E’ passato più un anno ormai da quelle due settimane dorate, impeccabili, surreali. Il torneo su terra battuta più famoso al mondo, lo Slam parigino, ha chiuso le sue porte agli affezionati Top Players che ogni maggio si incamminano verso il campo del Philippe Chatrier per (as)saggiarne la consistenza, testarne la condizione e cercare di carpirne i segreti, mentre l’inconfondibile odore di terra rossa si mescola a scie di fondue bollente, croissants appena sfornati e crêpes per ogni gusto, in attesa della prossima edizione.
Ma questo non è un aneddoto qualsiasi, raccontato per far risvegliare i sensi di chi purtroppo al leggendario Roland Garros non ci è mai stato e sogna un giorno di potersi anche solo sedere sul seggiolino più alto dell’ultima fila di spalti, questa è una storia vera, magica e comune allo stesso tempo, tanto inaspettata da una parte quanto agognata e voluta dall’altra: il 27 maggio 2012 il mondo del tennis fa la conoscenza di Sara Errani.
Come una stella con un moto di rivoluzione lungo e tortuoso in attesa di lasciare che tutti possano finalmente ammirare la sua luce splendere, questa giocatrice italiana non viene dal nulla, non è lì per caso ed ha aspettato il suo turno che è infine giunto.Dieci anni di allenamenti, di sudore, di fatica, di sacrifici, come tante altre tenniste hanno fatto, fanno e faranno. O forse no. Meglio specificare. Sara non è esattamente COME tante altre tenniste o quantomeno come il prototipo di una della sua specie: le mancano tanti centimetri, di lunghezza e circonferenza, dai piedi alle braccia, e le mancano i “watts” nella racchetta, soprattutto alla battuta – fondamentale che fa la differenza nel circuito maschile, figuriamoci nel femminile; non le manca però la velocità, l’astuzia, l’agonismo ma soprattutto la CONSAPEVOLEZZA.
Ed è questa a spiegare forse perché molto spesso i paragoni tra lei e “le altre” sono fatti ben volentieri a cuor leggero: la consapevolezza di tutto quello appena nominato, in positivo e in negativo. La consapevolezza di dover possibilmente lavorare di più, faticare di più e soffrire di più per ottenere le stesse identiche cose. La consapevolezza di essere al centro di un palcoscenico – quello italiano – molto severo e fumantino, fatto di spettatori pronti ad input di millisecondi a piangere di gioia e criticare duramente, e contemporaneamente al centro di un cosmo di cui fanno parte stelle ben più grandi di lei, stelle che abbagliano, che urtano gli occhi per la potenza dei loro raggi, che occupano un posto in vista nel cielo del tennis.
L’alba di questa stella sorge il 27 maggio di un anno fa, day1 dell’Open di Francia, e sul suo moto incrocia giorno dopo giorno la racchetta con Casey Dellacqua, Melanie Oudin, Ana Ivanovic, Svetlana Kuznetsova… E’ il 3 giugno 2012 e grazie ai quarti di finale conquistati Sara diventa la n.1 d’Italia. Due giorni dopo affronta e batte per la prima volta in carriera una Top10, la malcapitata tennista tedesca Angelique Kerber, mentre avanza di pari passo anche nel tabellone di doppio. L’alba ormai è passata da un pezzo secondo le previsioni di pubblico, appassionati e giornalisti, tuttavia qualcosa non quadra: è giorno pieno, il bagliore del sole sembra accecare chiunque alzi gli occhi al cielo ma la sua luce non riesce a coprire quella di questa stella che solo ora ha iniziato ad accendersi. 7 giugno, Sara sconfigge un’altra Top10, Samantha Stosur, ed è in finale. Una doppia finale, è proprio il caso di dirlo, o forse tripla, quadrupla, millesima in base a quanto solo lei sa di averla desiderata, sognata, senza fare troppo rumore per paura di farsi scoprire.
Ecco, ora tutti la vedono, quelli che ancora non l’hanno vista la vogliono vedere, accorrono per chiedere dove fosse stata finora, dove si fosse nascosta, la puntano col proprio dito e le dicono che splende come nessun’altra, che brilla forte e chiara e che la sua luce è inconfondibile. E’ vero, la sua luce è fortissima e forse anche lei ne rimane stupita, non crede di averla sempre avuta dentro di sé quella forza, non crede di essere davanti a tutti, nella top10 del ranking mondiale, insieme alle altre stelle che prima vedeva solo da una zona d’ombra.
Il moto non si ferma e il tempo passa, fatto di nuove albe e nuovi tramonti, di eclissi parziali e di giornate nuvolose, che portano pioggia e tempesta: il golden set subìto nella grigia Wimbledon la cela alla vista di quelli che la miravano dapprima estasiati e molti decidono di non aspettare che il temporale finisca e la danno per spenta. Agli Internazionali di Palermo dicono che la luce è sempre la stessa, che ormai non ha niente di nuovo da far vedere e nell’assolata America anche altri si alzano e se ne vanno dopo due ottavi di finale a Montreal e Cincinnati. Poi un altro bagliore a Flushing Meadows e a Istanbul, gli ultimi rimasti seduti tranquilli si godono il momento, sibilando tra denti che il ciclo è quasi finito e che presto Sara tornerà nella zona d’ombra dov’era… Lei però sembra sentirli sussurrare distintamente dall’alto e forse inizia a pensare che lo dicano perché effettivamente vedono meglio la sua luce perdere di intensità dal basso. Con l’anno nuovo arriva la stagione delle piogge torrenziali australiane…
Roma, 13 maggio 2013. La prima giornata degli Internazionali promette sole limpido e un tepore che invoglia tutto il pubblico italiano ad uscire di casa e riadagiarsi placidamente da qualche parte, magari sugli scalini del Pietrangeli, magari con gli occhi rivolti al cielo. Si, al cielo, non al campo, perché nonostante le previsioni prevedano brutto tempo per il resto della settimana Sara, la stella azzurra, è lì in alto che splende. Non ha più paura, irradia una luce così rinvigorita, così calda, che asciuga le gocce di pioggia accumulate ancora rimaste e accompagna tutti fino alle semifinali. Ed ecco ancora una volta, tutti la vedono, quelli che ancora non l’hanno vista la vogliono vedere, accorrono per chiedere dove fosse stata finora, dove si fosse nascosta, la puntano col proprio dito e le dicono che splende come nessun’altra, che brilla forte e chiara e che la sua luce è inconfondibile… Sara è n.5 del mondo.
Parigi, 26 maggio 2013. Il giorno della cuspide: il momento che segna il passaggio di mezzo da una fase all’altra. Sara è chiamata ad un’impresa “stellare”, il cielo è affollato di astri, ognuno dei quali desiderosi di prevalere sugli altri e di riuscire a catturare l’occhio di tutti i presenti. Ma la sua orbita ora è più stabile e spaziosa ed il suo cammino verso la gloria più fiducioso. Raggiunge gli ottavi di finale lasciando complessivamente solo 8 games a Rus, Putintseva e Lisicki. Nei quarti viene costretta dal sorteggio ad affrontare le sue paure, lo spauracchio dell’Australian Open si ripresenta d’un botto più forte che mai, sotto forma di elio che le blocca il respiro, proprio come l’idrogeno nel nucleo di un corpo celeste viene consumato e bruciato fino alla morte del soggetto.. ma le supera: Carla Suarez Navarro stavolta è vinta e lascia il passo ai raggi azzurri della nostra Cichi, che ora pulsano e irradiano la capitale come non mai, davvero, perché arriva la prima vittoria contro una Top4 dopo 28 tentativi falliti: Aga Radwanska cade nella polvere del Philippe Chatrier e Sara è la prima giocatrice italiana della storia a raggiungere per 3 volte, e in soli 12 mesi, il penultimo turno di un torneo del Grande Slam.
E così la rivoluzione riparte proprio da dove era iniziata, e nonostante la battuta d’arresto così precoce sull’erba infedele dell’All England Club di Wimbledon e lo scontro con un’altra stella rinata, la Fenice, Flavia Pennetta, che le impedisce di raggiungere la quarta semifinale Slam e difendere il traguardo dell’anno precedente, registra ancora un altro record nella storia del tennis tricolore, e per la seconda volta consecutiva si qualifica al WTA Championships in singolare e in doppio, riportando anche una vittoria in due set contro Jelena Jankovic.
Cosa aspettarsi dal 2014? L’ennesima impresa e la consacrazione come n.1 d’Italia e Top Player mondiale o qualcos’altro? In Australia difende un secondo turno a Brisbane, un quarto a Sydney e un “succulento” primo turno agli AO. Perché succulento? Perché crediamo che, al contrario della superficie londinese che è rinomatamente indigesta alla romagnola, il cemento sia un’ambientazione ben gradita e favorevole per tentare di nuovo una scalata all’agognata Top4; la precedono Kvitova, Radwanska, Sharapova: contando sul fatto che Masha possa recuperare da subito i meno di 200 punti di svantaggio sulla Li visto che lo scorso anno ha scelto di esordire direttamente agli AO e che quindi sarà una bella lotta per il podio di bronzo della WTA, sarà soprattutto Aga che visto il calo notevole durante la scorsa stagione, dovrà partire immediatamente al massimo per difendere il titolo di Auckland e Sydney e i quarti a Melbourne. Per come si è chiuso il 2013, quelle che potrebbero approfittare di questo scontro intestino potrebbero essere proprio la nostra Stella azzurra e Petra Kvitova.
A parte questo, la ritroviamo così, Sara Errani, attualmente in una zona di stasi, di occultazione momentanea, dove la Stella si prepara e accumula luce per la prossima attesa rivoluzione, ma sempre lì sopra che brilla come non mai e noi allora ci avviciniamo insieme a quelli che sono rimasti e a quelli che giungono solo ora e ci sediamo a guardarla con in mente impressa una citazione:
“Le persone sono un po’ simili alle stelle: magari brillano lontane, ma brillano, e hanno sempre qualcosa di interessante da raccontare… Però ci vuole tempo, a volte tanto tempo, perchè le storie arrivino al nostro cuore, come la luce agli occhi.” - Alessandro D’Avenia, Bianca come il latte rossa come il sangue
IN BOCCA AL LUPO PER QUESTO 2014!