Il tetto si chiude, il duca di Kent arriva sul campo centrale dell'All England Club, entrano il piatto del finalista e il trofeo del vincitore. Il primo se lo prende Roger Federer, il secondo Novak Djokovic. Cala il sipario sull'edizione 2015 di Wimbledon, la numero 129, e arrivano le dichiarazioni a caldo dei protagonisti della sfida, come da tradizione.

A cominciare è lo sconfitto, un Federer notevolmente dispiaciuto e deluso, ma cosciente di aver trovato sulla sua strada un avversario troppo forte in questo momento: "Ho dato tutto - ha detto lo svizzero - ma Nole ha giocato non solo bene oggi ma tutto l'anno, non solo quest'anno ma così da qualche anno". "Te lo sei meritato, Novak" dice Roger guardando verso il suo avversario. "Il primo set? - prosegue il numero due al mondo - Beh, lo sport è così, non sai mai come va a finire, nel secondo sono stato fortunato, poi sono stato fortunato nel terzo, prima che nel quarto Djokovic diventasse solido come una roccia. Sono contento. Lavoro duro per restare sempre a questo livello, devo ringraziare il mio team, la mia famiglia. Sono sempre affamato e motivato di continuare a giocare per quanti sforzi questo possa richiedere. Vorrei ringraziare il pubblico. E' sempre un onore tornare qui. Avrei voluto vincere, ma tutto sommato è giusto che abbia vinto". 

La gioia del vincitore si accoda ai complimenti al rivale, al pezzo di storia del tennis e di fatto il padrone di casa per l'accoglienza che il pubblico gli riserva: "E' sempre un privilegio, un onore giocare contro Federer - dice Djokovic - Non è facile affrontare su questo campo un campione come Roger, soprattutto quando uno come me affronta un idolo come lui. Sapevo che Roger avrebbe giocato al meglio, ti spinge a trovare sempre i limiti in ogni singolo punto. Il mio approccio è stato proprio questo, di mettere sempre tutto in campo. Lavori tutta la vita per giocare queste partite, ti vedi sul Centre Court con in mano questo trofeo, e sono contento di averlo conquistato ancora". Il terzo Wimbledon che il serbo conquista, tanti quanti uno dei suoi allenatori, Boris Becker. "Ho pareggiato Boris? Beh, io festeggerò, lui meno perché l'ho raggiunto - ride Nole - E' stato un percorso lungo, abbiamo imparato a conoscerci, siamo diversi, lui tedesco, io serbo, però ci siamo conosciuti e questo trofeo è anche per lui e per il resto della mia famiglia. Il mangiare l'erba? Beh, quest'anno ha un sapore fantastico, i giardinieri hanno fatto un grande lavoro. Da bambino sognavo di vincere qui, e quando lo sei sogni di fare qualcosa di pazzo quando vinci, beh, io mangio l'erba del Centrale".