WIMBLEDON - Alla fine di un torneo ricco di sorprese, il pubblico, la critica e gli organizzatori hanno avuto la finale che volevano: il più forte giocatore del mondo contro l’eroe di casa che questa volta va in campo con concrete possibilità di successo. L’anno scorso Andy Murray aveva solo illuso gli inglesi ma in finale aveva trovato un Roger Federer ancora in grado di poter difendere il proprio prestigio ed i suoi record. Comunque ci sarà tempo per studiare se l’astinenza britannica a Wimbledon, che dura dal 1936, potrà continuare oppure se lo scozzese Murray avrà meritato una completa cittadinanza britannica.
Nel presentare ieri la finale del singolare femminile temevo di essere stato troppo severo con Marion Bartoli e Sabinal Lisicki affermando che la loro sfida rischiava di passare alla storia come le più povera finale di Wimbledon di tutti i tempi. Sbagliando, avevo anche scritto che avrebbe vinto la Lisicki, perché mi era difficile immaginare la Bartoli campionessa di Wimbledon, me mi era ancora più difficile pensare che una finale, sia pure di un torneo così importante potesse paralizzare una giocatrice che due giorni prima aveva battuto Serena Williams, la giocatrice più forte del mondo.
Credo anche che sia giusto rallegrarsi con Walter Bartoli, il padre della vincitrice, che ha abbandonato la sua professione di medico per dedicarsi completamente alla carriera della figliola, una scelta coraggiosa (o folle?) che però ieri ha finalmente pagato. Nelle sette partite giocate nel torneo la Bartoli non ha perso nemmeno una set ma ha sfruttato la fortuna di avere avuto un sorteggio particolarmente benevolo perché nella sua corsa verso il titolo la vincitrice non ha incontrato nessuna giocatrice classificata tra le prime 17.
Nella giornata conclusiva del torneo il nostro tennis sarà rappresentato da Gianluigi Quinzi una ragazzo di Porto San Giorgio che giocherà la finale del singolare juniores contro il coreano Chung. Una curiosità: L’unico italiano ad aver vinto la prova junior a Wimbledon era stato nel 1987 Diego Nargiso, mancino come Quinzi, al quale auguro lo stesso risultato.