Siamo di fronte alla storia, quella vera. Non c'è frase più banale ma, allo stesso tempo, più vera che possa descrivere il contesto, il personaggio e la leggenda che da esso deriva. Come un tuono, come un lampo fuggente in un pazzo pomeriggio turco dominato da un insensato viaggio nel tempo a ritroso. Forse il tempo è andato oltre il tempo stesso, accarezzando alla velocità della luce quegli impercettibili particolari che descrivono le leggende in quel modo poliedrico di essere tali. Di distinguersi inevitabilmente da tutto ciò che alimenta la normalità e la noia. 

Polvere di stelle nelle lacrime di una ragazzo di 35 anni che ha appena vinto il suo settimo mondiale di Formula 1, oltrepassando i sogni di quel bambino con il casco giallo e la consapevolezza interiore di arrivare lì, in un modo o nell'altro. Lewis Hamilton è arrivato come un tuono soggiogando il suo Universo, inghiottendo la Formula 1 alla sua volontà e al suo modo di essere grande, trasversale e incontrastabile nel suo modo più assoluto. La settima corona come Michael Schumacher, qualsiasi altra descrizione sarebbe superflua.

Bastano le immagini in mondovisione, le lacrime fanciullesche al termine di una gara da Hamilton, vinta con la destrezza e quella capacità innata di rigenerare le gomme in un contesto impossibile, per tutti gli altri. E' dentro l'abitacolo impolverato, come se quella Mercedes fosse uscita da uno sfascia carrozze degli anni 80', come se la Formula 1 fosse tornata indietro di quarant'anni. Si gode ogni secondo, quegli attimi che in pista sembrano anni, si appoggia al dispositivo di protezione cercando un fondo di verità in un contesto sognante. Oltre i suoi sogni più sfrenati ma è tutto vero, mentre si slaccia quel casco totalmente diradato e stanco.

E' un pomeriggio storico per il mondo dello sport, contornato da un'aura particolare e totalmente priva di ogni forma di razionalità, dominata dalla bellezza. E lo dimostra anche Sebastian Vettel, dominatore degli ultimi dieci anni di Formula 1 insieme all'inglese: undici titoli Mondiali conquistati, nove nell'ultima decade dello sport automobilistico più importante al mondo. "It's History man", gli sussurra il tedesco mentre una stretta di mano crea la pentola d'oro nelle ombrose nuvole e un'immagine simbolo degli ultimi vent'anni di sport. Non è rispetto ma ammirazione reciproca, nella sua forma più sincera e meravigliosamente devastante. 

Paragonare, confrontare e parametrizzare non è nelle corde del sottoscritto e non dovrebbe nemmeno essere il pane quotidiano di molti. Ragionare è lecito, godere è un diritto perché Lewis Hamilton è un gigante della Formula 1, è un gigante dello sport ed un gigante in quello che c'è l'oltre lo sport. No, non siamo di fronte alla storia. Siamo nella Leggenda, quel pianeta temporale abitato da pochissimi eletti.