A Wimbledon è tempo di fermarsi e tirare il fiato. La rigorosa tradizone del Tempio impone lo stop domenicale. Tempo di bilanci e di analisi: nel tabellone femminile molte teste sono cadute, si sono affaccaiti volti nuovi, si sono ritrovate vecchie conoscenze che sembravano essere cadute in disgrazia.
La prima certezza si chiama Serena Williams. La leonessa di Compton ha saputo lottare ed uscire da momenti difficili, aggrappandosi con tutto l'orgoglio e la classe di cui Madre Natura - in questo decisamente generosa - l'ha dotata. La partita contro la Watson è stata fra le più belle e drammatiche di questa prima settimana di torneo e ha tenuto con il fiato sospeso i quindicimila assiepati sugli spalti del Centre Court e tutti gli appassionati di tennis. Nel Big Monday si regalerà un nobilissimo derby di famiglia, dieci Wimbledon in un solo campo. Una partita che sicuramente regalerà spettacolo e forti emozioni: Venus ha dimostrato di essere in grande forma, demolendo la povera Brengle in tre quarti d'ora ma anche lottando contro Yulia Putintseva, che ha tenuto botta per due ore prima di alzare bandiera bianca. La partita contro la Krunic una formalità per sigillare nero su bianco l'appuntamento di lunedì per l'ennesima sfida in famiglia.
Chi ha navigato tranquilla è stata Maria Sharapova, che sin qui non ha trovato ancora avversarie in grado di crearle grattacapi. Sarà lei a tastare la consistenza della favola Zarina Diyas: la kazaka, scalpo dopo scalpo - fra cui quelli di Pennetta e Petkovic - si è silenziosamente invitata al ballo delle migliori sedici. Volto nuovo assieme a quello fresco di Belinda Bencic: la diciottenne svizzera, che due anni fa ha sollevato il trofeo Junior, è in grande ascesa e sta dimostrando che le belle parole spese per lei dagli addetti ai lavori non sono solo di circostanza. Per lei ora inizia l'inferno: prima il test contro una ritrovata Vika Azarenka, quindi - in caso di successo - dritta nelle fauci di una delle due Williams. Ma, come direbbe Dante, qui si parrà la tua nobilitate, giovane Belinda.
Ritrovata sembra anche Agnieszka Radwanska: Maga Aga ultimamente sembrava aver riposto cilindro e bacchetta e perso i suoi poteri. La clamorosa eliminazione al primo turno del Roland Garros aveva fatto srogere qualche dubbio sulla polacca, che invece fra la finale di Eastbourne (seppur persa contro Bencic) e le prime esibizioni a Wimbledon è tornata a vincere e convincere, sciorinando anche quel suo tennis fatto di grazia e bei colpi che l'hanno resa una delle tenniste più amate dal pubblico.
A completare il lotto delle "sopravissute" alla prima settimana anche la lottatrice Jelena Jankovic, la sempre meno sorprendente svizzera Timea Bacsinszky, una Caroline Wozniacki sin qui ordinata e diligente, le americane Madison Keys - a detta di molti una delle gemme più splendenti del tennis made in Usa - e Coco Vandeweghe, la spagnola Garbine Muguruza, picchiatrice formidabile ma capace anche di esprimere un buon gioco.
Fra le dolenti note, c'è purtroppo da inserire il tennis azzurro: eliminate al primo turno Flavia Pennetta, Francesca Schiavone (uscita però sconfitta dal derby contro Sara Errani), Karin Knapp - ritiratasi quando era sotto di un set e 0-3 nel secondo - e Roberta Vinci, poca strada ha fatto anche Sara Errani, sconfitta in un combattuto match dalla croata Alexandra Krunic al secondo turno, mentre Camila Giorgi si rivela ancora una volta giocatrice enigmatica, Giano bifronte una volta talento smisurato l'altra pasticciona di prima categoria.
Bocciate anche Eugenie Bouchard e Simona Halep, due tenniste che paiono aver smarrito la retta via. Tanto la canadese, finalista l'anno scorso, quanto la romena - battuta in semifinale proprio da Genie - sono uscite di scena al primo turno. Un posto dietro la lavagna, infine, è tutto per Petra Kvitova: gran talento la mancina ceca, ma anche black out inspiegabili. Valga come esempio l'assurdo psicodramma della partita di ieri contro Jelena Jankovic, con un ottavo di finale che pareva solo da certificare e che invece ha preso la direzione della serba.