Game, set and match Djokovic. Ancora, ancora e ancora. Quante volte avremmo sentito dire quest'anno questa frase da tutti i giudici di sedia. Quante volte la sentiremo ancora dire negli anni a venire. Difficile immaginare un altro tennista dare del filo da torcere al campione serbo nel riscrivere il libro dei record nel prossimo futuro. Si perchè la prestazione che ci ha regalato oggi il numero uno al mondo è un mix di solidità (piatto forte della casa), intelligenza tattica, atletismo e consapevolezza dei propri mezzi. Ancora una volta tra lui e il gradino più alto del podio c'era un giocatore che veramente ha scritto la storia recente di questo nobile sport, reso ancor più elegante dalla sua applicazione nel campo di gioco, ossia Roger Federer. Encomiabile, o forse ancora di più, la prestazione offerta dallo svizzero, ancora alla ricerca di quel 18esimo slam che gli consegnerebbero definitivamente le chiavi dell'Olimpo di questo sport. Ma alla fine ha vinto semplicemente il più forte, il giocatore che alla lunga (come era prevedibile) ne ha avuto di più e che ha saputo, meglio dell'avversario, superare i momenti di difficoltà.

L'inizio di match è stato un ulteriore input di fiducia per il serbo, come dimostra subito il primo game giocato, che sapeva di allarme rosso per Federer: 16 punti e tre palle break salvate dallo svizzero. E questa è stata la constante di tutto il primo parziale, con Djokovic partito con una marcia in più, mettendo pressione da fondo campo, rispondendo con profondità inaudita alle pochissime prime in campo del giocatore di Basilea ( 53% di prima in campo dicono i numeri) e lasciando le briciole quando si iniziava a palleggiare. Dopo un break e controbreak nel terzo e nel quarto game, lo scatto decisivo del serbo arriva nel settimo gioco quando, sul 30-40, trafigge Federer con uno dei suoi passanti di rovescio lungolinea che gli consentono di portarsi avanti nel punteggio e di concludere 6-4 il primo parziale a proprio favore in poco più di 40 minuti di gioco.

Inutile sottolineare l'importanza del set vinto da Nole in quanto si sa, vista la carta d'identità e gli ultimi confronti tra i due, l'80% della possibilità dello svizzero di portare a casa l'incontro passavano dalla vittoria del primo parziale. Un'altra mazzata per la possibilità di successo di Federer sembra darla il secondo gioco di questo parziale quando ha a disposizione ben 5 palle break (di cui 3 consecutive) per provare a dare un nuovo volto all'incontro, ma non riesce a sfruttarle e il serbo resiste. Qui bisogna leggere uno dei passaggi fondamentali di questa gara, basta sfogliare le statistiche e vedere il 4/23 di palle break trasformate da Federer oggi, un numero che pesa come una spada di Damocle sulla testa dello svizzero, e che forse, più di qualsiasi altro colpo o episodio, hanno segnato il risultato finale.

Ad ogni modo la prestazione offerta in questo parziale dal numero 2 del mondo è di tutt'altro spessore, con una percentuale di prime in campo ben maggiore, con il dritto che fa stropicciare gli occhi e soprattutto, inaspettatamente, con la grande quantità di scambi prolungati da fondo campo che riesce a portare a casa. Sul finale di set arrivano i giochi più interessanti: clamoroso è il 10, quando Roger, sul punteggio di 5-4, ha a disposizione ben 2 set point sul servizio di Djokovic, ma il primo se ne va con una gran prima del serbo e il secondo incredibilmente con un dritto sbagliato dallo svizzero da ¾ campo. Ma la lucidità del grande campione gli consente di andare avanti e non guardare indietro, e infatti nel turno di battuta successivo del serbo ecco che arrivano altre due possibilità di chiudere il parziale: la seconda è quella buona, con un rovescio incrociato che non lascia speranze al numero uno al mondo, il “come on” urlato forte rivolto ad un pubblico sempre più schierato dalla sua parte e secondo set che si chiude con il punteggio di 7-5 Svizzera.

Adesso si che l'inerzia dell'incontro sembra tutta dalla parte di Roger, più brillante in campo e più convinto dei propri mezzi, e soprattutto con un Djokovic dall'altra parte del campo che appare più umano, incappando in qualche errore in più rispetto alla prima ora di gioco. Dopo uno scambio di break nel terzo e nel quarto game, ecco che l'ottavo segna forse la svolta decisiva a questa finale: da 40-0, il serbo si fa rimontare concedendo due palle del 5-3 allo svizzero che però, ancora una volta, non ne approfitta. Inarrestabile invece è Djokovic il turno di battuta successivo dello svizzero: lo inchioda da fondo, lo rimonta dal 40-15 a suo favore facendolo muovere da destra a sinistra a suo piacimento mandandolo in riserva di energia e sfrutta la palla break a disposizione, procurandosi la chance di servire anche per il terzo set, che, da grande campione, non si lascia sfuggire (dopo aver annullato altri due break point).

Questo sicuramente è stato il passo decisivo del serbo verso la vittoria del suo decimo slam, perchè quel set fondamentalmente ce lo aveva in mano Roger, sia per come stava giocando che per le opportunità di strappare il servizio all'avversario che ha avuto. Adesso l'orologio segna 2 ore e 15 minuti di gioco, con lo svizzero visibilmente meno veleggiante sul campo rispetto ai primi due parziali, dove ha speso tantissimo per rimanere attaccato con le unghie e con i denti all'incontro.

Il quarto set è il punto esclamativo alla prestazione maiuscola del numero uno del mondo, che strappa immediatamente il servizio a Federer nel primo gioco e scappa in pochi minuti sul 3-1 a suo favore. Addirittura i break diventano due quando nel settimo gioco il serbo si inventa una risposta incredibile su una prima consistente di Roger e si porta sul 5-2 e la possibilità di servire qui per chiudere l'incontro. Ma lo scatto d'orgoglio che ha Federer è quello del grande campione, che non vuole arrendersi nonostante il match sia segnato, e infatti recupera uno dei due break giocando un paio di rovesci meravigliosi, tiene a 30 il turno di battuta successivo portandosi sul 4-5 e addirittura procurandosi altre 3 break point quando il serbo si trova a servire per la seconda volta per il titolo. Ma stavolta la prima di servizio toglie le castagne dal fuoco al numero uno del circuito che, con un 6-4 anche in questo parziale, può gridare al cielo tutta la sua gioia e festeggiare quel titolo che a New York mancava dal 2011, anno nel quale Nole vinse 3 dei 4 Slam, proprio come avvenuto in questo 2015.