Romagnolo di nascita, ma a sentirlo parlare nessuno direbbe che Riccardo Musconi lo sia, perché l'attuale ingegnere di pista di Lewis Hamilton, ha la cadenza spiccata del tipico british. Imolese di nascita, il simpatico ingegnere di pista della Mercedes ormai vive in Gran Bretagna dal lontano 2006, quando fu la Honda ad ingaggiarlo dopo averne comprese. Dopo aver affiancato Rubens Barrichello per 4 anni, Musconi si è trovato al fianco dei due rivali principali dell'era Hybrid, ovvero Nico Rosberg e Lewis Hamilton, di cui è ingegnere di pista dal 2015. 

Un gran bel rapporto tra i due, che lo stesso ingegnere imolese ci ha raccontato durante una lunga chiacchierata di qualche settimana fa, durante gli Historic Minardi Day ad Imola, dove era presente con tutto il team di Stoccarda dopo che il sabato era stato anche premiato nella splendida cornice di Brisighella, al Trofeo Lorenzo Bandini.

Fonte: Twitter Mercedes AMG F1

Salve Ingegner Musconi, lei ora è uno degli ingegneri più noti e famosi del circus, ma da dove ha inizio la sua passione per la Formula 1 e come è arrivato in F1? 
Dunque, la mia scuola elementare era ad un chilometro da qui, dalla pista, dunque la passione è nata a quei tempi, quando avevo 6-10 anni e le superiori erano dall’altro lato del fiume, quindi son cresciuto qua. Ho studiato a Bologna, ingegneria meccanica, poi sono andato a Modena a fare un master engeneering e ho iniziato a lavorare in Dallara. Il mio sogno, comunque, era quello di lavorare in Formula 1, così ho mandato il curriculum alla Honda, mi hanno fatto fare un colloquio di lavoro e mi han detto che avrei iniziato con loro dopo 20 giorni. Quando son tornato in Italia e l’ho detto al mio capo, lui mi fece “No, no 20 giorni sono pochi” poi di colpo mi disse che potevo andare. Era il 2006 ed ho iniziato con Barrichello a fare il data engeneering, per tre anni e poi siamo diventati Brawn, sempre con Rubens come pilota. Nel 2010, la Mercedes ha comprato la Brawn, è arrivato Nico ed ho iniziato a lavorare con lui, per tre anni, fino al 2012 e per due anni, poi, sono andato in fabbrica a lavorare lì, a seguire le gare da lì, dai nostri maxi-schermi e poi dopo, quando Jock Clear, è andato in Ferrari, mi han chiesto di tornare in pista, a lavorare con Lewis. E dato che di stare in fabbrica mi ero stancato (ride ndr.) ho detto di sì subito e ho fatto dal 2015, ho vinto due titoli con Lewis e ora si va avanti.

 

Dunque, tutto ha inizio con Honda. Cosa ricorda del suo esordio con la casa giapponese?
La tecnologia era molto diversa da quella che c’è adesso, anche se all’epoca sembravano davvero complicate. In più, con la mia professione, avevo accesso ad una quantità di dati davvero ristretta e anche la mia professione era molto diversa da oggi. Dunque, devo dire che questo lavoro è in costante evoluzione, ci son sempre più dati da digerire, c’è sempre più lavoro da interpretare. Ricordo che i primi anni, il lavoro era limitato, per il numero di dati che avevi a disposizione e anche l’atmosfera era diversa, più divertente, mentre ora è davvero un lavoro da quasi 24 ore al giorno, in cui non ci si ferma mai. Un’evoluzione davvero incredibile in soli 12 anni, sembra un’eternità, ma son solo 12 anni.

 

Come ci ha raccontato, lei è stato ingegnere di pista sia con Hamilton che con Nico Rosberg, quali sono le differenze tra i due e come è stato vivere il mondiale 2016, dal lato del box di Lewis? 
Ogni pilota è una persona a sé, anche in mezzo alla strada, se prendi due persone a caso, trovi due caratteri completamente diversi. Nico è molto puntiglioso, lavorava moltissimo, era molto professionale, è un perfezionista, mentre Lewis è una persona umana, molto più godibile sotto questo punto di vista ed ha un approccio differente da Nico. Di quell’anno lì, niente, la cosa che ricordo di più è che per noi, per la nostra parte di garage, è stata una stagione frustrante, perché abbiamo avuto quei problemi tecnici ad inizio stagione, lavoravi ogni settimana sempre più forte, più duramente e, poi, la gara successiva si rompeva qualcosa nuovamente. È vero che da bambini, da ragazzini, erano amici, ovviamente a quel punto non è che ci fosse un gran rapporto, una grande amicizia, o vinceva uno o vinceva l’altro, quindi la competizione era diventata interna al team. L’atmosfera era produttiva, perché entrambi spingevano la macchina in avanti, ma era pesante, molto tesa. Invece, con l’arrivo di Valtteri c’è stata una ventata d’aria fresca, certo puoi immaginare che comunque c’è competizione, non a caso se Valtteri avesse vinto a Baku, sarebbe andato in testa al mondiale, però penso che all’interno del team tutti abbiano imparato la lezione, non vogliamo finire nuovamente in quella situazione.

Fonte: formula1.com

Com'è il rapporto tra lei e Lewis e che lavoro fate insieme, durante i week-end?
Niente, durante le sessioni gli faccio dei confronti, così riesce a vedere dove guadagna e dove perde rispetto a Valtteri. In più, ora abbiamo anche i GPS, dunque riusciamo a vedere anche dove sono le altre vetture, ma di solito durante le sessioni tu guardi solo il tuo compagno di squadra. Quando finisce la sessione, va a cambiarsi, si rinfresca un attimo, 15’ di sosta e poi vengono entrambi da noi in ufficio e ci dicono più o meno come si comporta la macchina durante il giro e noi, dopo, cerchiamo di sistemare la monoposto per dargli il giusto bilanciamento. Di solito cerchiamo di avere, invece del classico debrief, un incontro in cui chiediamo semplicemente cosa non va, senza che lui ci dica che in quella curva la vettura va in un modo o altro. Chiediamo direttamente quale è la prima cosa che dobbiamo affrontare, quindi lavoriamo in quel modo lì, tutte le osservazioni che lui fa, cerchiamo di sistemarle tra FP1 e FP2, poi il venerdì notte anche, ma durante il week-end davvero non ti fermi mai e quando finisce, la domenica sera, non vedi l’ora di andare a letto.

 

Spesso si parla del comportamento di Lewis Hamilton fuori dai circuiti, lei che è il suo ingegnere di pista, che condivide con lui molto tempo, cosa ne pensa?
È una persona che ha molti interessi e cerca di seguirli, ritengo che ciò sia positivo perché significa che per lui non esiste solo la Formula 1, mentre una persona come Nico pensava e viveva solo per la F1, guardava video e lavorava tutta la settimana sulla F1. Lewis, invece, ha vari hobby, gli piace la musica, ora ha iniziato a seguire la moda, lui va a NY in un fine settimana, a seguire eventi sulla moda, perché pensa anche al dopo, quando non sarà più un pilota, come biasimarlo alla fine, perché lui cerca di fare ciò che riesce.

 

Com’è stato per Lewis, trovarsi le Ferrari davanti nei primi GP?
Ovviamente lui è un pilota abituato a vincere ed è competitivo, per questo vorrebbe vincere tutte le gare, essere in pole ad ogni Gp, ma tutto ciò non è possibile e un po’ di frustrazione c’è stata all’inizio. All’inizio della stagione, in qualifica, la Ferrari è stata dominante e forse hanno anche un po’ di potenza in più e l’altra cosa son le gomme, perché tutti stanno facendo fatica ad interpretarle. Se guardi in Cina, la Red Bull sembrava un team di geni delle gomme, la settimana dopo, a Baku, hanno iniziato la settimana da leoni e son spariti in gara, dove ci han messo 20 giri per mandare in temperatura le gomme. Per questo, nessuno ha capito bene come farle funzionare e chi le capirà per primo, vincerà il campionato.

 

Per concludere, cosa ci possiamo aspettare dal futuro? 
Noi portiamo sempre dei nuovi pacchetti di sviluppo aerodinamici, vediamo i riscontri che ci danno e procediamo con la messa a punto della vettura. Per quanto riguarda Lewis, posso dire che spingerà sempre, come al solito, sin dalla qualifica.

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