L'appuntamento, per noi tifosi italiani è fissato non prima delle 13.45 ora di Flushing Meadows: prima c'è la finale del doppio misto, antipasto della portata principale, data oggi dalle semifinali del torneo femminile. C'è Serena Williams che proverà a conquistare l'ennesima finale slam della sua luminosa carriera; ma prima di lei ci sarà Flavia Pennetta, che tenterà di spingersi laddove nessuna tennista azzurra ha mai osato arrivare, in una finale dell'Us Open. Ci aveva provato l'anno scorso Sara Errani, ma di fronte alla Gigantessa venuta dal Michigan alla nostra non è restato altro che tornare a casa felice per aver almeno strappato tre games. Ci proverà oggi, con tutte le sue forze, l'Araba Fenice Flavia, risorta dalle ceneri dei problemi al suo polso che non le dava tregua, insinuando nella mentre della brindisina anche il tarlo del dubbio che fosse ormai giunta l'ora di appendere la racchetta al chiodo.
Quindi la decisone di tentare la via dell'operazione chirurgica, nel settembre del 2012 e il lento, graduale ritorno all'attività agonistica. Niente stagione australiana, Flavia rientra a Bogotà ma la sua corsa finisce subito, così come in molti altri tronei. Non mancano però le belle prestazioni: le semifinali sulla terra a Strasburgo e a Basdtad, in mezzo un più che buon torneo di Wimbledon, conclusosi al cospetto di Kirsten Flipkens agli ottavi di finale.
Il numero vero la Penna lo aveva fatto al terzo turno, capottando la francese Cornet al termine di una durissima battaglia di nervi e ribaltando una partita che in molti, dopo il perentorio 0-6 subito nel primo set, pensavano già ben indirizzata verso la fragile Alizè. La brindisina non molla e in due mosse fa sua la partita: dapprima infligge il colpo che fa barcollare la Cornet strappandole il secondo set al tie-brek, quindi completa il lavoro asfaltandola 6-2 nella partita decisiva.
Cavalcata - Quindi ecco la cavalcata in terra americana, sul tanto amato cemento di New York che già tante gioie le aveva dato in passato. Già tre volte, prima della vittoriosa sfida contro Roberta Vinci dell'altro ieri, la nostra si era spinta fino alla soglia della semifinale degli Us Open, e in altrettante occasioni era stata respinta. Accadde nel 2008 ( contro Dinara Safina), nel 2009 (contro Serena Williams) e nel 2011 contro la tedesca Kerber, in un torneo in cui fece lo scalpo anche a Maria Sharapova.
Quest'anno un cammino regolare in cui, non ha ancora ceduto un set: ne han fatto le spese l'americana Gibbs, il fantasma di Sara Errani - che sta attraversando un fisiologico periodo di crisi e di stanchezza dopo le splendide ultime stagioni, sempre giocate a mille all'ora dividendosi sempre con grande generosità fra singolare e doppio - la bombardiera Kuznetsova e l'altra Chichi, Roberta Vinci. La quale, dal canto suo, vede per il secondo anno consecutivo sfumare la semifinale, sempre con la beffa ulteriore di uscire per mano di una compagna di squadra e amica di vita: fu così con la Errani l'anno scorso, è stato così quest'anno con Flavia.
Precedenti e statistiche - Sono tre i precedenti fra le due giocatrici. Se vogliamo escludere il non match di Wimbledon, non disputatosi per il forfait di Vika che era uscita infortunata dal turno precedente, il bilancio è in assoluta partià. A Stoccarda nel 2010, vinse nettamente la bielorussa, che liquidò la tennista azzurra con un netto 6-1, 6-4. Si giocava sulla terra, mentre nell'unico precedente su superficie dura la vittoria arrise a Flavia Pennetta: era il 2011 e il torneo quello di Dubai: 6-3, 6-7, 6-4 il punteggio in favore della brindisina.
Quinta sinfonia - Il pensiero stupendo di Serena Williams è quello di suonare la Quinta Sinfonia anche sul cemento di New York. Una nuova coppa da aggiungere alla sua strabordante bacheca, fatta, solo per citare i tornei dello Slam, di cinque successi in terra d'Australia, altrettanti sul Centre Court più prestigioso del Mondo e due Roland Garros. Nonchè, bién sur, quattro Us Open. C'è prima una finale da conquistare e poi eventualmente da vincer prima di stendere lo spartito musicale, e na Li ha tutte le intenzioni di voler togliere un po' di ispirazione alla Beethoven della racchetta al femminile. Solida sin qui la cinese, che in Australia aveva centrato la finale poi persa in una drammatica partita contro Vika Azarenka, durante la quale fu vittima di ben due infortuni alle caviglie. Devastante invece la Williams, che alle avversarie ha concesso in tutto 13 game in cinque partite, tornando a imporre quel gioco dominante a Wimbledon messo in crisi dalla pugilessa con il viso d'angelo, la tedesca Lisicki poi finalista perdente sul Centrale.
La sfida di oggi sull'Artur Ashe ci dirà se a prevalere sarà la solidità della cinese o lo strapotere fisico della statunitense. Certo le statistiche non giocano di certo a favore della prima: in dieci precedenti, il bilancio è di 8 vittorie Williams. L'ultimo incrocio di racchette è stato molto recente, a Cincinnati, poco prima che iniziasse l'Us Open. Anche in quel caso si trattava di una semifinale: vinse la Williams, che piegò la cinese con un doppio 7-5. Una partita quindi equilibrata, come del resto tutte le sfide fra le due: un appiglio, seppur minimo, a cui la cinese si può aggrappare. Impegnare a fondo l'avversaria e vedere di nascosto l'effetto che fa...