Seconda vittoria in due settimane per Nole Djokovic, che analogamente alle semifinali dell'ATP Masters 1000 di Bercy, si impone in 3 set contro un Roger Federer non ancora al massimo ma decisamente in recupero costante. C'è chi definirebbe il secondo set dello scontro odierno come il miglior parziale giocato finora dal vero ritorno dello svizzero, all'incirca 3 settimane fa. Tuttavia c'è da considerare le condizioni fisiche precarie di quasi tutti i Top Plapyers presenti al gran finale di stagione - per ammissione dello stesso Roger nella conferenza stampa di apertura - in particolare quelle di Djokovic e di Ferrer, ovvero i due finalisti parigini: il secondo ha conquistato solo 5 games contro Rafa Nadal, il primo invece si è lasciato sfilare un intero parziale nonostante essere comunque riuscito ad imbastire una debole lotta e si è visto costretto a richiamare tutte le energie possibili rimaste e a boccheggiare fino all'allungo della sicurezza sul 4-1 nel set decisivo.
Tecnicamente abbiamo assistito a 3 approcci differenti per ogni set: il primo, quello diligente, da parte di entrambi, basato su schemi di gioco sicuri e a basso consumo d'energia che ha permesso di mantenere l'equilibrio fino al 4-4, dove poi sullo svantaggio di 15-30, Nole mette in pericolo il proprio turno di battuta con un doppio fallo ma con un'immediata reazione accelera e alza il ritmo quando basta per recuperare e successivamente ottenere il break decisivo e con lui il primo set. Il secondo, quello aggressivo, terra del Maestro, che dopo aver picconato il muro serbo per 4 games riesce a fare breccia e a portarsi in vantaggio. Più che muro però il Djoker sembra mostrare capacità rigenerative alla Wolverine e ricambia il duro colpo strappandogli a sua volta il servizio. I due tirano il fiato per qualche minuto ma a quanto pare gli anni in più di Roger si fanno sentire e lo svizzero si addormenta prima a rete e poi da fondo sbagliando un dritto a porta vuota. La sveglia però suona in tempo per il tie-break il serbo viene surclassato in scioltezza.
Terzo ed ultimo approccio, quello conservativo: nonostante la stanchezza personale Djokovic capisce che il modo più efficace per mettere al tappeto l'avversario è quello di abbassare il ritmo e spostare il match sulla resistenza; la qualità di gioco cala proporzionalmente alla lunghezza degli scambi. ecco che ora siamo nella terra del n.2 del mondo, che dopo un break in apertura inserisce l'autopilota e viaggia a cinture slacciate verso il traguardo.
Del Potro guarda il match comodamente sdraiato sul suo letto d'albergo e ringrazia, chi finirà tra le sue grinfie a breve partirà sicuramente svantaggiato e questa potrebbe davvero la chance della vita per accedere con una considerevole scorta di energie a disposizione nelle semifinali dove potenzialmente, ad aspettarlo, troverà un Rafa che non vede l'ora di rifarsi dell'amara sconfitta di Bercy e mettere la ciliegina su questa annata stratosferica.
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