Giornata di trionfi e di record per Novak Djokovic, indiscusso numero uno del tennis mondiale, e ora a quota sei titoli agli Australian Open come Roy Emerson e undici trofei dello Slam come Rod Laver e Bjorn Borg. Il serbo si gode la premiazione, si affaccia nello spazio antistante il campo centrale per salutare i tifosi, e poi si reca in conferenza stampa per rispondere alle domande dei giornalisti: "Oggi ho cominciato alla grande - dice Nole - un po' come contro Federer in semifinale. Non ho sbagliato praticamente nulla, in questo momento sono più aggressivo rispetto al passato e stasera ho giocato esattamente nel modo che volevo, eseguendo perfettamente il piano partita per un set e mezzo. Mi sentivo molto tranquillo da fondo campo e in controllo degli scambi. Poi Andy ha cominciato a servire meglio ed è rientrato in partita. Il secondo set si è deciso su pochi punti, come il terzo d'altronde. Avrei potuto fare qualcosa di più alla battuta, in particolare nei momenti in cui sono stato avanti di un break, ma bisogna dare merito ad Andy per come ha lottato. Ha dimostrato di essere tra i migliori al mondo. Mi ha messo alla prova, ci sono stati lunghi scambi da fondo, abbiamo tirato entrambi forte dalla fine del secondo set in poi, ma era ciò che mi aspettavo. Contro di lui bisogna essere pazienti e costruirsi ogni punto, ovviamente provando a prendere per primi l'iniziativa ed essere più aggressivi. Non è stato possibile farlo per tutto il match perchè ha cambiato spesso tattica, ma nei punti importanti ho sempre trovato un modo per uscirne meglio".
Sesto titolo a Melbourne, un sapore particolare?: "Ogni titolo dello Slam è importante per me e ha un suo significato. Ora sono riuscito a entrare nella storia raggiungendo Emerson. E' un onore vedere il mio nome accanto a simili leggende di questo sport, come Laver e Borg. Non voglio mentire e dire che non penso a queste cose. Entrando in campo sapevo che avrei potuto scrivere una pagina di storia del tennis, mi è servito come motivazione in più per fare del mio meglio. Ha funzionato come incoraggiamento, come obiettivo, e ora l'ho raggiunto. Ho giocato le ultime cinque finali Slam che si sono disputate, quattro le ho vinte: è qualcosa di incredibile, ne sono molto orgoglioso. E il merito va anche al mio team, abbiamo lavorato tanto per essere qui adesso e dobbiamo goderci ogni momento, perchè è in questi tornei che tutto assume valore. Negli ultimi quindici mesi sto giocando il miglior tennis della mia vita. Anche nella vita privata tutto sta andando a gonfie vele, faro in modo di continuare così. Il segreto del mio successo? Non credo ci sia un segreto o una o due cose che mi permettono di fare quello che sto facendo, non è così semplice. Si tratta di anni di duro lavoro, e non parlo solo degli allenamenti, ma di tutte le cose che si è costretti a fare da professionista e che condizionano anche lo stile di vita. Il tutto per cercare di diventare una persona e un giocatore sempre migliori. Nel tennis si gioca da soli, quindi spesso bisogna confrontarsi con se stessi. Ho capito che a volte sono io il mio primo avversario e per trovare una soluzione bisogna essere tranquilli anche nella vita di tutti i giorni".
"Non ho intenzione di cambiare a causa del successo. Non voglio diventare arrogante solo perchè sto vincendo, ma continuare a condurre lo stesso stile di vita che mi ha permesso di essere dove sono ora. Rispettare gli avversari è la chiave per continuare su questi livelli". A chi gli chiede se c'è una ragione precisa dietro le ultime partenze lanciate, Nole risponde così: "Contro Nadal a Doha ho cominciato in maniera aggressiva perchè si giocava sulla distanza di tre set su cinque. Contro Roger ho giocato perfettamente i primi due set, ho perso il terzo e nel quarto eravamo molto vicini. Anche oggi sarebbe potuta finire al quinto se avessi perso concentrazione. Credo che l'esperienza, il fatto di aver giocato contro grandi campioni nei vari turni dei grandi tornei mi stia aiutando molto. E poi sto migliorando. Non gioco il tennis dello scorso anno, ma sempre meglio, non solo tecnicamente e tatticamente, ma anche dal punto di vista mentale. Non posso permettermi di rilassarmi, qui nel circuito ci sono tanti giocatori che sono affamati di vittorie, un po' come dei lupi che cercano di raggiungerne un altro in vetta a una collina. Tutti vogliono essere al top. Affamato in vista di Parigi? Molto affamato, ma ci saranno molti altri pasti da consumare prima di Parigi. Parigi è il dessert".