Il finale che non ti aspetti, o meglio la finale che non ti aspetti. Come un film dal lieto fine, dovrebbe finire nella maggior parte dei casi con il bacio, e vissero tutti felici e contenti. Bè felici e contenti lo siamo comunque, perché no? Però arriva sempre il colpo di scena, anche nei film. Oggi si ribalta il tennis. si sovvertono i pronostici. E' il bello dello sport, era dal 2005 che le finali degli Us Open erano discorsi ristretti a quattro atleti: Murray, Federer, Djokovic e Nadal. Nove lunghi anni di tante promesse, spente in semifinale. Magari esiste in un angolo remoto della terra un disgraziato che ha scommesso su una finale Cilic - Nishikori ad inizio torneo, magari in preda ad un delirio di troppa grappa alla sagra del paese. Cilic, talento mai esploso, più noto alle cronache per il silent ban smascherato che gli costò una squalifica per doping. Nishikori, che in patria è famoso quanto Honda, se non di più. Si caricano sulle spalle due nazioni, e sono guidati all'angolo da due vecchie glorie del tennis. L'allenatore del croato è Goran Ivanisevic, eroe serbo campione di Wimbledon nel 2001, mentre il giovane giapponese è guidato da Chang, statunitense di genitori di Taiwan vincitore al Roland Garros nel 1989, battendo in finale Stefan Edberg, guardacaso coach di Federer.

Due semifinali che sembravano scritte per aprire il proscenio al remake di Wimbledon, alla grande rivincita di Roger Federer. Ma alla fine colui che ha deluso di più è proprio lo svizzero, mai in partita contro Cilic, e surclassato in tre set. Un primo campanello d'allarme era già scattato prima, durante e dopo la rimonta epica su Monfils. Non è semore domenica. Bè, oggi si. Un bombardamento in piena regola quello di Cilic, dal primo all'ultimo servizio. No contest match, 1 ora e 45 minuti. Sarà quindi inevitabilmente il quarto vincitore diverso di una prova dello Slam in questo 2014, dopo Wawrinka a Melbourne, Nadal a Parigi, Djokovic a Wimbledon.

Nishikori ha completato un percorso pazzesco, battendo in serie Raonic, Wawrinka e Djokovic. Non uno scherzo. Si parlava di Tomic, di Dimitrov, di Raonic, tutti componenti di una generazione bum bum, pronta a scalzare dal trono i migliori. Nessuno ha mai calcolato più di tanto il 25enne giapponese, classe 1989, proprio quando Chang vinceva a Parigi. Considerato un grande atleta, solido, ma acerbo. Le risposte tutte in un colpo, dopo il successo a Barcellona e dopo aver dominato Nadal a Madrid per un set e mezzo, salvo infortunarsi sul più bello.

Questa finale sarà una festa del tennis, di chi ama il tennis. Perché rompe la monotonia, distrugge le gerarchie, rinvigorisce tutti quei tennisti che per anni sono rimasti nell'ombra dei Big 4. Tutto è possibile, e Cilic e Nishikori ne sono la prova.

US OPEN MASCHILE:

K. Nishikori - N. Djokovic 6-4, 1-6, 7-6, 6-3

M. Cilic - R. Federer 6-3, 6-4, 6-4