il titolo", la dichiarazione a caldo che ha fatto nuovamente sobbalzare tifosi e appassionati, terrorizzati alla prospettiva di non poter più ammirare un simile fuoriclasse. Ma l'elvetico chiarisce meglio, proprio come a Melbourne, i termini della questione nella successiva conferenza stampa: "Non si sa mai cosa può accadere in futuro- dice Federer - e francamente, dopo quello che mi è capitato la scorsa stagione, penso di avere con ogni probabilità a disposizione un anno di tennis davanti a me, con la mia programmazione, la mia preparazione atletica e con i tornei che mi piace giocare. Quindi sì, mi vedo ancora qui l'anno prossimo di questi tempi. Ma, siccome è una scadenza molto lontana, e dato ciò che è avvenuto lo scorso anno, ho voluto approfittare dell'occasione per ringraziare il pubblico in un momento così speciale, e far capire loro che sì, spero proprio di tornare. Anche se a trentacinque, trentasei anni, non si può avere la garanzia di farcela. Ma l'obiettivo rimane quello di essere qui l'anno prossimo e di provare a difendere il titolo". Un Federer che racconta ciò che gli è passato per la testa negli ultimi dodici mesi: "Non ero certo di poter avere un'altra possibilità in finale dopo la sconfitta (con Raonic, ndr) dello scorso anno. Nel 2014 e nel 2015 avevo perso proprio in finale contro Novak Djokovic, ma ho sempre creduto che sarei potuto tornare e vincere ancora una volta".
Alla domanda relativa agli stimoli che gli consentono di continuare a competere nonostante l'età, Roger risponde così: "Non lo so, mi piace giocare. Ho un team fantastico, mia moglie è straordinaria, è la mia prima supporter, a lei va benissimo che io continui a giocare. Adoro ancora competere nei grandi appuntamenti. I viaggi, gli allenamenti, non mi pesano, anche perchè sto giocando un po' meno rispetto al passato, e mi sto prendendo maggiori pause nel mio ritorno da un torneo a un altro. Mi sento quasi come se stessi giocando part-time, è una gran bella sensazione". Futuro delineato quindi: un altro anno e mezzo, se il fisico reggerà, ai ritmi di questo 2017, con una programmazione limitata e incentrata esclusivamente sui tre tornei dello Slam ancora alla portata (non vi rientra il Roland Garros). Riposo, gestione delle energie e gioco sempre più aggressivo, un mix rivelatosi vincente nella stagione in corso, che ha appena condotto Federer al risultato più atteso, la conquista dell'ottavo Wimbledon della sua carriera (superati Pete Sampras e William Renshaw): "Wimbledon è sempre stato il mio torneo preferito, tutti i miei idoli hanno calpestato questi campi, ed è anche grazie a loro che sono diventato un giocatore migliore. Proprio per questi motivi, fare la storia qui a Wimbledon significa davvero molto per me. La cosa divertente è che durante questa giornata non ho pensato ai record, mi sono venuti in mente solo al momento della premiazione. Mi rende invece più felice il fatto di essere riuscito a vincere qui ancora una volta, perchè la strada per tornare al successo è stata lunga. A volte è stata dura, ma come immaginavo che sarebbe stata. La pausa mi è servita tantissimo, ha funzionato meravigliosamente. Io stesso sono sorpreso da quanto fatto quest'anno. Ho dovuto prendere alcune decisioni difficili, come saltare il Roland Garros. So che può essere sembrata una scelta semplice, farlo per vincere Wimbledon, ma non lo è stata".