Forse è tutto racchiuso in quell'urlo sgraziato (nel senso più dolce del termine) e animalesco, famelico come l'attore principale di un film iconico, degno del miglior tappeto rosso che si possa stendere. Forse è racchiuso tutto in quei piccoli fotogrammi che hanno reso tutto cinematografico, come se l'oceano rosso non fosse abbastanza, come se tutto il contesto restasse per un attimo in una lontana bolla di vetro. Forse è racchiuso nei momenti catartici e da panico, nelle staccate al limite e nei duelli corpo e copro insieme a chi li invoca da tempo.

Nel pacifico inferno Rosso brilla la stella cometa del numero 16 della Ferrari, di quel Charles Leclerc che bissa il successo del Belgio centrando una storica vittoria sul leggendario tracciato Brianzolo. Si, nel tempio della velocità dopo essersi laureato nell'università della Formula 1; due templi dello sporto motoristico per antonomasia che hanno accolto festanti le gesta di un fuoriclasse, diverso da tutti i suoi predecessori e, allo stesso tempo, diametralmente opposto rispetto ai suoi coetanei. Impara in fretta, assorbe qualsiasi informazione come se la spugna del suo cervello fosse sempre bagnata, pronta ad accogliere nuovi spunti per migliorare. Lo sta facendo Carletto, lo sta facendo a grandi falcate senza aiuti e senza distrazioni, gestendo alla perfezione i momenti thrilling, momenti in cui l'ombra di Hamilton si faceva sempre più grande fino a coesistere nello stesso spazio-tempo del numero 16 monegasco.

Una vittoria da fenomeno, lottando da fenomeno contro le due Frecce d'Argento, senza l'aiuto di quel compagno di squadra incappato nuovamente in una giornata "no" (arriverà anche per te Seb, arriverà quella vittoria). "Negli ultimi due giri ho visto la marea rossa e non potevo deluderli", parole a caldo di quel signorino Monegasco che emoziona sempre di più, che affascina per il suo coraggio leonino e quelle capacità innate che solo i più grandi hanno. Più forte dell'usura degli pneumatici, più forte della solitudine e più forte di quell'inferiorità numerica che non ha intaccato minimamente i nervi di Charles, famelico anche nei confronti delle avversità.

Forse è racchiuso tutto nella bandiera scacchi, negli occhi lucidi riflettenti il podio più bello del mondo, è tutto racchiuso nello sguardo e nel sorriso di un ventunenne che sta scalando le gerarchie. Si, è racchiuso nel "perdono", nella consapevolezza altrui di aver trovare un campione, un predestinato che emoziona il popolo rosso, anzi: tutti. Si Charles, una vittoria da fenomeno. Una vittoria da predestinato. 

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