Dopo aver atteso la conclusione della prima semifinale di doppio di questo WTA Championships 2013 che ha visto Hsieh e Peng imporsi in due set su Petrova e Srebotnik col punteggio di 7-6(5), 6-2, le luci del Sinan Erdem Dome di Istanbul si spostano sui match di singolare corrispettivi. Prima semifinale che vede opposte una fin’ora strepitosa Na Li che ha superato il girone da n.1 con 3 vittorie e 0 sconfitte e una Petra Kvitova che dopo essersi malamente arresa contro Serena Williams cerca il modo di conquistare una seconda chance e ritrovarla possibilmente in finale.
Sprint della cinese sui blocchi di partenza che si porta subito avanti contro una Kvitova che invece sembra ancora rintontita da una tazza di çai di troppo presa negli spogliatoi evidentemente. In suo soccorso però va il dritto della Li che subisce un guasto lungo 3 games e che le permette di ricominciare il corpo a corpo sul 4-4. Peccato che si autoconvince invece dei propri meriti riguardo alla rimonta appena avvenuta e con un eccesso di fiducia decide di spingere anche le seconde palle che contrariamente alle aspettative le portano 2 doppi falli e un controbreak fatale. Primo set alla n.1 di Cina che ora ha definitivamente sciolto il braccio e imposta l'autopilota nel secondo parziale: solidità da fondocampo e servizio impeccabile che oggi le permette davvero di sbrigare la maggior parte dei punti su schemi basilari impostati sull'1-2: prima a uscire e vincente a campo aperto. Doppia soddisfazione per lei che in un colpo solo raggiunge il best ranking in carriera - 3° posto ai danni di Maria Sharapova - e la finale del Masters.
Seconda semifinale che parte con un pronostico quasi scontato avendo da una parte della rete la n.1 del mondo che fin’ora come di consueto ha lasciato sul campo solo briciole e che invece si rivela essere tremendamente in bilico, tra una Serena dalle condizioni fisiche molto enigmatiche e una Jankovic senza paura. Non passano 4 game dall’inizio del match che Serena inizia mostrare delle crepe: le sue gambe non sembrano funzionare al meglio durante il suo turno di battuta e la Jankovic ne approfitta prontamente per ottenere il break del 3-1 se non per poi spegnersi sul più bello e farsi recuperare. Nonostante Serena sia in lacrime con la faccia nascosta nel suo asciugamano al cambio campo riesce comunque a resistere e a portare a casa il primo parziale.
La tenuta dell’americana però è ulteriormente messa alla prova nella ripresa perché la serba non è intenzionata a scoraggiarsi per lo svantaggio momentaneo e bombarda senza alcun timore ogni angolo possibile del campo avversario, potendo contare, dall’altra parte, su un servizio addirittura inferiore ai 150Km/h – per una che di solito tocca anche i 200 senza neanche aver bisogno di troppa ispirazione. La faccia di Serena è perennemente contratta in una smorfia di dolore ma occasionalmente mostra la sua usuale potenza con dei vincenti stratosferici pur continuando a non voler chiedere l’intervento del fisioterapista; il pubblico del Sinan Erdem Dome però, al contrario di quanto ha fatto ieri con Vika Azarenka, non sembra apprezzare questo atteggiamento della n.1 del mondo e addirittura fa partire dei fischi di disappunto ben udibili dagli spalti.
Tanto è vero che, punta nell’orgoglio, Serena in un modo sconosciuto ai comuni mortali raccoglie le forze per il rush finale e, dopo la titubanza dei primi 2 games in cui si sono susseguiti break e contro break, e una pericolossisa fiammata nella quale JJ ha fatto capire che non aveva ancora finito a di dire la sua e si è riavvicinata sul 4-5, riesce a mettere a segno i due punti decisivi per concludere questo sudatissimo match e pensare alla finalissima di domani – la numero 6 in carriera.