Luca Ghiotto si sta mettendo in mostra come uno dei talenti più prolifici del motorismo italiano e non solo, grazie ad un'ottima stagione in Formula 2, dove è in lotta per il titolo mondiale. Pilota vicentino, Luca è al secondo anno in F2/Gp2 Series e sta sfornando prestazioni di livello, che gli sono valse l'opportunità di salire a bordo della Williams FW40 durante una giornata di test all'Hungaroring. Da quel giorno, Ghiotto è sotto i riflettori, poichè in molti lo vorrebbero in F1, ma lui pensa soltanto al mondiale in corso, come ci ha svelato in questa lunga intervista.
Quando mancano solo 2 Gran Premi - 4 gare - al termine del mondiale di Formula 2, il pilota di Arzignano Veneto è in corsa per la conquista dell'iride, grazie ad una seconda parte di stagione da urlo, dove ha conquistato una splendida vittoria a Monza davanti al pubblico di casa, dopo una Gara1 thriller. A pochi giorni dal rientro in pista, a Jerez de la Frontera, Luca Ghiotto ci ha parlato di sè, della sua carriera, dagli inizi al test con Williams, passando per la Gp3 e la F2, fino ad arrivare agli obiettivi per il futuro, tra Formula 1 e non solo...
Com’è stato vincere a Monza, nella gara di casa, soprattutto dopo quanto successo in Gara1?
Da un lato ovviamente bellissimo, ma dall’altro anche un peccato, in quanto poteva essere una doppietta e avrebbe avuto più valore, perché sarei stato il primo pilota a vincere due gare nello stesso week end questa stagione. Purtroppo la macchina del tempo non esiste, quindi non si può cambiare nulla. Forse, come tanti dicono, è stata una decisione discutibile, perché penso che tu sappia che quando si è in battaglia e si taglia una curva, si deve restituire la posizione al pilota avversario; a Monza però chi era in battaglia con me ha avuto una collisione dopo la prima variante e io non avevo nessuno a cui restituire la posizione stessa. I commissari, però, fanno il loro lavoro e se hanno deciso ciò, penso che sia questa la cosa giusta da fare. Se si fosse potuto evitare, è difficile da dire, anche perché son passate diverse settimane ormai. In gara due ho dimostrato che la vittoria del sabato non era arrivata per caso, ma perché me la meritavo, dunque sono molto soddisfatto. Alla fine penso si siano divertiti anche i tifosi da casa e i tanti che erano sulle tribune ed è importante anche per noi. È vero che sarebbe bello vincere partendo davanti e scappando via, ma quando ti trovi nel gruppo e devi superare, diventa tutto più bello, anche per noi piloti. Quando stai bene con la vettura, fai quasi tutto quello che vuoi, ti diverti di più anche da dentro perché non sei trasportato dalla macchina.
Tu hai iniziato a correre nel 2011, parlaci un po’ della tua carriera fino all’approdo in GP3, quali sono i ricordi a cui tieni maggiormente?
Ho fatto due anni di F.Abarth e poi nel 2013 son passato in Renault 2000, dunque su una vettura quasi dello stesso livello, facendo quindi tre anni con vetture simili. Nel 2014, poi, ho fatto un bel salto, andando nella F.Renault 3.5. In F.Abarth il primo anno è stato abbastanza tosto, poiché arrivavo dai kart e ho conquistato una pole e qualche podio. Il secondo anno sono arrivato 2° in campionato, perdendo il titolo all’ultima gara, purtroppo. Perso all'ultima gara, ma a causa della mia irruenza di inizio stagione, che mi ha costretto a tanti ritiri. Nel 2013, son passato in Renault 2000, con la Prema, con cui ho corso sia in F.Abarth che in Renault 2000. Loro erano all'esordio dopo l'addio nel 2008 ed avevamo la nuova Tatuus. È andata benino, se così possiamo dire, poiché il team era un rookie team, nonostante Prema sia tra i team più forti, però erano comunque all'esordio, confrontarsi con team più esperti è stato difficile e formativo. Quell'anno ho partecipato a due campionati: nella Renault Alps ho conquistato il 2° posto, mentre sono arrivato 8° nell'europeo con una vittoria, una pole e qualche podio. Una stagione accettabile, buona nell'italiano/alps, mentre nell'europeo un po' meno. L'anno successivo è arrivata la possibilità di passare nella F.Renault 3.5 con il team Draco e la mia esperienza era partita anche bene, pur con una vettura molto più potente rispetto alle 2000. Feci un podio all'esordio, nonostante fosse una stagione con tanti piloti competitivi, come Gasly, Rowland e Sainz, che vinse il titolo. Peccato che nel resto della stagione abbiamo avuto dei problemi e facevamo fatica a stare nei primi 10 e anche nei 15. Alla fine abbiamo scoperto dei problemi importanti sulla scocca. Fortunatamente, quell'anno ebbi il primo contatto con Trident per correre in Gp3 con loro e sostituire un loro pilota ed è stato quello il punto di svolta che ha dato uno slancio fondamentale alla mia carriera. Se in WSbR la stagione 2014 non era andata bene, in GP3 a Spa feci la pole all'esordio e Trident mi prese in considerazione per il 2015 e lì iniziai a correr con loro. Quella gara di Spa fu davvero una grande soddisfazione, per il team ma soprattutto per me, poiché vivevo una stagione difficile e quel risultato fu un'iniezione di fiducia, poiché iniziavo ad avere anche dei dubbi sulle mie abilità.
In GP3, al secondo anno, ti sei giocato il titolo con Ocon, cosa ricordi di quella stagione?
Più che secondo anno, potremmo definirlo primo, poiché dopo Spa ho fatto poco e ho corso solo 4 Gp in tutto. Con Ocon fu una battaglia dura, poiché eravamo entrambi sul filo. Sulla prestazione pura, eravamo più forti noi della Trident, ma la costanza di Ocon ha pagato molto alla fine. Diciamo che è stato un campionato perso più per mancanza di costanza che per mancanza di competitività, poiché abbiamo vinto comunque 5 gare, contro una sola del mio avversario, che però ha infilato 11 podi consecutivi. È stato bravo a sfruttare ogni occasione per arrivare a podio, non è facile in questi campionati. Il sabato io vincevo e lui arrivava secondo, però la domenica lui chiudeva a podio e io in zona punti, purtroppo. Peccato per la regola della griglia invertita, perché le prestazioni c'erano. In Gara 2 tutto sta nella partenza, se guadagni lì hai fatto metà del lavoro, altrimenti diventa dura, poiché tutti lottano con il coltello tra i denti.
Due anni fa, hai fatto il tuo esordio in Gp2. Com’è stato il passaggio di categoria?
La prima volta che ho avuto un contatto con una Gp2 è stato ad Abi Dhabi 2015. È una vettura molto impegnativa, poiché ti fa capire già cosa sarà la F1, quando avrai la possibilità di guidarla. Io in Gp3 non avevo il Drs e lo trovai sulla Gp2 e nei primi giri ho dovuto un po' prenderci la mano. Il motore spinge di più, il grip è maggiore, in curva ha un carico maggiore e i freni sono più difficili da gestire, poiché devi tenerli in temperatura, a differenza della Gp3 dove i freni in acciaio vanno bene di loro. Dall'anno prossimo, poi, le F2 diventeranno più simili alle F1.
Nel 2016, l’esordio definito in GP2, in una stagione soddisfacente, parlacene un po’.
La prima stagione l'ho disputata con Trident. Un team che mi ha aiutato molto nel 2015 e così ha fatto nel 2016. Io non vengo da una famiglia che mi può sponsorizzare e ho avuto delle difficoltà già in Gp3, poi arrivare in F2, dove i costi sono doppi e dover trovare il modo di correre non è stato per niente facile e per questo devo ringraziare Trident. Penso che anche il fatto che Giacomo Ricci fosse il manager della Trident mi abbia aiutato. Perché lui ha avuto lo stesso problema, avendo corso senza l'apporto di uno sponsor e sapeva cosa significasse trovarsi senza budget nel momento in cui stai per fare il grande salto. Penso che debba ringraziare lui più di tutti in Trident. Parlando della stagione, penso sia stata una bella stagione, anche se non è stata facile. Ho vinto comunque in Malesia, raccolto alcuni podi e fatto tante belle rimonta. Dunque posso dire di aver fatto delle belle gare, solo un po' di incostanza, ma alla fine ho chiuso ottavo con 111 punti. Diciamo che come prima stagione in Gp2 non posso lamentarmi affatto.
A fine stagione, però, è arrivato l’addio con Trident e sei passato al team Russian Time. A cosa è dovuta questa scelta?
Tanti motivi, a partire dal fatto che si tratta di una squadra importante e anche perché volevo un compagno di team esperto, è al quarto anno in Gp2/F2. Lui mi sta insegnando molto e il fatto di avere un compagno competitivo ed esperto è stato il motivo principale per cui ho scelto loro. La mia è una grandissima soddisfazione, poiché riesco a correre con un budget moto ridotto rispetto ad altri piloti.
Tu nel 2015 eri stato inserito nella Red Bull Accademy, com’è andata a finire con loro?
Inserito ufficialmente no, ero in trattativa con loro sin dal 2015, ma non si è fatto niente.
Quest’anno sei salito per la prima volta a bordo di una vettura di F1, durante i test all’Hungaroring, con la Williams. Com’è stato?
Ehhh, è stato fantastico. È il sogno di ogni ragazzo quando inizia a correre, anche se l'obiettivo principale è quello di salire a bordo di una vettura e restarci per un po' di tempo. È un sogno che si è avverato, la vettura era velocissima e le monoposto del 2017 sono spaziali per quanto vadano forte, sembra non abbiano limiti. Nei primi giri, quando inizi, ti senti spaesato, nonostante una vettura di F2 non sia poca roba. Però queste nuove F1 sono una cosa che... è difficile trovare le parole adatte. Noi lavoriamo spesso al simulatore, sia in F2 che in Gp3, per imparare la pista e provare il setup. Però ti rendi conto di essere su un simulatore, di essere statico, sui simulatori delle F1 invece senti la velocità, già prima di salire realmente su una vettura.
Quella giornata di test com’è andata?
La giornata di test è andata davvero bene, poiché abbiamo fatto tanti giri e abbiamo completato tutto il programma che era stato designato il giorno prima. Io ero davvero contento e ho fatto di tutto affinché il team fosse soddisfatto. Dopo il test sono rimasti contatti tra il management della Williams e il mio manager, ma comunque ora sono concentrato sulla Formula 2 dove mancano ancora due gare. Il test di Budapest è stato una bella soddisfazione, ho ricevuto ottimi riscontri e tanti complimenti.
Per il prossimo anno, cosa bolle in pentola, dove ti vedremo?
Diciamo che per ora sto lasciando il lavoro al mio manager, poiché io mi sto concentrando sul campionato, dove c'è la possibilità di fare almeno secondo ed è la mia priorità. Meglio si conclude la stagione, più possibilità arrivano e quindi già arrivare secondo può essere un ottimo biglietto da visita. In tutta onestà, poi, non so cosa bolle in pentola.
Quali sono i tuoi obiettivi per il futuro?
La F1 è l'obiettivo di ogni pilota, però se il discorso F1 non dovesse finire bene, voglio diventare comunque un pilota professionista. Ci sono varie possibilità, se guardiamo tutte le categorie motoristiche, ma l'attenzione è focalizzata maggiormente sulle gare europee e soprattutto sulla F1, in special modo se la sogni da quando hai 5 anni. Provarla ti dà una gran soddisfazione, poi però vuoi salirci su e guidarla sul serio. Io non dico nulla, perché sono abbastanza scaramantico e non mi piace dire qualcosa, finché non ne ho la certezza. In più la F1 è un mondo difficile e non è detto che un pilota, solo perché ha ottenuto ottimi risultati, debba arrivare per forza. Quindi, come dice Arrivabene, testa bassa e lavorare. Il mio manager sta tenendo diversi contatti, mentre io mi concentro sul campionato, poiché voglio concludere al meglio la stagione e dopo Abu Dhabi potrò pensare al futuro.
Nella vita di tutti i giorni, cosa fa un pilota, come si prepara ad un Gran Premio?
Tanta palestra e allenamenti in Kart, una volta a settimana. Io ho fatto tanta palestra negli anni passati, perché, quando l’hai fatto per due/tre anni, l’importante è mantenere la massa. A livello mentale, non vado più da nessuna società, ma uso alcuni programmi sul pc. A livello fisico, tanta corsa, tanto lavoro aerobico con particolare attenzione all’alimentazione. In questo caso non siamo tanto diversi da altri atleti, perché l’unico modo che hai di riconoscere un pilota in palestra è perché si mette un elastico in testa e inizia a fare esercizi con il collo un po’ strani. Quella è una delle poche cose che fa riconoscer un pilota, ma in pochi lo sanno, tant’è che in 7 anni solo una persona mi ha chiesto in palestra se fossi un pilota. Per il resto, quando arrivo a casa e sono libero esco con la mia ragazza e sì, passo le classiche giornate come ogni ragazzo della mia età, uscendo, guardando film, come qualsiasi persona.
Infine, cosa ne pensi dell’Halo che verrà introdotto dal prossimo anno?
Penso che… penso che aiuterà la sicurezza, in molti dettagli. Con i piccoli detriti farà poca differenza, come accaduto a Massa in Ungheria, però forse nel terribile incidente di Bianchi sarebbe stato d’aiuto, perché rompendosi avrebbe potuto ammortizzare il colpo che ha provocato i danni al povero Jules. Ovviamente se è la soluzione migliore per aumentare la sicurezza, lo prendiamo. Per noi è importante la sicurezza, magari può non essere bellissimo, ma la sicurezza viene comunque prima dell’estetica.